domenica 3 febbraio 2013

Perchè la matematica


Che differenza c'è tra un tecnico che usa, configura e gestisce tutti i giorni i protocolli internet e chi a suo tempo li ha progettati? Che differenza c'è tra chi configura tutti i giorni ambienti di virtualizzazione e chi progetta un hypervisor? Che differenza c'è tra chi conosce le tipiche porte TCP da utilizzare nei filtri del traffico di rete e chi ha ideato e testato gli algoritmi che permettono il controllo di flusso e di congestione di questo stesso traffico?

In altre parole, che differenza c'è tra il mio meccanico sotto casa che mi rimette a posto l'automobile e un progettista della Ferrari? Sicuramente quest'ultimo non mi sa riparare l'automobile. Quindi non ha più conoscenze del mio meccanico, ha conoscenze diverse. E in cosa consistono queste diversità? Qual'è il punto più importante che distingue queste due conoscenze (entrambe con la loro utilità)? Su che cosa ha puntato il progettista della Ferrari rispetto al mio meccanico?

Credo che la risposta sia semplice: la teoria, le conoscenze scientifiche, l'apparato strumentale della matematica. In particolare quest'ultima cosa, la conoscenza degli strumenti matematici, fa la differenza.

Mio zio non ha avuto la possibilità di studiare molto. Per professione e per passione faceva il tecnico. Gli oggetti più frequenti con cui aveva a che fare nel suo lavoro erano circuiti stampati che realizzavano varie funzionalità. Questo prima e durante la diffusione massiccia dei circuiti integrati nel mercato dell'elettronica. Una volta non so per quale motivo (ma spesso non c'erano veri motivi) mi parlava dei tempi di carica e scarica di un condensatore e di come secondo lui questo fenomeno avveniva. Ricordo di aver osservato con chiarezza che gli mancava il linguaggio matematico corretto e che questo gli impediva letteralmente di arrivare a descrivere con precisione il fenomeno. Ricordo anche che sì stupì molto quando con pochi passaggi gli scrissi l'andamento esatto della funzione di carica (è un semplice esercizio di fisica generale), che guarda caso dava risultati numerici in linea con i suoi "dati sperimentali". Non ci sarebbe potuto arrivare, non aveva gli strumenti matematici appropriati. Senza di essi la sua elettronica era monca, nonostante la sua curiosità e la sua passione. Togli il pezzo, metti il pezzo, comprane un altro, sostituiscilo. Armamentario che gli permetteva di risolvere brillantemente un gran numero di problemi ma che lo costringeva ad avere una conoscenza complessivamente modesta della sua materia.

La società ovviamente ha bisogno sia del meccanico sotto casa che del progettista della Ferrari, sia del tecnico che ripara un computer sia di chi progetta una qualsiasi tecnologia informatica (tra cui il computer). Ma quando si dice che in Italia la ricerca scientifica e tecnologica non è adeguatamente finanziata nonostante la sua importanza si parla dei secondi e non dei primi.

E' vero che la conoscenza dell'inglese è fondamentale nella società moderna, e indubbiamente i nostri bambini la dovranno coltivare, ma se puntiamo solo su quella un giorno potranno emigrare in un paese di lingua anglosassone per andare a vendere i panini al McDonald. Non possiamo diventare un paese di camerieri esterofili che comprano telefonini. La tecnologia del futuro la farà chi avrà coltivato le conoscenze matematiche (e scientifiche in generale), gli altri faranno gli operai della tecnologia o i semplici utilizzatori finali. Questo sta già succedendo.