domenica 11 gennaio 2015

Libertà e tolleranza

La strage di Parigi si presenta esteriormente così: un giornale satirico francese disegna (tra le tante altre cose) vignette che hanno come oggetto la religione islamica. Il contenuto di queste vignette viene ritenuto offensivo e dunque non tollerato dal mondo dell'Islam integralista. Per questo il giornale nel passato è stato più volte minacciato. La mattina del sette gennaio due persone armate di kalashnikov fanno irruzione al grido di "Allah akbar" nella redazione riunita del giornale ed eliminano i principali redattori.

A dispetto della semplicità con cui può essere raccontato è molto difficile secondo me leggere bene questo episodio. Analizzarne le cause, individuarne i veri responsabili, prevederne le conseguenze. Anche semplicemente spiegarne la dinamica. Troppe le domande. Come spesso succede, e come anche mi è capitato di leggere, sarà solamente la prospettiva storica a dare un'interpretazione a questo e ad altri episodi analoghi in un quadro complessivo di ampio respiro (e col senno di poi, purtroppo). È proprio il motivo per cui si dice che la Storia è maestra di vita.

Ma pur attenendomi ad una lettura diretta e forse anche un po' astratta mi vengono in mente due semplici osservazioni che si collegano direttamente a come pensare il modo più giusto di reagire ad un fatto del genere (se ne parla tanto in questi giorni).

Non tollerare la satira (comunque venga fatta) fino a pensare di eliminare fisicamemte chi la fa è simbolico di un attacco inequivocabile alle libertà fondamentali che una società deve secondo me conservare a tutti i costi. Si tratta di un patrimonio storico dell'Occidente, che già noi stessi facciamo gran fatica a conservare ma che attualmente si scontra con i valori della società islamica, almeno quella di area mediorientale (parlare di tutto l'Islam come di una cosa omogenea mi pare un'assurdità) la quale probabilmente mette in primo piano i principi religiosi e in subordine le libertà dell'individuo e per questo mal sopporta gli atteggiamenti dissacranti. Questo sembra essere un pensiero diffuso anche in chi ovviamente non reagirebbe mai sparando (e altrettanto diffuso in molte altre culture religiose, forse tutte). Quindi a me sembra veramente fondamentale ribadire in ogni nostra possibile reazione la difesa di queste libertà, e non invece negandole a nostra volta imponendo delle restrizioni generali assurde in nome della nostra sicurezza. È ovvio che i cittadini devono essere protetti ma le nostre società sono sempre più complesse e fragili, renderle veramente sicure è a mio parere una chimera. Difenderne la libertà è il nostro vero obiettivo.

Un assassinio di cittadini liberi europei ad opera di altri cittadini europei ma di origine e cultura islamica mediorientale, motivato dalle questioni di principio appena discusse, alimenta lo scenario di uno scontro tra civiltà, tra oriente e occidente, come dice Giuliano Ferrara in un modo disgustoso ma molto chiaro "una guerra tra oriente islamico e occidente cristiano-giudaico". Ma la società del futuro, quella del cosiddetto mondo globalizzato, dovrà essere costruita sul valore della convivenza pacifica tra culture diverse, sul valore della tolleranza. Non possono essere contemplate altre soluzioni. Sul piano del credo religioso l'unica vera soluzione è la società laica, verso la quale l'Oriente islamico dovrà col tempo approdare, e a cui anche noi dovremo tendere sempre di più nel futuro.

I segnali sinceramente non sono incoraggianti, leggo cose bruttissime in giro, strumentalizzazioni di ogni tipo, guerre sante, attacchi indiscriminati all'Islam, razzismi, purtroppo anche pericolose critiche alla libertà di espressione.

Ma quella che ho scritto a me sembra l'unica via di un futuro possibile.