lunedì 30 maggio 2016

Confirmation bias

La notizia era quella di un aumento significativo della mortalità in Italia registrato nell'ultimo anno. L'articolo che avevo sotto mano ne discuteva le possibili cause. Pur essendo un'analisi provvisoria partiva con l'individuare (attraverso varie fonti) la mortalità anomala come sostanzialmente localizzata tra la popolazione anziana e metteva in luce varie possibili cause concomitanti. Una delle più plausibili e che può aver determinato l'incidenza maggiore nella statistica di mortalità è quella della mancata vaccinazione di una buona fetta della popolazione anziana dovuta all'episodio del "caso Fluad" (il Fluad è un vaccino anti-influenzale normalmente in uso), risalente all'inizio dell'inverno 2014-2015, cominciato con una segnalazione di presunti decessi legati all'assunzione di Fluad e proseguito con il ritiro cautelativo di due lotti del vaccino ed un conseguente calo significativo delle vaccinazioni (complessivamente intorno al 30%). In seguito l'emergenza è completamente rientrata, il Fluad scagionato senza riserve ma la risonanza mediatica dell'evento aveva ormai fatto il suo effetto.

L'articolo inizialmente mi ha impressionato molto. La mia reazione (psicologica più che razionale) è stata quella di dire tra me e me: "urca! vedi quanto conta la vaccinazione anche su un'affezione di cui abbiamo solitamente una percezione di semplice malanno stagionale?". E' sicuro però che in questa mia prima reazione c'era un certo desiderio di trovare una conferma dell'importanza delle vaccinazioni in un momento in cui secondo me sono irrazionalmente attaccate da certe "correnti di pensiero" facilmente reperibili in Internet. Devo dire che in seguito sono stato in grado di analizzare con un po' più di razionalità questo episodio e di ridimensionarlo anche in conseguenza del fatto che oggettivamente l'articolo da cui sono partito faceva onestamente solo una serie di ipotesi e come tali le riportava. Tra l'altro ne faceva più d'una e alcune di esse riguardavano più che altro una corretta interpretazione dei dati e individuazione di cause, interessanti ma di varia natura, che amplificavano significativamente la fluttuazione di mortalità registrata. Insomma solo una frazione dei dati poteva essere attribuita all'episodio delle vaccinazioni e tutto sommato non c'era ancora niente di certo.

Ciò che mi ha fatto ulteriormente riflettere è che ho avuto il sospetto che su di me, almeno per un po', abbia agito quello che viene chiamato confirmation bias o pregiudizio di conferma, che mi era capitato di leggere poco tempo prima in un articolo de "Le Scienze" a proposito di come viaggiano le informazioni su Internet. L'articolo segnalava come i social media (e Internet in generale) nonostante si possano considerare una straordinaria opportunità di informazione sono spesso veicoli di una diffusione incontrollata di tesi complottiste e pseudoscientifiche. Gli studi riportati ne individuavano la causa nella tendenza (misurabile) a selezionare i contenuti per pregiudizio di conferma, che in pratica significa andare a leggere tutto e solo quello che non fa altro che confermare un qualche tuo pregiudizio o, più sottilmente, a leggere tutto reinterpretandolo attraverso questo tuo pregiudizio. Se sono in parte convinto di una certa tesi tenderò a trovare in rete informazioni che me la confermano e a trascurare le informazioni di segno opposto, agganciandomi progressivamente ad una rete di amicizie che coltiva le stesse convinzioni e che rinforza automaticamente le mie. Si crea così una dinamica il cui principale motore per la diffusione dei contenuti sembra essere proprio l'omofilia, che ha come effetto la polarizzazione degli utenti della rete e approda ad una sostanziale incomunicabilità tra i gruppi polarizzati. Questo significa che le famose attività di debunking ormai molto diffuse in rete nella maggior parte dei casi finiscono per essere quasi totalmente inutili, lavoreranno cioè solo a favore del gruppo già polarizzato dalla parte giusta.

E' vero, il mio personale episodio di confirmation bias è "dalla parte giusta", ma questo non mi pare poi tanto significativo, lo è più il fatto che in parte sia riuscito razionalmente a controllarlo. E gli strumenti di questo controllo sono tutti culturali, educativi. Cercare e saper riconoscere le fonti autorevoli, esercitare il senso critico e le capacità analitiche e razionali e farle prevalere su quelle emotive e psicologiche. Ed avere la capacità di rimettere in discussione qualunque tesi quando si riconosce una ragione per farlo.