sabato 11 giugno 2011

Referendum

Il referendum di domani è preceduto da altri 6 referendum, dal 1997 ad oggi, che non hanno mai raggiunto il quorum. Speriamo che non succeda la stessa cosa anche per questo. Ci sono almeno due buone ragioni perchè passi, e che passi il SI: la prima è il merito degli argomenti, la seconda è l'impatto negativo che avrebbe sul governo che lo ha osteggiato (e che non ha fatto solo questo di negativo negli ultimi anni). Entrambe queste ragioni sono, credo, da sole sufficienti.
Quello del quorum mi appare come l'argomento più controverso e interessante. Il referendum come si sa è uno strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione. L'articolo 75 stabilisce che il referendum di tipo abrogativo è ritenuto valido solo se viene votato dalla maggioranza degli aventi diritto al voto ("La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.").
Stante questo principio è chiaro che non presentarsi al voto può essere un modo per invalidarlo e ottenere dunque il risultato politico di non abrogare gli articoli di legge in questione. Cioè non andare a votare può essere una scelta politica legittima. Il guaio è che si tratta di una scelta politica in qualche modo "inespressa", non esplicita, che inevitabilmente si mescola con il non-voto per indifferenza, per astensione (che si somma all'astensione "espressa" tramite scheda bianca) o per mancanza di informazione. Questa somma di atteggiamenti dietro alla rinuncia al voto è sicuramente un problema, in certi casi anche grave, che andrebbe affrontato.
Il non-voto si presenta come un problema etico per il cittadino, in quanto la sua opinione non è chiara perchè si confonde con altri atteggiamenti affatto diversi. Questo almeno vale per il normale cittadino, diversa è la situazione per quei pochi che possono fare dichiarazioni pubbliche su mezzi di diffusione di massa. Il giornalista che scrive che non andrà a votare per tutta una serie di motivi e di convinzioni che si preoccupa di esprimere non ha un atteggiamento equivocabile o confondibile, ma tutti gli altri? E comunque in ogni caso il problema vero è che la mia posizione può anche essere chiara ma la mia eventuale vittoria no. E' chiaro che non vince un'opinione politica espressa dalla cittadinanza.
Infine il problema più grave. In questo referendum (come anche in molti altri nel passato) la parte del NO, che annovera anche il governo, ha fatto spesso leva sull'esortazione al non-voto, con una serie di mezzi che appaiono tutti più o meno deprecabili, dal classico invito ad andare al mare alla mancanza di informazione (quest'ultimo molto più grave). Sebbene formalmente legittimo l'invito a non votare (o il far passare l'argomento sotto silenzio) appare comunque come una forma di inciviltà. Perchè la speranza segreta (manco tanto) è sempre quella di poter accorpare una legittima opinione con la fetta di indifferenza che una cittadinanza ha in ogni caso, e di usare entrambe come strumento di successo politico. Il lato più intollerabile di questo atteggiamento è che inevitabilmente esprime un certo disprezzo per le opinioni del cittadino e per la sua libertà di scelta.
Una soluzione da prendere in considerazione potrebbe essere quella di abolire il quorum, o di ridurlo drasticamente. Il rischio che una piccola parte della popolazione possa prendere decisioni importanti per tutti esisterebbe solo nella misura in cui non venisse fatta informazione sufficiente. Come si vede, il problema dell'informazione nella società moderna gioca un ruolo veramente cruciale. Tra l'altro, come mi è stato fatto anche osservare, è molto probabile che la richiesta del quorum del 50%+1 sia stata pensata dai costituzionalisti all'epoca in cui la società italiana aveva certamente un'ampia fetta di cittadini difficilmente raggiungibile da una corretta informazione. Oggi la capillarità e l'eterogeneità dei mezzi d'informazione giustificherebbe a mio avviso una ridiscussione dell'articolo 75 della Costituzione.