martedì 14 giugno 2022

Maturità

Quest'anno mio figlio dovrà sostenere l'esame di maturità. E quest'anno, dopo due anni di pandemia il ministero dell'istruzione ha pensato bene di ripristinare il secondo scritto, quello di indirizzo che affianca il tema di italiano, anche se con qualche "facilitazione" per gli studenti, e ridare quindi all'esame grosso modo la sua fisionomia pre-covid. Il problema ovviamente non è l'esame in sé, che ha anche una sua utilità formativa, è il fatto che tramite questo si vuol far apparire efficiente una scuola ridotta in realtà ai minimi termini. Si ripristina velocemente l'esame di maturità così che agli occhi dell'opinione pubblica tutto sembri ritornare sui binari di sempre. Nella merda di sempre, aggiungerei io. Questo lo fa colpevolmente sfruttando la popolarità di questo esame, rappresentato come un rito collettivo di iniziazione dei ragazzi appena maggiorenni, una sorta di ingresso in società. Torna l'esame come prima, torna la scuola come prima. E cioè?

Una scuola orientata alle "competenze", pronta ad introdurre le riformine più incosistenti e per questo dannose, ancora più dannose perchè non finanziate nè correttamente organizzate (senza mezzi non si organizza niente). Tra queste la famosa "alternanza scuola-lavoro", o l'introduzione sperimentale della secondaria superiore in quattro anni, perché i ragazzi si mettano in testa che devono andare a lavorare il prima possibile, ed essere produttivi il prima possibile, perchè capiscano che non ci sono soldi per istruirli, e neanche la volontà. Non ultima anche l'introduzione delle "soft skills", le famose "competenze non cognitive", l'insegnamento comportamentale e relazionale, ridotto a qualche regoletta da raccontare in aula da qualche insegnante che ci ha fatto sopra un po' di ore in autoistruzione. E come se l'ambiente scolastico non fosse già una scuola di comportamenti e di relazioni. E poi la burocrazia. E poi il covid.

In questi due anni di covid la scuola italiana si è letteralmente arrangiata. Ogni istituto ha fatto quello che poteva per garantire le lezioni, e ovviamente c'è chi è riuscito meglio e chi peggio, con conseguenze di differenti livelli di gravità sulla popolazione degli studenti. L'unico vero provvedimento introdotto, peraltro in modo a dir poco disinvolto, è stato quello di chiudere le scuole per periodi ripetuti e spesso molto lunghi e attivare la cosiddetta DAD (didattica a distanza), roba tanto più inaccettabile quanto più è bassa l'età degli studenti. Adesso che la quarta ondata di infezione è ufficilamente passata, con la speranza che ci dia fiato almeno fino al prossimo autunno, l'unico altro vero provvedimento che il ministero si è subito affrettato a prendere è stato quello di ripristinare, anche se non del tutto, il famigerato esame di stato come era prima del covid. Complimenti per l'efficienza dimostrata.

E per aggiungere un'ulteriore goccia di sana retorica l'esame viene in questi ultimi giorni celebrato dalla nota canzone di Antonello Venditti ("Notte prima degli esami") che l'autore ha avuto modo di cantare nell'aula magna del suo vecchio liceo, il Giulio Cesare, con grande risonanza mediatica. Sembra fatto apposta. E se questo è il riferimento culturale dei ragazzi che escono dalla secondaria superiore....

Mio figlio nei primi anni di liceo diceva ironicamente (ora ha smesso da qualche tempo, chissà perché) che la sua generazione dovrà salvare il mondo; a me viene in mente molto meno ironicamente che lui e quelli della sua generazione dovranno cercare di salvarsi dal mondo.

Troppo cinico. Mi riprendo con un sano augurio a questi ragazzi. Spero che abbiano imparato nel liceo quello che avrebbero dovuto secondo le parole di Agens Heller nel 2013: "Se qualcuno dovesse chiedere a me, come filosofa, che cosa si dovrebbe imparare al liceo, riponderei: 'prima di tutto, solo cose inutili: greco antico, latino, matematica pura e filosofia. Tutto quello che è inutile nella vita'. Il bello è che così, all'età di diciotto anni, si ha un bagaglio di sapere inutile con cui si può fare tutto. Mentre col sapere utile si possono fare solo piccole cose".


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