martedì 30 settembre 2008

Mignotte

Il governo vara un provvedimento punitivo contro la prostituzione in pubblico, che prevede sanzioni amministrative (e addirittura arresti) sia per le lucciole che per i loro clienti. Il sindaco di Roma Alemanno applica prontamente il provvedimento con un'ordinanza che ha subito prodotto le prime multe.

A parte l'ironia che un provvedimento del genere, il cui obiettivo sarebbe eliminare dalle strade persone che vendono il loro corpo, sia pensato e proposto da una signora (la Carfagna) che ha usato il suo per vendere calendari, trovo che queste azioni di governo (nazionale e cittadino) siano inequivocabilmente di destra (quindi in linea con l'orientamento di questi governi).

Per tre motivi:

1. il provvedimento ha come obiettivo quello di nascondere agli occhi dei cittadini perbene un fenomeno che esiste (e che non viene certo debellato da una misura del genere); si tratta di decoro cittadino, pulizia delle strade, polvere spazzata sotto il tappeto;

2. il provvedimento si disinteressa completamente di chi subisce in modo grave il fenomeno della prostituzione, le sue prime vittime: le mignotte;

3. viene proposto un provvedimento semplice per un problema oggettivamente complesso. In tal modo si comunica con poco sforzo la sensazione che il governo affronta i problemi e propone tempestivamente delle soluzioni.

Dunque gli elementi principali della destra ci sono tutti: moralismo di facciata, attenzione verso i cittadini che preferiscono non vedere i problemi che non li riguardano (gradiscono soluzioni spicciole e semplificatrici), disattenzione verso le fasce deboli e problematiche della società.

A questo si aggiunge l'aggravante dell'inutilità del provvedimento (facilmente prevedibile) e della sua sostanziale inapplicabilità (vedi intervento di Travaglio sul blog di Grillo). Ma questo non mi sembra un elemento di destra, piuttosto è un elemento di inefficienza nascosto ben bene dietro l'apparenza di un governo attivo.

giovedì 25 settembre 2008

Giochini matematici

Oggi voglio fare il rompiscatole, voglio criticare la recente diffusione di tutta una serie di "giochini" di carattere matematico. Mi riferisco a pubblicazioni di liste interminabili di enigmi matematici, sia in formato cartaceo che elettronico (Nintendo).

Su che cosa voglio rompere? Sul fatto che queste cose vengono proposte come una forma di allenamento della mente, in un modo più originale ma non poi così dissimile dall'eterna Settimana Enigmistica.

Ma mi dà fastidio la Settimana Enigmistica? No. Mi danno fastidio gli enigmi matematici (che magari non riesco a risolvere)? No (beh, se non riesco a risolverli, si).

Quello che mi sta sul piloro è la matematica presentata (dalla pubblicità) come "vogatore del cervello". Così come la carenza di cultura sportiva viene rimpiazzata da una triste cultura del fisico, la carenza di cultura matematica fa posto ad una pseudo-matematica concepita come attrezzo ginnico per mantenere "in forma" il cervello.

Che rompiballe che sono! ...mi rendo conto.

mercoledì 24 settembre 2008

Marina d'Ardea

In questi ultimi anni il degrado di questa zona balneare a sud di Roma mi sembra evidente. Sarò forse io che con gli anni ho sviluppato una sempre maggiore intolleranza verso forme di inciviltà ma è un fatto che queste ultime ci stanno. La zona si è anche sempre più popolata di immigrati, che la usano ovviamente come residenza permanente, al contrario di quello che è stata per decenni (residenza estiva per molti abitanti della zona sud di Roma e dei Castelli).

Ovviamente il primo pensiero potrebbe essere: l'immigrazione extracomunitaria in questa zona è il primo fattore di degrado della stessa, gli immigrati, spesso irregolari, sono i principali responsabili dello stato di inciviltà in cui versa attualmente questa parte del litorale.

Io sono convinto del contrario, e credo che chiunque abbia vissuto un po' di anni da queste parti (anche solo nei periodi estivi) può arrivare alla mia stessa conclusione. E' chiaro che il problema vero nasce dagli autoctoni, e in particolare da chi amministra la zona, e da chi l'ha amministrata negli anni passati (il degrado di una zona si costruisce in anni e anni di cattiva amministrazione, occorre una certa perseveranza).

Insomma non sono gli immigrati (clandestini o meno) a portare il degrado, è il degrado già largamente diffuso ad essere terreno fertile per un certo tipo di immigrazione (quella più sfigata, più povera, meno regolare, ecc.), che ovviamente finisce a sua volta per alimentare il degrado....

Prendiamoci le nostre responsabilità.

sabato 20 settembre 2008

I 67 firmatari

All'inizio di quest'anno il Papa è stato invitato all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università "La Sapienza" di Roma. Alcuni professori della Facoltà di Fisica, tramite un breve messaggio pubblico (a cui seguono 67 firme) si sono uniti al Prof. Marcello Cini che qualche tempo prima aveva inviato al Rettore una lettera (pubblicata dal quotidiano "Il Manifesto") in cui criticava l'opportunità di questo invito e suggeriva di ritirarlo. Le successive proteste di fronte al rettorato di un gruppo di studenti solidali con i docenti di Fisica hanno scaldato ulteriormente il clima fino ad indurre il Papa a declinare all'ultimo momento l'invito del Rettore per "motivi di opportunità".

In sè l'episodio non sembrerebbe essere granchè, ma alcuni elementi al contorno lo hanno reso estremamente significativo e rivelatore di un clima culturale italiano decisamente di basso livello, e dunque poco rassicurante.

Invitare il Papa ad una cerimonia di carattere civile e laico come l'inaugurazione dell'anno accademico di una Università Statale è abbastanza discutibile, anche se ovviamente legittimo. La volontà di criticare questa scelta da parte di un professore della medesima università mi pare altrettanto legittimo. Solidarizzare con lui pure. I toni con cui lo hanno fatto gli studenti è stato in certi casi discutibile, ma anch'esso legittimo.

La cosa veramente aberrante è stata la reazione a tutto questo da parte di un certo numero di politici e di certi media, tutti preoccupati di prendere le difese del Papa a cui un manipolo di pseudo-professori intolleranti, vergogna del nostro paese e cattivo esempio per i nostri studenti, avrebbe tolto la parola. Ne è risultata una vera e propria operazione di linciaggio dei professori di fisica dell'ateneo, con risvolti perfino demenziali (*).

Da questo episodio il mondo accademico peggio di così non poteva uscire, bastonato da una serie di personaggi infimi della politica e della "cultura" italiana. A questi professori (alcuni di fama mondiale, tranne che italiana) non resta che sperare di continuare a lavorare al meglio possibile con la comunità scientifica internazionale, sperando di riguadagnare presto il loro anonimato nel nostro paese.

Nota: questo episodio mi ha permesso se non altro di avere notizie indirette di un vecchio collega universitario (Gherardo Piacitelli), il quale ha pensato bene di raccogliere su internet una lista di firme per esprimere solidarietà ai 67 firmatari (http://appellolaico.wordpress.com). Sono arrivato tardi (quando la lista era già stata chiusa) e purtroppo non ho potuto partecipare.

(*) l'episodio più demenziale è sicuramente quello Carlucci-Maiani-Glashow. Segnalo uno dei divertenti post della "onorevole" Carlucci: http://www.gabriellacarlucci.it/2008/02/28/in-risposta-a-parisi/

mercoledì 17 settembre 2008

Feynmann e Schwinger

La creatività si esprime in forme molto diverse anche negli stessi ambiti dell'attività umana. Non c'è "un modo" per essere degli artisti, così come non c'è "un modo" per essere degli scienziati. Proprio a questo proposito qualche tempo fa mi è capitato sotto gli occhi un parallelo significativo tra due importanti scienziati del 900: Richard Feynmann e Julian Schwinger. Il primo è molto più famoso del secondo, e il motivo in effetti è da imputarsi principalmente alla qualità della sua intelligenza. Istrionico, avventuroso, eclettico, Feynmann ha una biografia decisamente divertente, tanto da aver fornito materiale per più di un libro sulla sua vita, uno dei quali, "Sta scherzando, Mr. Feynmann!" lo hanno reso popolare in tutto il mondo.

Al contrario Julian Schwinger è noto solo agli addetti ai lavori, o a chi si interessa un po' di storia della scienza. La personalità di Schwinger era in netto contrasto con quella di Feynmann. Se quest'ultimo era aperto, comunicativo, spesso burlone, Schwinger era decisamente timido, introverso e molto formale nei rapporti con il prossimo.

Ma la cosa più interessante è mettere a confronto le loro intelligenze.

Feynmann discuteva molto con i colleghi, aveva continui scambi di idee con loro. Procedeva in modo molto anticonvenzionale, preferiva ricostruirsi a modo suo una certa teoria piuttosto che studiarsela sui libri (beato lui!). Il suo genio andava spesso nella direzione dello sviluppo di modi innovativi di pensare ad un problema. Semplificava cercando analogie e ragionava quando possibile in termini di immagini. Non a caso è stato anche un valido insegnante.

Schwinger probabilmente non interloquiva con nessuno durante il suo lavoro dal momento che si presentava in istituto nel tardo pomeriggio, passava l'intera notte al lavoro e rientrava a casa la mattina presto. Schwinger ragionava in termini di equazioni, i suoi articoli erano pieni zeppi di formalismi e spesso risultavano incomprensibili anche ai sui stessi colleghi. I suoi metodi di lavoro erano tutt'altro che anticonvenzionali, la sua potenza di ragionamento si esprimeva nella capacità di prendere una formulazione del problema già nota e svilupparla completamente in tutta la sua portata.

Feynmann e Schwinger sono vissuti nello stesso periodo, si sono occupati spesso degli stessi problemi, e hanno prodotto entrambi in modi indipendenti e molto differenti (*) uno dei risultati più importanti della fisica del novecento:

The Nobel Prize in Physics 1965

Sin-Itiro Tomonaga, Julian Schwinger, Richard P. Feynman

"for their fundamental work in quantum electrodynamics, with deep-ploughing consequences for the physics of elementary particles"

(*) Talmente differenti che un loro collega, Freeman Dyson, si è dovuto prendere la briga di dimostrare che le loro due formulazioni erano del tutto equivalenti.

lunedì 15 settembre 2008

Il disegno intelligente

Si è fatto un gran parlare in questi ultimi anni del disegno intelligente come teoria alternativa all'evoluzionismo darwinista, in paesi come gli Stati Uniti si è sviluppato un dibattito sulla possibilità di introdurlo nell'insegnamento al fianco dell'evoluzione biologica per selezione naturale.

Il punto però è molto semplice: è fin troppo chiaro che il disegno intelligente non è una teoria scientifica, dunque non può avere nessun carattere alternativo all'evoluzionismo darwinista. Le due cose viaggiano su piani completamente distinti. Il disegno intelligente può essere una legittima convinzione, un'affermazione di natura filosofica o religiosa, ma non ha nessun carattere di scientificità, nessuna evidenza sperimentale, nessuna capacità predittiva. L'idea di fondo del disegno intelligente suggerisce l'esistenza di una causa finale esterna alla natura stessa, dunque non indagabile dalla scienza.

Il disegno intelligente ripropone di fatto con un linguaggio più raffinato (ma anche più subdolo in quanto "laicizzato") la classica idea del creazionismo.

domenica 14 settembre 2008

Microsoft e Google

In questi giorni è uscito il browser di Google. Certi media lo hanno presentato come la nuova rivoluzione di internet (!), stanno facendo con Google quello che una decina di anni fa facevano con Microsoft. Questa volta intorno a quello che fa Google c'è forse addirittura un più largo consenso, non so se questo fatto è negativo o positivo. A Microsoft si è sempre rimproverata (a ragione) una mentalità monopolistica e fagocitante, ma sinceramente credo che qualunque azienda che superi certe dimensioni tenda inevitabilmente ad esserlo, Google compresa. E' un fatto interno alla logica del capitalismo, un comportamento "naturale" nei confronti del quale la società deve essere in grado di sviluppare i giusti anticorpi.

Dal punto di vista della società dell'informazione Microsoft prima e Google poi sono state le aziende protagoniste di due importanti "rivoluzioni". Microsoft è cresciuta esponenzialmente (con profitti stratosferici) nel periodo in cui il suo proprietario, Bill Gates, profetizzava "un computer per ogni scrivania", ed effettivamente quegli anni (80 e 90) hanno portato tutti ad avere un desktop, prima di tutto sul posto di lavoro, e poi a casa. Google è cresciuta altrettanto velocemente nel periodo dell'esplosione di internet (fine anni 90 e 2000), prima come motore di ricerca e ora presentandosi più in generale come leader di quel processo di trasformazione che porterà presumibilmente a spostare tutte le risorse di calcolo e di archiviazione sulla rete mondiale, spogliando sempre di più il computer domestico o di ufficio e riducendolo a poche funzioni specializzate.

domenica 7 settembre 2008

Il Vittoriale degli italiani

Questa estate sono andato a visitare il Vittoriale degli Italiani, ovvero l'abitazione di Gabriele D'Annunzio (il "Vate") sulle rive del Lago di Garda, in cui ha vissuto gli ultimi vent'anni circa della sua vita.

La casa, sia fuori che dentro, appare come un'espressione della personalità di D'Annunzio, fin nei più piccoli particolari, e in questo senso è veramente spettacolare. Quello che mi ha più colpito però, e anche un po' disturbato, è proprio la personalità che ne viene fuori, o che almeno a me è sembrato venirne fuori: a parte una certa ironia che si coglieva in alcuni particolari, specie dell'interno della casa, il resto (in particolare l'esterno) appariva come una celebrazione di valori militari e patriottici decisamente insistente e retorica. Niente di più distante dalla mia sensibilità. Il tutto, unitamente ad una considerazione di sè a dir poco eccessiva chiaramente percepibile (vedi mausoleo stile imperatore romano), rendeva l'atmosfera a tratti intollerabile.

Passata la visita e smaltito il senso di fastidio che mi ha provocato c'è da dire che il sentimento di amore per la patria fino a difenderla con le armi, l'amore per la propria lingua fino ad arricchirla introducendo espressioni nuove, e per la propria cultura e storia nazionale non sono sempre roba da buttar via; in fondo è molto peggio essere dei paraculi (categoria massimamente diffusa nell'italia di oggi). Non credo che D'Annunzio lo sia mai stato.