venerdì 22 marzo 2024

Sulla luna

Molti si stupiscono per il fatto che siamo andati sulla luna con dei computer che erano infinitamente meno potenti di un qualsiasi nostro telefonino. Addirittura questa diventa un'argomentazione per alimentare lo scetticismo e per sostenere che è molto probabile che sulla luna non ci siamo mai andati (almeno non in quegli anni). Questa mi sembra una prospettiva storica sbagliata che denuncia un certo eccesso (tutto moderno) nell'attribuire importanza al computer. 

Noi siamo andati sulla luna principalmente per le conoscenze scientifiche e tecnologiche che abbiamo sviluppato negli ultimi 3-4 secoli di storia. Mi riferisco alla meccanica classica, al calcolo infinitesimale, alla termodinamica, all'elettronica, solo per citare quelle che al volo mi sembrano le più importanti. L'uso del calcolo automatico non è stato evidentemente così determinante. Solo con i computer probabilmente non si va da nessuna parte. Anzi, la frase "solo con i computer" non ha senso.

Il computer rischia di diventare, per una società in cui è sempre più diffuso l'analfabetismo scientifico e tecnologico, un oggetto magico con cui pensare di risolvere tutto, con cui poter fare tutto, senza troppi sforzi di conoscenza e di immaginazione. Uno strumento di produzione di idee e di concetti che ci deresponsabilizza.

Siamo andati sulla luna con la potenza di calcolo di una calcolatrice tascabile degli anni sessanta, o poco più, eppure ci siamo andati. Qualcos'altro ci ha permesso di farlo.


mercoledì 6 marzo 2024

Geolocalizzazione

La sicurezza è sempre un compromesso con la libertà di azione, se devo proteggere qualcosa o qualcuno finisco sempre in qualche modo a limitare la sua capacità di fare le cose e collego spesso questo residuo di capacità ad un costante monitoraggio. Nella sicurezza informatica gira periodicamente la frase paradossale "il computer più sicuro è quello spento", o cose del genere.

Quando si tratta di persone la cosa è ovviamente ben più delicata, il compromesso tra sicurezza e libertà porta sempre ad una scelta critica. Fino a dove spingere questo confine? Non intendo parlare di questo argomento nel suo ambito più complesso, cioè quello della società (troppo difficile), bensì nel più ristretto e facile (facile?) ambito della famiglia. In particolare nel rapporto tra genitori e figli, ma qualche volta anche nel rapporto tra i partner. E' ovvio che una delle principali preoccupazioni di qualsiasi genitore è la protezione del figlio, la sua sicurezza ovunque vada, e per ottenere questo facciamo parecchi sforzi. Ma specialmente da un certo punto in poi, intendo dire da una certa età dei figli in poi, a mio parere dovremmo riflettere un po' di più su questo compromesso con la loro sacrosanta necessità di libertà.

La geolocalizzazione ad esempio è indubbiamente un ottimo servizio tecnologico, uno dei tanti che le tecnologie digitali ci consentono. Molti ormai lo utilizzano per geolocalizzare tutti i membri della propria famiglia. L'idea ovviamente è quella di rendere più sicura la vita dei famigliari mettendola, come succede per quasi tutte le funzioni di sicurezza, costantemente sotto monitoraggio, o almeno avendo la sensazione di poterlo fare "quando serve". Si tratta appunto spesso più di una sensazione, cioè di una sicurezza percepita.

Quello che non capisco è come questa cosa non venga considerata dalla maggior parte delle persone come una sostanziale mancanza di rispetto verso gli altri, come un atto di arroganza e di controllo dell'altro che secondo me non dovrebbe mai far parte del rapporto di affetto tra le persone. Neanche se questi sono i genitori e i loro figli (o peggio, i partner tra loro). Il compromesso tra sicurezza e libertà viene interpretato male, il confine tra la protezione e l'indipendenza viene superato, anche se questo avviene tra persone con legami affettivi forti. E' chiaro che in quest'ultimo caso l'istinto di protezione si fa sentire. Utilizzando un linguaggio poco adatto potrei dire che i famigliari sono "asset" molto importanti per una persona (l'investimento affettivo è alto) e si sa, in questo caso i livelli di sicurezza si alzano proporzionalmente. Però a mio parere il valore della libertà anche nei rapporti affettivi è talmente importante che non può essere sacrificato oltre una certa misura. Nel caso dei figli secondo me si rischia anche di sacrificare almeno in parte un importante elemento di maturazione personale, quello della responsabilità di sè stessi e delle proprie scelte. Nel caso più generale, che vale sia per i figli sia per chiunque altro, si rischia di sacrificare un altro elemento essenziale in un rapporto di affetto, quello della fiducia.

Insomma i rischi sono alti, e diventa importante riflettere sul confine tra sicurezza e libertà, che ovviamente cambia a seconda delle persone e delle circostanze e volta per volta va valutato, ma non mi sembra una buona cosa farci prendere la mano dalle possibilità fornite dalle tecnologie. La tecnologia ci mette sempre di fronte a delle scelte, non va mai intesa come necessaria.