venerdì 28 novembre 2014

Un problema relativo

Qualche giorno fa si sono svolte le elezioni per i consigli regionali di Emilia-Romagna e Calabria. La notizia più significativa è stata l'affluenza alle urne particolarmente bassa (circa il 40%, contro il 65% delle precedenti). Probabilmente la più bassa finora registrata in un'elezione italiana.

Il premier attuale in una sua dichiarazione immediatamente successiva ha commentato con una frase del genere: "checché se ne dica non è vero che tutti hanno perso", riferendosi al fatto che la bassa affluenza sarà pure un problema ma la notizia da sottolineare per lui è che il suo partito di fatto ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Oltre questo ha anche tranquillamente aggiunto che il problema della bassa affluenza non lo interessa. Per l'esattezza lo ha declassato a "problema relativo".

Questa cosa prima o poi doveva succedere. Era chiaro che qualche politico avrebbe smascherato questo sentimento, bastava trovarne uno che si sentisse sufficientemente forte. Per chi gestisce il potere in un sistema formalmente democratico (cioè basato su elezioni a suffragio universale) il punto essenziale è prendere voti in maggioranza relativa sui votanti effettivi, non certo sui votanti potenziali. Anzi, la bassa affluenza potrebbe consentire di vincere controllando un bacino di voti relativamente esiguo.

Si tratta chiaramente di un problema di democrazia sostanziale. Sarà pure in parte fisiologico, una "caratteristica delle democrazie mature" come dicono in molti, ma la cosa non mi convince, e soprattutto se scende sotto certi livelli mi pare proprio una tesi insostenibile. Un paese civile non dovrebbe registrare affluenze elettorali così esigue.

Vogliamo interpretare il non voto alle elezioni come un segnale di protesta di cittadini che vogliono un cambiamento? Mah, secondo me è uno dei tanti preoccupanti segnali del disagio sociale a cui andiamo incontro. Peraltro adesso abbiamo visto come si fa, basta dire che quello della bassa affluenza è un "problema relativo". Così il politico ha bruciato in una battuta la "battaglia politica" del non voto. Magari, ad essere ancora più pessimisti, può pure venire in mente che non aspettava altro.

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Da un post preso su facebook: "Agli estorsori di consensi convengono i disagi sociali degli uomini: gli uomini disagiati, senza lavoro, senza soldi, sono facilmente orientabili, sono facilissime fonti di consensi (anche elettorali)". Fabrizio De Andrè.

giovedì 20 novembre 2014

Requisito minimo

Il contadino va sul campo tutto il giorno. E fatica. Però a fine giornata riporta i pomodori a casa. Grazie al suo lavoro può mangiare, lui e la sua famiglia. Ma non è solo questo. C'è pure il fatto che i pomodori sono buoni, belli, venuti bene. Ha fatto una buona cosa. Può tornare a casa contento e dormire soddisfatto.

Questo è quanto va chiesto al proprio lavoro. Requisito minimo per essere un cittadino.

Ah già, c'è dell'altro: una volta tornato a casa i pomodori se li deve poter dimenticare, a favore di qualsiasi altra cosa. Fino al giorno successivo.