sabato 28 febbraio 2009

Due riflessioni su una mostra

Oggi sono stato a vedere la mostra organizzata al Palazzo delle Esposizioni per il bicentenario della nascita di Charles Darwin. Si tratta di una mostra che ripercorre le tappe salienti della vita professionale del grande scienziato inglese, allestita veramente bene, con dei testi scritti molto chiari e interessanti.

Quello che ho visto mi ha ispirato due osservazioni, che appunto subito in questo blog:

1. Esistono delle persone che riescono nella loro vita a conservare quella libertà di pensiero necessaria a produrre cose estremamente originali. Credo che Darwin sia una di quelle. La sua carriera scolastica è incerta, frammentaria. La sua passione per le scienze naturali è invece intensa, costante, presente sin da giovane. La sua formazione risulta essere dunque fortemente autodidatta e sviluppata in modo equilibrato sia sui libri che "sul campo". Si imbarca per cinque anni in una nave per studi oceanografici proprio nel momento in cui avrebbe dovuto cominciare a costruire la sua carriera. Segue la propria passione con grande intuito, evitando di incanalare quest'ultimo in percorsi di studio troppo ortodossi. Io credo che questa "freschezza" sia quasi sempre indispensabile per costruire nuove conoscenze in qualsiasi campo. La scuola e le strutture educative in genere rischiano sempre un'eccessiva irregimentazione del pensiero.

2. La storia della vita sulla terra, così come è stata in buona parte ricostruita dalla scienza a partire dalla fondamentale idea di Darwin fino ad oggi, è secondo me di gran lunga più affascinante di qualsiasi mito della creazione che l'uomo abbia mai immaginato.

sabato 21 febbraio 2009

Charles Darwin, anniversario

Duecento anni fa (1809) nasceva Charles Darwin, centocinquanta anni fa (1859) veniva pubblicato il suo libro più famoso, "L'Origine delle Specie", che conteneva una delle idee più importanti della storia della Scienza, destinata ad avere uno sviluppo scientifico eccezionale e un impatto decisivo anche sul piano filosofico.

Ai giorni nostri il Darwinismo mostra livelli di penetrazione diversi nella società.

Nella Scienza attuale esso è arrivato a diventare un paradigma essenziale per l'interpretazione del mondo vivente, così come la Relatività Generale lo è diventata per l'interpretazione dell'Universo. Sulle idee di Darwin si è costruita gran parte della biologia moderna, molti dei suoi importanti successi ottenuti nel ventesimo secolo sarebbero impensabili senza la cornice interpretativa del darwinismo, anzi, addirittura intere branche della biologia (come ad esempio la genetica) probabilmente non sarebbero mai sorte.

La tecnologia ha già fatto un uso massiccio delle idee di Darwin, ad esempio nello sviluppo di nuovi farmaci e di nuove terapie mediche, nelle tecniche di diagnosi e prevenzione basate sullo studio del DNA, nello studio delle diffusioni dei virus e in generale di microorganismi patogeni nelle popolazioni animali e umane. Come spesso avviene il progresso tecnologico ha seguito con un certo ritardo quello più strettamente scientifico, ma in questa fase storica è forse proprio la tecnologia del vivente, o biotecnologia, a fare passi da gigante, spesso in direzioni che hanno anche importanti ricadute nella sfera dell'etica (si veda infatti il concomitante sviluppo della bioetica).

Un livello di penetrazione decisamente inferiore sembra registrarsi nell'ambito più generale della cultura. Gli argomenti tipici dell'evoluzione biologica, sebbene apparentemente molto meno astrusi di tanti altri argomenti scientifici, non sembrano molto assimilati dalla cultura media della nostra società, anzi, buona parte dell'opinione pubblica anche colta li rifiuta, o al massimo li ignora. Ancora peggio per quanto riguarda tutte le profonde implicazioni anche filosofiche che da queste idee inevitabilmente conseguono. Il Darwinismo non fa ancora parte del nostro DNA culturale.

Forse tutto ciò vale in buona parte per tutta la scienza, come giustamente sostiene Jacques Monod: "Nell'arco di tre secoli la Scienza, fondata sul postulato di oggettività, ha conquistato il suo posto nella società: nella pratica ma non nelle anime". Il Darwinismo però, più che altre grandi teorie scientifiche, mostra secondo me in modo particolarmente evidente questo scollamento tra pratica (tecnologia) e anime (cultura). Sean B. Carroll lo spiega molto bene: "Giurie e giudici si basano sul DNA per determinare la libertà o la detenzione, la vita o la morte, di migliaia di persone. E apparentemente la totalità dei cittadini americani è a favore di questa innovazione. Eppure nell'opinione pubblica circa la metà o più dei cittadini americani dubita ancora o nega recisamente la realtà dell'evoluzione biologica. E' evidente che ci sono più familiari le applicazioni del DNA che le sue implicazioni".

venerdì 13 febbraio 2009

Veritas e Caritas

Tempo fa mi è capitato di andare ad assistere ad uno spettacolo teatrale che rievocava la figura storica di Giordano Bruno. Oltre alla rievocazione delle tragiche vicende di questo personaggio lo spettacolo conteneva un interessante inquadramento storico di ampio respiro che arrivava alle questioni di attualità, in particolare toccando anche il tasto dolente del problema della laicità dello Stato nel nostro paese e del suo travagliato rapporto con la Chiesa Cattolica. In questo contesto sono state proiettate sul fondo della scena alcune significative dichiarazioni di Gustavo Zagrebelsky (ex-Presidente della Corte Costituzionale e docente di giustizia costituzionale a Torino), una delle quali mi ha particolarmante colpito perchè l'ho trovata molto vicina all'idea che nel corso degli anni mi son fatto del Cattolicesimo.

Secondo Zagrebelsky il Cattolicesimo (o forse più in generale il Cristianesimo) mostra due atteggiamenti molto diversi e spesso molto distanti tra loro, ma che sostanzialmente convivono da un certo punto della sua storia in poi, mantenendosi inalterati fino ai giorni nostri. Li chiama Veritas e Caritas. La Veritas è tutta quella parte del Cristianesimo incentrata sul Dogma, la Caritas è l'altra faccia dello stesso Cristianesimo incentrata sull'Uomo. Facile a capirsi, e per me anche facile capire quale dei due atteggiamenti si concilia meglio con una società laica e democratica, apportando a quest'ultima anche un importante contributo sul piano dei valori. Purtroppo mi sembra anche evidente quale atteggiamento sia attualmente più considerato dal Vaticano.

E' un'osservazione semplice e schematica che offre un'interessante chiave di lettura dell'attualità. Un esempio di queste due facce potrebbe essere il seguente:

VERITAS: "La vita va tutelata sempre, dal concepimento alla sua fine naturale" (Papa Benedetto XVI), il baricentro di questa famosa frase, detta e ridetta dal Papa e rilanciata a più riprese dalle gerarchie cattoliche e dalla stampa, è l'idea astratta di vita;

CARITAS: "Le nuove tecniche che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona" (Cardinale Martini), il baricentro di questa frase è l'idea concreta di persona.