domenica 8 aprile 2012

Che cos'è la Scienza?

Alla mia età capita di sentire molta retorica del "rimanere giovani": faccio questo perchè così mi sento più giovane, in certe cose non sono mai cresciuto, penso e mi comporto come un ragazzino, gioco ancora come quando avevo vent'anni, e via di questo passo. Dietro questa retorica credo ci sia semplicemente la paura di invecchiare, che è semplicemente quello che sta succedendo. L'unico contributo che mi sento di dare a questo desiderio di gioventù è quello delle "domande". Invecchiando ci si fanno meno domande, abbiamo certamente più risposte da dare, ma molte domande alla fine passano in cavalleria, ci si è rotti anche un po' i coglioni di farsele. Quindi farsi delle domande, e ragionarci su, magari tornandoci a riflettere dopo tanti anni è forse l'unico vero elemento di giovinezza che ha un senso mantenere.

Giorni fa, sfogliando Internet per altri motivi, mi imbatto in un estratto di un libro di Feynmann, "Il piacere di scoprire", che non ho mai letto. Il brano si interroga su cosa è la Scienza, un'attività in cui Feynmann ha speso gran parte della sua vita. Mi colpisce la freschezza del ragionamento, la spontaneità (forse solo apparente, non so) con cui viene affrontato l'argomento, e vorrei appuntarmi qualcosa in questo post (così se mi dovessi ridomandare in seguito cos'è la Scienza vengo a rileggermelo ....).

Lo scienziato si rivolge ad una platea di insegnanti di scuola elementare e la prima osservazione che colpisce riguarda il commento ad un libro di testo e le successive considerazioni su come non dovrebbe essere insegnata la scienza, che contiene già in parte una definizione della stessa: "Questo libro per la scuola elementare fin dalla prima lezione insegna la scienza in maniera infelice, poichè parte da una concezione sbagliata di scienza. C'è il disegno di un cane, un giocattolo a molla, una mano carica la molla e il cane comincia a muoversi. Sotto l'ultimo disegno si legge la domanda: 'Che cosa lo fa muovere?'. Segue il disegno di un cane vero e la domanda: 'Che cosa lo fa muovere?'. Dopo si vede il disegno di un ciclomotore con la didascalia: 'Che cosa lo fa muovere?'. E così via. Subito pensai che gli autori si preparassero a dire di che cosa si occupa la scienza: fisica, biologia, chimica. Ma non era così. La risposta si trovava nell'edizione per l'insegnante. La cosa che avrei dovuto imparare era: 'Lo fa muovere l'energia'. L'energia è un concetto sottile. Non è facile capire l'energia abbastanza bene da usarla nel modo giusto, così da giungere a conclusioni corrette. E' una cosa che supera la portata della scuola elementare. Sarebbe stato lo stesso se avessero detto: 'Lo fa muovere Dio' o 'Lo fa muovere lo spirito' o anche 'Lo fa muovere la mobilità'. (In realtà è altrettanto corretto dire: 'Lo fa fermare l'energia'). [...] Supponiamo che un ragazzo dica: 'Non ci credo che sia l'energia a farlo muovere'. Che cosa gli risponderete? [...] Penso che imparare nella lezione numero uno una formula mistica come risposta alle domande sia proprio la cosa peggiore."

Successivamente tratteggia una specie di storia dell'umanità, o di storia del pensiero, che culmina in queste poche frasi: " [...] il possedere una memoria della specie, avere un bagaglio culturale che si può tramandare da una generazione all'altra, era una grande novità, ma soffriva di una malattia. Era possibile trasmettere idee sbagliate. [...] Così giunse un momento in cui le idee, benchè si accumulassero molto lentamente, divennero un ammasso in cui non tutto era utile o pratico, cumuli di pregiudizi di ogni tipo, di credenze strane e bizzarre. E poi si scoprì un sistema per evitare la malattia. Il sistema consiste nel dubitare che ciò che viene tramandato sia vero; nel cercare di scoprire ab initio, di nuovo partendo dall'esperienza, quali siano i fatti piuttosto che prendere per oro colato l'esperienza di chi ci ha preceduto. Ecco che cosa è la scienza: il risultato della scoperta che vale la pena verificare di nuovo tramite nuovi esperimenti diretti, senza necessariamente fare affidamento alle conoscenze della specie. Io la vedo così. Questa è la migliore definizione di 'scienza' che io sappia dare".

Poi torna a rivolgersi agli educatori e li esorta all'insegnamento del libero pensiero, visto come elemento necessario per costruire la conoscenza senza cadere vittima di nessuna autorità: "Un'altra caratteristica della scienza è che insegna il valore del pensiero razionale e l'importanza della libertà di pensiero, come pure la necessità di dubitare, di non dare per scontata alcuna verità. [...] Voi maestri che, alla base della piramide, insegnate davvero ai bambini, fareste bene a dubitare talvolta degli esperti. La scienza vi dice che dovete farlo. In effetti un'altra definizione di scienza potrebbe essere: la scienza è la fede nell'ignoranza degli esperti. [...] Chi dice che la scienza insegna questo e quello usa la parola 'scienza' in modo scorretto. A insegnare è l'esperienza. Se vi dicono che la scienza ha mostrato una certa cosa, potreste chiedere: 'E come lo ha dimostrato, in che modo lo scienziato lo ha scoperto - come, dove e quando?'. Non è stata la scienza, ma questo esperimento, questo fenomeno. E voi avete esattamente lo stesso diritto di chiunque altro, quando sentite parlare degli esperimenti (ma dobbiamo porre attenzione a tutte le prove) di decidere se si è giunti ad un risultato che può essere registrato e usato di nuovo". [...] Viviamo in un'epoca in cui quasi tutte le parole sventolate nei mezzi di comunicazione, nella televisione, nei libri e così via non sono di marca scientifica. Non significa che siano tutte sbagliate, ma non sono scientifiche. Il risultato è l'esercizio, in nome della scienza, di una tirannia intellettuale di notevole entità".

La conclusione individua forse l'elemento chiave della cultura scientifica, un atteggiamento da trasferire alle generazioni future, quello che le consente di rinnovarsi, di correggersi e di trovare nuove direzioni: "Ogni generazione ha il dovere di tramandare il frutto della propria esperienza, ma lo deve fare nei limiti di un delicato bilancio di rispetto e irriverenza, così che la nostra specie (ora che è cosciente della malattia cui va soggetta) non imponga con troppo rigore i propri errori ai giovani, ma tramandi la saggezza accumulata assieme alla consapevolezza che essa potrebbe non essere saggezza. E' necessario insegnare ad accettare e insieme a rifiutare il passato, esercitando un gioco di equilibrio che richiede molta abilità. Di tutte le discipline la scienza è l'unica che racchiude in sè stessa il monito sul pericolo costituito dalla fede nell'infallibilità dei più grandi maestri della generazione precedente".