domenica 31 luglio 2022

L'obiettivo celato di un social utile

Poco dopo i risultati dell'elezione del Presidente della Repubblica, che alla fine hanno confermato uno svogliato Sergio Mattarella, ricevo un simpatico meme da un amico che recita così: "Mattarella è come quel padre che dopo una vita di duro e onorato lavoro non si può godere la vecchiaia perchè ha i figli scemi". Poco più tardi apro LinkedIn e leggo un post che recita così: "Mattarella è come quell'imprenditore che dopo una vita di duro e onorato lavoro in cui ha portato l'azienda di famiglia a livelli altissimi .....". Uhm ....

LinkedIn è un social che secondo me ha come scopo principale quello di permettere ai suoi iscritti di riuscire ad ottenere un lavoro, a cambiarlo, a migliorarlo. Uno scopo che definirei nobile e che fa di LinkedIn uno strumento molto utile. Però questa nobiltà non è riconosciuta se non viene rivestita da un'ideologia "aziendalista" e "professionalista", in cui l'immagine del padre di famiglia che semplicemente lavora è debole se non proprio perdente, quanto meno fuori luogo. Su LinkedIn non si lavora, si accettano sfide, avventure, "challenges".

Lavorare per vivere rischia di apparire come una cosa da mediocri, che non hanno motivazioni veramente forti e interessanti. Non si rappresenta il lavoro in termini così semplici in un social come questo. E' una cosa curiosa ma è così. Probabilmente è il risultato dell'ipocrisia di una società benestante costruita sull'ansia del profitto che obbliga le aziende a non aver bisogno di semplici lavoratori, piuttosto di persone che nel loro lavoro vedano sempre "sfide di successo". E' un modo per non fermarsi mai. E' per questo che LinkedIn è pieno di giri di valzer di complimenti fatti e ricevuti che ti danno la sensazione di stare in una comunità di professionisti di successo. In realtà questa idea di successo è direttamente legata ai profitti delle aziende che si traducono in lordo e benefits per i lavoratori. Tutto è misurato in soldi, rigorosamente. Ma non esplicitamente. I soldi non sono mai tirati in ballo in maniera esplicita, i soldi sono un tabù, al loro posto si parla sempre di "soddisfazioni professionali". Si tratta di una vera e propria ideologia, forse l'unica rimasta in piedi nella nostra società "post-ideologica". E d'altra parte un'ideologia ha bisogno del suo linguaggio e dei suoi veicoli di comunicazione. LinkedIn mi sembra che abbia un suo ruolo importante nel soddisfare queste esigenze.