domenica 7 maggio 2023

JJ4 e l'ambientalismo da giardino dell'Eden

L'episodio dell'orsa che uccide il podista nel bosco ha qualcosa da dire sull'ambientalismo. Per ambientalismo intendo quell'atteggiamento di tutela e protezione dell'ambiente naturale che costituisce una parte significativa del nostro rapporto con la Natura. La cosa che trovo certe volte discutibile sono le motivazioni e le ragioni di questo ambientalismo e che non sempre mi trovano d'accordo. Ne trovo un esempio proprio nell'episodio dell'orsa JJ4.

Il fatto è il seguente: un'orsa uccide un ragazzo che si allenava correndo nel bosco. Nessuno ha assistito alla scena ma credo di poter dire che molto probabilmente l'orsa si è trovata davanti improvvisamente un essere umano che correva, ansimante per la fatica, a distanza ravvicinata. Si è spaventata e ha immediatamente reagito aggredendolo. Lo ha "neutralizzato" (dal suo punto di vista) e a quel punto si è allontanata avendo risolto (sempre dal suo punto di vista) l'insolito problema.

A questo punto sono possibili due atteggiamenti (posso rischiare di semplificare ma mi pare di averli riscontrati).

Il primo è il seguente: il ragazzo ha commesso un'imprudenza, purtroppo è morto vittima di un suo atteggiamento maldestro (sono tantissimi e dei più svariati gli atteggiamenti maldestri per cui si può morire), e l'orso da parte sua ha fatto l'orso, non ha nessuna colpa, ha seguito la sua natura, libero è e libero è bene che rimanga, perché rinchiuderlo o ucciderlo? Cosa sarebbe, una vendetta? Rispettiamo la natura dell'orso.

Il secondo è il seguente: non è che per caso un orso che ha avuto un'esperienza del genere può essere molto più pericoloso per l'uomo di quello che già è per sua natura? E' il caso di prendere provvedimenti, ad esempio isolarlo o in casi estremi eventualmente pensare di abbatterlo? Si tratta pur sempre di zone frequentate da persone, e per quanto queste debbano certamente essere educate alla gestione di un eventuale incontro con l'orso forse non è il caso di correre pericoli eccessivi.

Questo secondo atteggiamento mi trova d'accordo. Perché vogliamo proteggere l'ambiente? Che significa farlo? Io penso che l'unico ambientalismo sensato sia quello che pensa di proteggere l'ambiente perché ci siamo noi dentro, perché alla fine proteggiamo noi stessi. E lo dovremmo fare appunto in funzione di questo obiettivo, in maniera razionale e pragmatica. In quest'ottica ha molto senso domandarsi se è il caso di lasciare libero l'orso oppure no.

Il primo atteggiamento descritto è invece, secondo me, il risultato di un ambientalismo paternalistico. Noi siamo una specie eletta, che ha ricevuto un ambiente su cui vivere e prosperare, ma proprio per questo abbiamo una grande responsabilità su di esso, dobbiamo curarlo in tutti i suoi aspetti come il nostro giardino. Il nostro giardino dell'Eden. Siamo talmente responsabili (e talmente eletti) che ci piace difendere a tutti i costi gli animaletti del bosco (in particolare quelli che ci somigliano, che in qualche misura ci stanno vicini), ci piace pensarli creature innocenti in tutti i loro atteggiamenti, creature che non hanno colpe, ci piace pensare che i cattivi siamo noi, che la specie pericolosa siamo noi, perché siamo noi a cui è stata data la cura dell'Eden, e a nessun altro. Noi non siamo dentro la natura, ma sopra. E non a costo zero. Dobbiamo portare i risultati a qualcuno che ce l'ha data. Abbiamo ereditato volenti o nolenti una cultura fortemente antropocentrica che ci porta a costruzioni false e innaturali.

P.s.: nella vicenda ovviamente ci sono state anche strumentalizzazioni politiche che l'hanno fortemente condizionata, rifacendosi spesso proprio a questi diversi modi di intendere l'ambientalismo, ma questo aspetto non mi interessa e non l'ho considerato in questo post.