martedì 31 ottobre 2017

Stereotipi sulla scuola secondaria

Quindi l'inglese è la conoscenza-chiave del nostro mondo e il latino non serve a niente. Questo è uno dei preconcetti più largamente diffusi tra le persone che hanno i propri figli al liceo. Di fronte a queste granitiche certezze è sempre bene vacillare un po', non si sa mai che oscillando si riesca a sporgere lo sguardo anche da qualche altra parte.

Ieri ho sentito un genitore di uno studente di prima liceo scientifico, frequentato anche da mio figlio, che lamentava alla preside e vicepeside, presenti ad una riunione di accoglienza dei genitori delle classi prime, la scelta, nel definire l'orario settimanale, di collocare le ore delle materie in inglese (per il cosiddetto Indirizzo Cambridge, oggi molto di moda) alla quinta e sesta ora della giornata. Ore troppo critiche e pesanti per metterle alla fine della mattinata, quando gli studenti cominciano ad essere stanchi. Un'esagerata attenzione alle materie in inglese, secondo me. La risposta è stata per un verso ovvia: stiamo parlando di orario normale e di normali materie curriculari, la pretesa di fare alla fine della mattinata solo materie "leggere" è piuttosto irragionevole. Per un altro verso la risposta è stata interessante: i docenti madrelingua del Cambridge sono talmente richiesti e questo tipo di formazione è utilizzata da talmente tanti istituti che alla fine sono loro (quelli del Cambridge) a dettare i vincoli su cui poi gli istituti costruiscono i complessi orari settimanali. Allora, dico io, meno male che hanno espressamente scelto le ultime ore della mattinata, almeno prima fanno un po' di italiano e latino.

Durante il periodo della scelta del tipo di scuola, che parte grosso modo all'inizio della terza media e finisce a febbraio con le preiscrizioni, scelta coadiuvata da una serie di cosiddetti Open Day dei vari istituti in giro per la città, in cui ogni istituto pubblicizza la propria "offerta formativa" con diffusione di vero e proprio materiale marketing, ho appreso che attualmente esistono due tipi di liceo scientifico: quello cosiddetto tradizionale e quello chiamato scientifico-tecnologico. La differenza, che poteva non apparire molto chiara osservando il materiale marketing, veniva in realtà volgarizzata ma sintetizzata molto bene dai genitori stessi, che chiamavano il primo "liceo con il latino" e il secondo "liceo senza latino". Non risultava ben chiaro quale fosse l'alternativa allo studio del latino (una non ben precisata "informatica", un'altra di quelle parole magiche che svegliano il bisogno di idee stereotipe) ma non sembrava essere così importante, la distinzione tra le due tipologie di liceo era "per differenza". Togliersi dalle scatole una materia considerata inutile a fronte di qualsiasi altra cosa, un po' come si fosse trattato dell'ora di religione cattolica. Una soluzione che non ho preso neppure in considerazione.

Tempo fa parlando con amici viene fuori una frase, il cui scopo era di mettere a confronto l'inutile studio del latino con l'utile studio della matematica, che andrebbe scolpita da qualche parte come un monito. Recitava grosso modo così: "La versione di latino non si capisce mai con sicurezza come va fatta, puoi interpretare la traduzione in modo completamente sbagliato, se vai fuori strada è un disastro, non c'è un meccanismo certo di traduzione, è tutto troppo suscettibile di interpretazione. La matematica invece ha delle regole precise, se le segui arrivi al termine dell'esercizio, non ti puoi sbagliare". Mi pare la migliore motivazione possibile per incoraggiare (e giustificare) lo studio del latino e in generale delle lingue classiche, cosiddette "morte". Ma chi sarebbe il "morto" in questi casi?