giovedì 10 gennaio 2019

Violenza negli stadi

Perchè ogni volta che si verifica un episodio di violenza in relazione ad una qualche partita, ci si affretta sempre a dire che la violenza negli stadi non c'entra niente con il calcio? Non mi pare proprio. Non ho capito se questa affermazione contiene un'ipocrisia o un desiderio, probabilmente entrambi. Io credo invece che c'entri eccome, almeno con il calcio così come lo conosciamo da decenni. E forse invece di continuare a dire che calcio e violenza negli stadi sono due cose distinte e non dipendenti l'una dall'altra, che tifosi e violenti non c'entrano nulla gli uni con gli altri, converrebbe ammettere il contrario e riflettere un po' meglio sul perchè.

Ma forse c'è anche poco da riflettere. Il calcio spesso purtroppo riempie i vuoti delle persone offrendo uno spettacolo semplice dove si possono facilmente trasferire gli istinti aggressivi e bellicosi che abbiamo. Se si ha l'occasione di conoscere altre cose sostanziose nella vita il calcio finirà per occupare il giusto posto altrimenti è un guaio.

Poi il calcio come si sa è un grande business, e questo secondo me fa rientrare le questioni della violenza nei costi generali e "fisiologici" di questo business. E' per questo che l'affermazione che la violenza negli stadi non c'entra nulla con il calcio mi sembra un'ipocrisia. E' sensato pensare di eliminare i fenomeni violenti da questo calcio? Sarebbe bello, ma è realisticamente possibile? Ovviamente il tutto senza toccare il calcio così com'è.

Il calcio è uno spettacolo di grandi numeri. Tantissimi soldi, tantissima popolarità, tantissimo tempo speso a guardarlo. Troppo. Non ha eguali con nessun altro sport, almeno in Italia. Secondo me gli altri sport, anche quelli di squadra che somigliano molto al calcio, hanno una sola differenza importante rispetto a quest'ultimo: sono decisamente meno popolari, meno diffusi, e fruiti in media in modo molto meno assiduo (questo è importante). Ed è ovvio che questa differenza è una diretta conseguenza del grado di sfruttamento commerciale che solo il calcio subisce in così grande misura.

Se si considera il calcio come fenomeno sociale in tutte le sue caratteristiche e tutte le sue conseguenze senza separare artificialmente il fenomeno puramente sportivo, ché so' boni tutti ma non serve a niente se non a tranquillizzare le coscienze degli appassionati, si possono distinguere (come credo per tutti i fenomeni sociali) due atteggiamenti diversi, uno di sinistra e uno di destra.

Quello di sinistra non digerisce bene il fatto che la società in cui vive sia costituita da tanta povera gente che vive di calcio perché sostanzialmente per varie ragioni non può vivere di molto altro, e che proprio per questo una parte di loro (prevalentemente giovani) trovino negli stadi l'alfa e l'omega della loro vita e quindi anche in alcuni casi la loro morte. Cioè tende a riconoscere nel calcio i riflessi di problemi sociali. Lo inquadra come metafora dello sfruttamento dei ricchi sui poveri. E quindi ne dovrebbe voler cambiare le logiche di fondo. Lo sa che è un'utopia.

Quello di destra vive forse un po' più tranquillo. La profonda disparità di ricchezze e di mezzi che esprime lo spettacolo calcistico tra chi sta in campo e chi sta negli spalti (a parte le tribunette dei vip) è una fisiologia della società, su cui non c'è una vera necessità di intervento. Certamente la violenza è sempre inaccettabile e in tutti i casi và condannata e contrastata, ma sotto sotto lo sa che è pure un po' inevitabile, l'unica cosa che si può fare è cercare di contenerla per quanto possibile senza stravolgere nulla, senza modificare strutturalmente nulla. Sarebbe appunto un'utopia insensata e non necessaria.

Ma alla fine è pur vero che entrambi sono tifosi di calcio. Di questo calcio, fatto di fuoriclasse comprati in tutto il mondo, di partite ormai quasi quotidiane, di dibattiti infiniti su tutti i media. Troppo faticoso cambiarlo, forse impossibile. Ed è troppo divertente. Dunque ci si accontenta di qualche palliativo ogni tanto, qualche critica ipocrita, qualche dibattito scandalizzato, qualche richiamo alla pacifica convivenza civile in nome di questo bellissimo sport. Una pantomima che avviene regolarmente da decenni a 'sta parte.

Oh, l'importante è che il calendario delle partite venga comunque rispettato.

NOTA: un furbo come Matteo Salvini, nostro attuale Ministro degli Interni e vice-Primo Ministro, tutto questo lo sa molto bene (è un tifoso pure lui, questo gli torna utile) e si regola di conseguenza, fa proseguire regolarmente il campionato perché non si possono mica penalizzare i tanti bravi cittadini tifosi togliendo loro lo spettacolo più bello. E così aumenta ancora il suo già largo consenso.