domenica 13 settembre 2015

Scattone e il suo diritto

Che poi uno dice: "ma tu lo manderesti tuo figlio a scuola con Scattone come professore?". Secondo me la risposta più corretta sarebbe: "io non dovrei neanche saperlo che mio figlio ha (uno come) Scattone come professore". Per essere più chiari Scattone dovrebbe avere la possibilità di esercitare la sua professione senza portarsi appresso tutta la sua "fama", cioè in realtà il fardello del reato per cui è stato condannato e del quale ha regolarmente scontato la pena. Questa "fama" non è altro che un pesante giudizio morale di cui a occhio e croce non si libererà più, almeno non fino a che certi giornali continueranno a prendersi la briga di "seguirlo" nella sua vita normale. Questo è un comportamento da stato etico, è inutile girarci intorno.

Lo Stato dovrebbe sottrarre il colpevole alle sue vittime (e al loro comprensibile istinto vendicativo) per sottoporlo ad un processo in cui possa avere tutte le possibilità di difendersi.

Lo Stato dovrebbe formulare in tempi relativamente brevi una sentenza di giudizio ed una eventuale pena corrispondente (appellabile).

Lo Stato dovrebbe garantire al condannato una detenzione in condizioni di rispetto dei diritti fondamentali della persona.

Lo Stato dovrebbe garantire al colpevole di un reato che ha scontato la sua pena il diritto di poter rientrare a pieno titolo nella società.

L'ultimo "dovrebbe" non è affatto secondario visto che in fondo rappresenta proprio il punto di arrivo dei primi tre. Per Scattone al momento questo punto di arrivo l'abbiamo mancato.

Nota: Scattone è stato condannato nel 2003 per l'omicidio colposo di Marta Russo avvenuto nel 1997 e attualmente ha scontato la sua pena; la Cassazione ha cancellato l'interdizione all'insegnamento e ha accordato la riabilitazione penale, con revoca dell'interdizione dai pubblici uffici e restituzione dei diritti civili e politici (fonte Wikipedia). Quest'anno Scattone ha ottenuto una cattedra in una scuola romana e la notizia riportata dai giornali ha sollevato subito una discussione sulla "opportunità" di questa assegnazione. In seguito al clamore e alle proteste Scattone ha rinunciato all'incarico.

sabato 5 settembre 2015

Nativi digitali

Credo di aver capito un po' meglio il senso dell'espressione "nativo digitale" o se vogliamo la sua importanza. Fino a questo momento penso di averla un po' fraintesa. Si usa ormai molto frequentemente come appellativo per le nuove generazioni, ovvero per tutti quegli individui che sono nati dopo l'ondata della diffusione dei computer domestici, avvenuta soprattutto nella seconda metà degli anni novanta, parallelamente alla diffusione del web, o addirittura dopo l'ondata degli smartphones. Sono nativi digitali tutti coloro che hanno avuto a che fare con i potenti dispositivi tecnologici di calcolo attuali fin dalla nascita. Che non hanno visto trasformarsi le loro vite dall'avvento dei computers e di internet perchè quando questo succedeva loro ancora non c'erano. Che non hanno dovuto fare i conti con dispositivi mai visti prima, perchè per loro non c'è stato un prima. Non hanno potuto essere nè entusiasti sostenitori della rivoluzione digitale nascente nè infastiditi spettatori succubi. Ci sono semplicemente nati dentro.

Questa espressione però è spesso associata alle abilità istintive che hanno  le nuove generazioni nell'utilizzo dei nuovi dispositivi, alla loro capacità di muoversi bene nelle nuove tecnologie, di trovarsi a loro agio con esse, di saperle gestire bene, in modo quasi innato, naturale. Di capirle. Ma tutto questo in parte è ovvio, banale, e in parte è semplicemente falso.

Posso anche capire il padre sorpreso e commosso nel vedere il proprio figlio di due anni che "sfoglia" tranquillamente le foto del touch screen del tablet, ma si tratta di un'azione che fa pure una scimmia, siamo noi che la interpretiamo come un'azione evoluta in quanto la associamo ad uno strumento evoluto (ma uno strumento tecnologicamente avanzato, proprio perché è tale, può essere utilizzato da chiunque). Ovviamente quello stesso innocente bambino fa esattamente la stessa cosa sullo schermo del televisore o su qualunque superficie che mostri un'immagine.

Posso capire quel misto di ammirazione e timore che i genitori provano per i propri figli adolescenti vedendoli whatsappare freneticamente come loro non sapranno mai fare, vuoi perchè non sanno muoversi velocemente su una tastiera di uno smartphone, vuoi perchè non sanno proprio che scrivere. Ma a parte il mero utilizzo del dispositivo l'ignoranza di fronte alla tecnologia è esattamente la stessa. La differenza è che per un genitore questo può essere motivo di timore in quanto rappresenta un'ulteriore perdita di controllo nei confronti dei figli e di quello che fanno, mentre per questi ultimi è semplicemente una figata.

Insomma se il termine nativo digitale si riferisce (come spesso mi sembra che faccia) semplicemente alle migliori attitudini che hanno le nuove generazioni ad essere utilizzatori finali della tecnologia la cosa mi appare del tutto ovvia e poco interessante. Certamente questo termine non si riferisce al grado di consapevolezza della tecnologia in uso, e non vedo come potrebbe. Le nuove generazioni da sempre non capiscono la tecnologia preesistente, la danno per scontata. Mio padre e mio zio hanno costruito un televisore, io ho sempre e solo fatto zapping. Quando un nativo digitale è infastidito perchè scopre che dove si trova "non c'è campo" non ha la più pallida idea di cosa stia dicendo. I nostri ragazzi utilizzano quotidianamente e per i più svariati motivi sistemi di calcolo programmabili eppure la stragrande maggioranza di loro non solo non scriverà mai una sola riga di codice (come invece è capitato di fare a noi, e ben prima che per alcuni di noi certe attività "ludiche" diventassero parte della professione) ma probabilmente non avrà mai molto chiaro neanche il concetto di calcolatore programmabile (quest'ultima però la definirei una lacuna culturale piuttosto grave, soprattutto nel nostro mondo).

Ma allora il termine nativo digitale può avere un significato non solo banale? Può avere senso utilizzarlo in modo interessante? Forse si. La vera grande novità culturale dei nostri tempi, ovviamente legata in modo stretto alla rivoluzione digitale, è l'accesso all'informazione. Questo aspetto da solo determina secondo me una società profondamente diversa che i nativi digitali ereditano dalla generazione precedente. E non tutte le conseguenze di questo sono immediatamente positive e ben gestibili. Le nuove generazioni, probabilmente molto più di noi oggi, avranno a che fare con l'enorme quantità di informazione sempre crescente che nessun cervello umano potrà mai pensare di processare e su cui sarà sempre più difficile potersi orientare. Una nuova forma di inquinamento, nata da una nuova grande rivoluzione tecnologica. I nativi digitali saranno le prime generazioni ad avere seriamente a che fare con le grandi potenzialità e i grandi rischi della nuova società digitale, che li obbligherà senz'altro a definire nuovi strumenti, nuove tecniche di elaborazione e di analisi, nuove linee di ricerca, nuove modalità di approccio praticamente in tutte le discipline. Nuove idee. I nativi digitali di oggi sono forse la prima generazione di una società molto diversa.

La rivoluzione è appena cominciata.