venerdì 28 agosto 2009

Brutte frasi

Arrivati ad una certà età capita prima o poi di sentire dai tuoi coetanei frasi del genere:

"Fare questa cosa mi fa sentire giovane"

"Io sono una persona matura, arrivata", nei casi peggiori addirittura "...un professionista".

Entrambe denotano secondo me una mancanza di saggezza che (data anche l'età, appunto) mi sembra veramente imperdonabile.

La prima significa semplicemente che non si sa accettare la propria condizione. Non si è giovani tutta la vita, questa cosa non ha neppure senso. Si è giovani quando si è vissuto poco (banalità). Ad una certa età sentirsi giovani e ostentarlo mi pare un chiaro segno di immaturità (una cosa che appunto ai giovani ancora si perdona).

La seconda significa che non si è ancora capito (o non si vuole capire) che non siamo fatti per arrivare da qualche parte. Dire di essere arrivati è un palliativo che dà sicurezza proprio in un momento della vita in cui ti accorgi chiaramente che la tua ricerca non ha termini precisi, e il bello è che cominci a sentire che ti potresti anche rompere i coglioni.

Forse quest'ultima cosa è il motivo principale per cui si dice di essere arrivati.....

mercoledì 26 agosto 2009

Il salto ontologico

Come fa il papa a dire che in natura l'uomo costituisce un salto ontologico? Per un uomo di fede cattolica ovviamente la risposta può essere semplicemente "ce lo dice Gesù nel suo Vangelo".

A parte il fatto che la natura trascendente dell'uomo è dichiarata da un uomo a cui chi ha fede attribuisce una natura trascendente (l'argomento appare un po' circolare, ma forse sono stato un po' sbrigativo) tutto ciò è appunto valido per i credenti. Però da quanto ho capito la considerazione del papa è rivolta a tutti, ed è questo che rende l'affermazione interessante. Questo salto ontologico dovrebbe essere evidente a tutti, credenti e laici. L'uomo avrebbe, come essere vivente, un posto particolare (privilegiato) nella natura.

Questo aspetto filosofico, centrale nella visione cattolica (e forse in qualunque religione), è in diretto contrasto con quello che emerge dalle attuali conoscenze scientifiche sul vivente, tutte incentrate sul paradigma dell'evoluzione biologica di tipo Darwiniano. Ed è forse per questo che tra Chiesa Cattolica e Darwinismo non corre affatto buon sangue.

Il Darwinismo, spesso largamente frainteso nei suoi aspetti scientifici quanto nei suoi riflessi filosofici, non nega affatto la specificità della specie umana (il posto particolare) quanto invece l'atteggiamento antropocentrico che abbiamo nei confronti di questa specificità (il posto privilegiato). La nostra è una specificità che deriva direttamente dalla contingenza storica (siamo unici e non ripetibili) ma che proprio per questo non ha nessun carattere di eccezionalità e di privilegio, almeno non ce l'ha rispetto alla specificità di qualsiasi altra specie vivente presente o passata. Noi abbiamo un posto particolare (non privilegiato) nel mondo nè più nè meno di quanto non ne abbia qualsiasi altro essere vivente. Questa è una visione che emerge in modo quasi naturale dallo stato attuale delle nostre conoscenze.

Un pensiero laico non può prescindere da queste considerazioni.

martedì 25 agosto 2009

Rocco Petrone

Il 16 luglio di 40 anni fa il gigantesco razzo vettore Saturno V, 111 metri di altezza, partiva dalla rampa 39 del Kennedy Space Center di Cape Canaveral per portare i primi uomini sulla luna. L'evento (e soprattutto il suo relativo esito, lo sbarco sulla luna, avvenuto 4 giorni dopo, il 20 luglio 1969) nello scorso mese di luglio è stato commemorato in vari modi, alcuni più interessanti altri meno. Per parte mia ho "festeggiato" l'anniversario scoprendo una figura veramente emblematica di questa vicenda: Rocco Petrone.

Tempo fa mi è capitato per le mani gironzolando tra gli scaffali di una libreria di Firenze, e l'ho subito acquistato, un piccolo libro scritto da Renato Cantore dal titolo "La tigre e la luna. Rocco Petrone. Storia di un italiano che non voleva passare alla Storia". E' il racconto dell'incredibile (per quei tempi) impresa dell'allunaggio attraverso l'altrettanto incredibile impresa di uno dei suoi principali artefici.

La storia ha inizio a Sasso di Castalda, piccolo paese lucano in provincia di Potenza, con la decisione dei coniugi Petrone di lasciare definitivamente la loro poverissima terra e tentare la fortuna negli Stati Uniti, come avevano già fatto in molti da quelle parti in quegli anni. Entrambi giovanissimi, entrambi sprovveduti, senza nè arte nè parte (la donna addirittura analfabeta). La storia termina circa quaranta anni dopo con la partenza della missione Apollo 11, una spaventosa macchina organizzativa messa in piedi e fatta funzionare alla perfezione dal suo primo responsabile, Rocco Petrone, uno dei figli di quella giovane coppia di emigranti! In mezzo il racconto di come un ragazzo di talento sia arrivato, cominciando a vendere ghiaccio per pagarsi gli studi, a diventare il direttore dei lanci del programma Apollo.

Le cose che più mi hanno colpito di questo bel racconto sono due tratti della società americana che ne costituiscono altrettanti punti di forza e che purtroppo secondo me sono entrambi pressochè inesistenti nella società italiana. Cercherò di descriverli brevemente.

1. Nell'impresa dell'Apollo 11 non è solo l'aspetto tecnico che impressiona, è anche quello puramente organizzativo ad avere caratteristiche fuori dal comune. Ad esempio la checklist di controllo per il lancio del Saturno V, che veniva controllata e ricontrollata durante il conto alla rovescia dalle decine di tecnici (sotto il coordinamento di Rocco Petrone) che affollavano la fire room fino all'ultimo secondo dal lancio, era costituita da trentamila pagine! Il Saturno V era il risultato dell'assemblaggio di circa sei milioni di pezzi, forniti da una moltitudine di società sparse negli Stati Uniti! Nel periodo di massima attività del progetto, pochi mesi prima del lancio dell'Apollo 11, sulla rampa di lancio era pronto il razzo dell'Apollo 9, quello dell'Apollo 10 era in fase di check-out, e quello dell'Apollo 11 entrava in fase di assemblaggio! Gestire un progetto di così alta complessità tecnologica con il grado di affidabilità richiesto e con i tempi imposti da quelle esigenze politiche di carattere strategico che ben conosciamo è una cosa che richiede uno sforzo organizzativo veramente inverosimile (questo è anche uno degli argomenti utilizzati da chi sostiene che lo sbarco sulla luna in realtà non c'è mai stato).
In Italia una capacità organizzativa del genere, per un progetto simile o per un qualsiasi altro progetto, non riesco neppure ad immaginarla, nè in quegli anni nè attualmente.

2. Rocco Petrone è l'esempio di un cittadino americano che parte alla nascita in condizioni di estrema povertà e oggettivo svantaggio sociale, e nel corso della sua vita riesce a raggiungere posizioni estremamente rilevanti nella società. Una cosa del genere, il cosiddetto "sogno americano", è possibile solo in virtù della grande capacità della società americana di riconoscere e valorizzare il merito e il talento di chiunque lo manifesti.
Nella società italiana questa è stata ed è tuttora una cosa impossibile, non tanto perchè la società italiana non sappia riconoscere il merito e il talento ma quanto per il fatto che non li sa (o non li vuole) valorizzare. Di esempi che confermano questo fatto se ne potrebbero fare a volontà, la cosiddetta "fuga dei cervelli" è solo la classe di esempi più in vista.

giovedì 6 agosto 2009

6 agosto

Il 6 agosto che voglio commemorare in questo post non è quello tristemente famoso del 1945, giorno in cui l'uso di una sofisticatissima quanto tragica tecnologia ha dato un sapore macabro ad una tappa fondamentale della storia della conoscenza umana sulla struttura della materia.

Il 6 agosto da ricordare con più ottimismo oggi è quello del 1991, in cui Tim Berners-Lee pubblica on-line il suo primo sito web. Berners-Lee lavorava a quello che poi è diventato il WWW da ormai più di 2 anni, dal momento in cui (13 marzo 1989) aveva fatto ai suoi superiori al CERN di Ginevra la sua prima proposta di organizzazione delle informazioni tramite ipertesto. Le tecnologie web rimasero per altri due anni appannaggio della sola comunità scientifica. Il 30 aprile 1993 il CERN decise di metterle a disposizione del pubblico rinunciando ad ogni diritto d'autore. Ancora 3 anni dopo Berners-Lee sottopone all'ente normatore dei protocolli internet (IETF) il documento RFC 1945 che contiene le prime specifiche ufficiali del protocollo HTTP/1.0 per la standardizzazione.

A tutt'oggi l'idea della navigazione in uno spazio di informazioni ipertestuale è alla base della rete Internet. Tra le grandi idee tecnologiche che hanno dato forma (e accessibilità) a Internet questa mi pare ancora tra le più significative, insieme a quelle fondamentali implementate nei protocolli tcp/ip e a quella dei motori di ricerca.