domenica 14 ottobre 2018

Complessità e consumo

Tempo fa ho scritto un post in cui sostanzialmente osservavo che il compito della scuola sarebbe quello di mettere in condizioni di affrontare, analizzare e comprendere situazioni complesse, di qualunque natura, da un testo letterario ad un'espressione matematica, da un quadro o un brano musicale ad un argomento scientifico, da una versione di latino ad un problema di fisica, da un periodo storico ad un argomento filosofico, e così via. L'ho scritto perché certe volte non mi sembra così scontato come dovrebbe essere.

Forse la nostra società si sta sviluppando in forme sempre più complesse e difficili da analizzare e comprendere, le generazioni future sono sempre più messe di fronte a questioni di difficile decifrazione. Forse il tasso di sviluppo di certe tecnologie determina dei cambiamenti così veloci da rendere difficile la possibilità di costruire in tempi adeguati gli strumenti concettuali adatti per saperli gestire.

Fatto sta che qualche volta ho l'impressione che abbiamo perso o stiamo progressivamente perdendo le capacità di comprendere il mondo che ci circonda. E la cosa ancora peggiore è che oltretutto mi sembra che sia sempre più importante non tanto capire il mondo ma consumarlo. La società dei consumi non è così interessata ad avere cittadini che si impegnino e perdano troppo tempo a capire le cose. E' invece molto più interessata ad avere cittadini che "ciuccino" il maggior numero di cose possibili, in maniera veloce, semplice e diretta, senza pensarci su troppo. E allo stesso tempo è anche interessata ad avere cittadini che producano (di tutto) in modi sempre più veloci. In questo i computer ci danno un grande aiuto, sia per la velocità con cui operano che per la loro capacità di riutilizzare materiali e standardizzare procedure.

Il consumismo ha la necessità di darci le cose in forma predigerita, non può attendere le nostre riflessioni. E' necessario che l'oggettiva complessità del mondo sia mascherata o sostituita da qualcosa di più semplice. Le forme trite e ritrite dell'industria culturale dominante sono un esempio illuminante.

Il messaggio credo che sia chiaro: oltre un certo livello non è più conveniente capire. Almeno per la maggior parte di noi.