giovedì 30 giugno 2022

Il mio braccio destro

Avevo 9 anni circa e la cosa è cominciata con un dolore al braccio destro, più esattamente al gomito. Ricordo che si trattava di un dolore non troppo forte, almeno all'inizio, che somigliava ad un indolenzimento. In breve tempo sul gomito dolorante comparve anche un gonfiore e il dolore peggiorava. Era come se ci avessi sbattuto, o fatto qualcosa di traumatico, ma in realtà con quel braccio non ci avevo fatto nulla di strano. Il dolore c'era senza una causa precisa.

Purtroppo non ricordo tutti i particolari e la sequenza esatta degli eventi, però avendo 9 anni probabilmente la prima cosa che pensò di fare mia madre fu di portarmi dalla pediatra. La dottoressa Iris Paciotti ai miei occhi era "un omone", donna imponente dai lineamenti del viso molto particolari, una voce scura per una donna, leggermente afona. Però era rispettosa e gentile e si presentava dando la mano anche ai bambini suoi pazienti, una manona che ricordo bene.

Il problema che avevo al braccio era abbastanza misterioso, certamente lo era per me ma forse anche un po' per lei. Infatti cominciò a mandarmi da degli specialisti di sua conoscenza. Uno di questi era un certo Prof. Negro, un tipo piuttosto anziano che aveva uno studio a Piazza Navona. Credo che da questa visita ma ne uscii con delle pilloline bianche dentro un tubetto trasparente (me le ricordo benissimo ma non sono sicuro che me le avesse prescritte proprio lui).

Evidentemente la terapia intrapresa non dava gli effetti sperati (ricordo che il dolore e il gonfiore me lo portai appresso per parecchio tempo) perché ad un certo punto la dottoressa mi indirizzò verso un altro specialista. Questo signore risultava strano da parecchi punti di vista, a partire dal suo nome fino alle pratiche mediche che proponeva. Lo ricordo giovane, fisico asciutto e robusto e una curiosa erre moscia. Si chiamava Ferro Ledvinka (come dimenticare un nome simile). Non credo che si sia mai preoccupato del mio braccio e questo mi risultava veramente singolare. Riceveva in casa sua, ricordo vagamente sia la moglie che la figlia. Le sue sedute consistevano in pesanti massaggi sulla schiena all'altezza delle reni che io temevo molto perché mi toglievano letteralmente il respiro. Subito dopo i massaggi ero invitato ad andare a giocare con la figlia poco più grande di me e lui rimaneva a chiacchierare con mia madre. Da quelle sedute riportavo a casa dei curiosi opuscoli che parlavano di una cosa che si chiamava macrobiotica.

La cura vera e propria che mi prescriveva il signor Ledvinka, oltre ai suoi massaggi, era una dieta che aveva a che fare con quegli opuscoli che mi regalava ad ogni sua seduta, chiamata infatti da lui stesso dieta macrobiotica. Consisteva nella somministrazione di una serie di "papponi" a base di vari cereali, come orzo e avena e altri strani prodotti che mia madre doveva comprare nei negozi della catena Castroni. Facevano schifo, senza mezzi termini, era uno strazio mangiare per giorni e giorni quella roba. Ricordo che mia madre sottolineava sempre che però con quella dieta gli esami del sangue erano perfetti. Ma il mio dolore e gonfiore al braccio non sembravano avere minimamente a che fare con tutta questa roba, infatti peggioravano.

Mi piacerebbe ricordare bene tutti i passaggi di questa storia ma di alcune cose (che evidentemente non capivo) non mi è rimasto molto. Secondo quello che qualche anno dopo mi raccontava mia madre queste terapie si interruppero bruscamente, non so se per decisione della mia pediatra o più ragionevolmente per l'intromissione del mio medico curante, il Prof. Fulvio De Lillo. Questi prescrisse delle radiografie e una visita ortopedica da un certo Prof. Fineschi, medico del Policlinico Gemelli.

La diagnosi del Prof. Fineschi fu che avevo un Osteoma Osteoide (un tumore benigno del tessuto osseo) che andava asportato chirurgicamente. Il risultato fu che nel giro di poco venni ricoverato nel reparto di ortopedia del Policlinico Gemelli di cui Fineschi era primario. Quei quindici giorni estivi (credo tra giugno e luglio) di degenza ospedaliera me li ricordo come spensierati, una specie di insolita vacanza. La caposala aveva deciso di riunire in un'unica grande stanza della corsia tutti i bambini ricoverati in quel periodo, per cui sembrava di essere a una colonia estiva. Io in quei giorni scoprii di essere (o pensavo di essere) un "caso interessante" perché durante le visite il Prof. Fineschi, che era sempre seguito da un notevole codazzo di studenti, illustrava il mio caso come insolito e rischioso in quanto l'osteoma si presentava sul gomito, ovvero molto vicino all'articolazione che nell'intervento andava preservata. Il gonfiore era una cosa anomala per quel tipo di tumore. Alcuni studenti si avvicinavano e chiedevano gentilmente di poter vedere il braccio e sentire il gonfiore. Ricordo che concedevo la visita con una certa soddisfazione. 

L'intervento andò bene, i controlli successivi pure, e la storia si concluse una quarantina di giorni dopo, alla fine dell'estate, quando finalmente mi tolsero il gesso, cha andava dalla mano (lasciando libere solo le dita) a metà dell'avanbraccio, terminando così dei fastidiosi pruriti. Un periodo di fisioterapia riportò in breve tempo il braccio alle sue normali funzionalità e dimensioni. Oggi intravedo ancora abbastanza bene la cicatrice sul gomito, unico segno fisico a ricordo di questa vicenda.

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I personaggi di questa storia:

Io - Bambino incosciente che ha vissuto una vacanza in ospedale ricevendo visite e regali, due dei quali me li ricordo come fosse ieri: il Big Jim, quello classico, era probabilmente in quegli anni che spopolava come giocattolo, era snodabile in un modo che non avevo mai visto e ci si giocava prevalentemente facendogli assumere tutta una serie di posizioni plastiche; una radiolina a transistor, gialla, con un indicatore della sintonia costituito dalla linea di separazione tra due regioni, una rossa e una nera, bellissima.

La mamma - Non ho una chiara idea di come mia madre abbia giudicato l'avventura delle cure alternative in cui siamo incappati. Certo che la diagnosi fu una bella botta, considerando che pochi anni prima aveva assistito suo suocero (mio nonno) che nel giro di un mese se ne andò per un tumore ai polmoni, proprio in quello stesso ospedale dove ero ricoverato io. La mia naturale incoscienza era in parte controbilanciata da una sua malcelata preoccupazione, che a me arrivava in modo appena percettibile mentre lei in realtà si cagava in mano dalla paura.

La dottoressa Paciotti - Medico Pediatra Omeopata, fino a quel momento il pediatra di mio fratello maggiore e mio. Per quanto mi ricordi mai più vista da quest'episodio in poi. Per curiosità ho cercato sue notizie su internet e sembra essere stata una personalità di spicco dell'omeopatia in Italia. E' stata allieva del Prof. Negro. Ha scritto diversi libri, il più famoso dei quali si chiama L'amore creativo. Ha fondato un centro per l'omeopatia, ha diretto riviste e fondato una casa editrice. Da un certo punto in poi ha esercitato la professione a Cesano di Roma. E' morta il 4 maggio 2021.

Il Prof. Negro - E' considerato uno dei promotori dell'omeopatia in Italia. Ha fondato istituti (Accademia di Medicina Omeopatica, Scuola italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana, Centro omeopatico romano, ecc.). Ha un articolo biografico su Wikipedia. E' morto il 25 marzo 2010 a 102 anni.

Ferro Ledvinka - Contrariamente al suo cognome (e a quanto avevo sempre creduto) si tratta di un italiano con cognome di origine boema. Ha diffuso la macrobiotica in Italia traducendo i testi originali giapponesi. Anche lui ha scritto diversi libri, forse il più famoso è Il medico di sé stesso. Da un certo punto in poi lascia progressivamente la macrobiotica per darsi a ricerche spirituali e contatti medianici. Secondo un articolo biografico trovato in rete "Muore all’ospedale di Livorno il 25 luglio 2000 per un aggressivo tumore strenuamente combattuto con terapie naturali e tradizionali".

Il Prof. De Lillo - E' stato per molti anni il nostro medico di famiglia. Professore all'Università Cattolica. Ai miei occhi di bambino era una figura gigantesca (e non solo ai miei occhi), di carnagione chiara e lentigginosa (rosso di capelli), ricordo bene le sue mani quando visitava. Ricordo quando parlava dei suoi figli con mia madre, erano sette, tutti maschi. Ne aveva fatti così tanti per tentare di avere una femmina (!). Un paio dei suoi figli (Fabio e Stefano) sono oggi (o sono stati) rispettivamente Consigliere Regionale del Lazio (e prima assessore comunale della giunta Alemanno) e Senatore della Repubblica, entrambi provenienti da Forza Italia e passati recentemente alla Lega di Salvini. Il Prof. De Lillo è morto diversi anni fa ma non ricordo esattamente quando.

Il Prof. Fineschi - Per molti anni ha ricoperto la cattedra di Ortopedia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma. E' stato direttore dell'Istituto di chirurgia ortopedica del Policlinico Gemelli di Roma. L'articolo di Wikipedia a lui dedicato dice che è stato anche un "rosaista e rodologo", appassionato e collezionista di rose. L'articolo cita anche una serie di suoi pazienti illustri tra cui Papa Giovanni Paolo II e vari altri (Enzo Biagi, Sergio Zavoli, Mario Pastore, Franca Valeri, Ennio Morricone). Io non sono citato :-). E' morto il 12 Aprile 2010, a 87 anni.

L'Osteoma Osteoide - E' uno dei tumori benigni del tessuto osseo più frequenti in età giovanile. Ai miei tempi la terapia era essenzialmente l'asportazione chirurgica, oggi il trattamento più frequente è la “bruciatura” con radiofrequenza eseguita sotto la guida della Tomografia Computerizzata, quindi niente cicatrici e degenza ridotta ad un paio di giorni. 

Il mio braccio destro - Ne ha passate ma ora sta bene.


martedì 14 giugno 2022

Maturità

Quest'anno mio figlio dovrà sostenere l'esame di maturità. E quest'anno, dopo due anni di pandemia il ministero dell'istruzione ha pensato bene di ripristinare il secondo scritto, quello di indirizzo che affianca il tema di italiano, anche se con qualche "facilitazione" per gli studenti, e ridare quindi all'esame grosso modo la sua fisionomia pre-covid. Il problema ovviamente non è l'esame in sé, che ha anche una sua utilità formativa, è il fatto che tramite questo si vuol far apparire efficiente una scuola ridotta in realtà ai minimi termini. Si ripristina velocemente l'esame di maturità così che agli occhi dell'opinione pubblica tutto sembri ritornare sui binari di sempre. Nella merda di sempre, aggiungerei io. Questo lo fa colpevolmente sfruttando la popolarità di questo esame, rappresentato come un rito collettivo di iniziazione dei ragazzi appena maggiorenni, una sorta di ingresso in società. Torna l'esame come prima, torna la scuola come prima. E cioè?

Una scuola orientata alle "competenze", pronta ad introdurre le riformine più incosistenti e per questo dannose, ancora più dannose perchè non finanziate nè correttamente organizzate (senza mezzi non si organizza niente). Tra queste la famosa "alternanza scuola-lavoro", o l'introduzione sperimentale della secondaria superiore in quattro anni, perché i ragazzi si mettano in testa che devono andare a lavorare il prima possibile, ed essere produttivi il prima possibile, perchè capiscano che non ci sono soldi per istruirli, e neanche la volontà. Non ultima anche l'introduzione delle "soft skills", le famose "competenze non cognitive", l'insegnamento comportamentale e relazionale, ridotto a qualche regoletta da raccontare in aula da qualche insegnante che ci ha fatto sopra un po' di ore in autoistruzione. E come se l'ambiente scolastico non fosse già una scuola di comportamenti e di relazioni. E poi la burocrazia. E poi il covid.

In questi due anni di covid la scuola italiana si è letteralmente arrangiata. Ogni istituto ha fatto quello che poteva per garantire le lezioni, e ovviamente c'è chi è riuscito meglio e chi peggio, con conseguenze di differenti livelli di gravità sulla popolazione degli studenti. L'unico vero provvedimento introdotto, peraltro in modo a dir poco disinvolto, è stato quello di chiudere le scuole per periodi ripetuti e spesso molto lunghi e attivare la cosiddetta DAD (didattica a distanza), roba tanto più inaccettabile quanto più è bassa l'età degli studenti. Adesso che la quarta ondata di infezione è ufficilamente passata, con la speranza che ci dia fiato almeno fino al prossimo autunno, l'unico altro vero provvedimento che il ministero si è subito affrettato a prendere è stato quello di ripristinare, anche se non del tutto, il famigerato esame di stato come era prima del covid. Complimenti per l'efficienza dimostrata.

E per aggiungere un'ulteriore goccia di sana retorica l'esame viene in questi ultimi giorni celebrato dalla nota canzone di Antonello Venditti ("Notte prima degli esami") che l'autore ha avuto modo di cantare nell'aula magna del suo vecchio liceo, il Giulio Cesare, con grande risonanza mediatica. Sembra fatto apposta. E se questo è il riferimento culturale dei ragazzi che escono dalla secondaria superiore....

Mio figlio nei primi anni di liceo diceva ironicamente (ora ha smesso da qualche tempo, chissà perché) che la sua generazione dovrà salvare il mondo; a me viene in mente molto meno ironicamente che lui e quelli della sua generazione dovranno cercare di salvarsi dal mondo.

Troppo cinico. Mi riprendo con un sano augurio a questi ragazzi. Spero che abbiano imparato nel liceo quello che avrebbero dovuto secondo le parole di Agens Heller nel 2013: "Se qualcuno dovesse chiedere a me, come filosofa, che cosa si dovrebbe imparare al liceo, riponderei: 'prima di tutto, solo cose inutili: greco antico, latino, matematica pura e filosofia. Tutto quello che è inutile nella vita'. Il bello è che così, all'età di diciotto anni, si ha un bagaglio di sapere inutile con cui si può fare tutto. Mentre col sapere utile si possono fare solo piccole cose".