martedì 28 ottobre 2014

Istruzione: libertà o potere?

Una delle discussioni che vengono fuori tra amici della nostra età, padri e madri di bambini che vanno a scuola, è quello di poter assicurare ai propri figli una buona educazione scolastica. Le alternative che finiscono sul tavolo della discussione è se convenga continuare a ricorrere alla scuola pubblica o optare per la scuola privata. Il punto di partenza è ovviamente lo stato precario in cui versa molta scuola pubblica, la scarsità cronica dei mezzi didattici, il personale insufficiente, ecc. Da questo punto di vista il privato garantisce migliori ambienti, strumentazione didattica all'avanguardia, laboratori attrezzati, palestre degne di questo nome. E una solida preparazione (si studia tanto). Inoltre assicura al genitore apprensivo un "ambiente controllato".

Il punto però è: che cosa è una buona educazione scolastica? Quali sono i suoi ingredienti principali? E soprattutto quali sono i suoi obiettivi? Credo che queste siano le domande fondamentali che un genitore dovrebbe farsi prima di scegliere.

Io credo che almeno in Italia (devo specializzare al nostro paese per evitare generalizzazioni approssimate e scorrette) la scuola privata si identifichi con una istruzione elitaria. I mezzi didattici moderni, efficienti e funzionanti, perfino le cose che si studiano, sono semplicemente un contorno, non l'essenza del discorso. In tal senso il concetto di ambiente controllato è già più significativo. Certamente risponde all'esigenza di molti genitori di proteggere i loro figli da un ipotetico mondo esterno ostile e pericoloso; un concetto di educazione già discutibile di per sé.

Ma l'obiettivo educativo più o meno esplicito secondo me è un altro, e ben più significativo. E' quello di tentare di far entrare il proprio figlio (a suon di soldi) in un circuito sociale chiuso, selezionato, dove si assicurano solo certe frequentazioni, dove si ha la possibilità di entrare in contatto con ambienti che contano più della media. L'istruzione insomma è concepita in buona parte come il viatico per accedere a posizioni di potere (e spesso proprio in questi ambienti possono facilmente maturare meccanismi tutt'altro che meritocratici).

Io mi trovo completamente in disaccordo con questa concezione dell'istruzione scolastica, quindi non posso fare la scelta della scuola privata, indipendentemente dalle mie condizioni economiche. Per me l'istruzione, e la cultura personale che contribuisce a formare, è sempre una conquista di libertà, con il potere (che tra l'altro non mi interessa) dovrebbe entrarci ben poco.

Nota: tra l'altro in Italia la quasi totalità della scuola privata è in mano ad istituti religiosi, cioè esattamente a strutture di potere.

sabato 4 ottobre 2014

Debunking sui vaccini

Interessante l'argomento del collegamento tra l'autismo e le vaccinazioni sollevato qualche tempo fa attorno ad un tavolo tra amici. Può essere innocentemente presentato così: esiste la possibilità non ancora accertata che alcune vaccinazioni, soprattutto se fatte un po' in ritardo, sviluppino l'autismo nel bambino. Qualche episodio nell'esperienza di alcuni dei commensali sembra corroborare questa tesi. Ovviamente se fossi un genitore con un bambino da vaccinare questo fatto mi metterebbe inevitabilmente in allarme, indipendentemente dalla fondatezza degli argomenti (e questo è significativo per quello che sto per scrivere).

Avendo invece già abbondantemente passato questo momento della mia vita (fortunatamente senza conseguenze negative) ascolto con interesse rilassato, e poichè mi sorge subito spontaneamente un certo scetticismo comincio a domandarmi come potrei fare per verificare al meglio possibile la fondatezza di una cosa del genere.

Ovviamente esiste Internet, questa non è una cosa da poco. Ma si sa che Internet è un mare dove può venire a galla di tutto. Servono dei criteri per informarsi (nel futuro sarà questa la principale differenza tra una persona colta e una ignorante). In questo caso come mi muovo? Quali dovrebbero essere i criteri della navigazione? Mi sembra di poterne individuare abbastanza chiaramente almeno due.

Il primo è la plausibilità dell'argomento. Se c'è da mettere insieme un effetto ad una possibile causa il collegamento va argomentato al meglio possibile e non buttato là tanto per dire. Questo è stato anche l'aspetto che mi ha fatto sorgere al momento in cui se ne parlava un certo scetticismo. Perchè un vaccino dovrebbe causare un problema come l'autismo? E' importante fare delle ipotesi chiare di collegamento logico tra le due cose. Parlare vagamente di un contenuto di mercurio nei preparati per le vaccinazioni è secondo me decisamente troppo poco. E' chiaro che in assenza di conoscenze anche vaghe sui meccanismi che provocano l'autismo l'altro strumento importante è la correlazione statistica. C'è o non c'è? Si noti che il collegamento è difficile e subdolo in quanto tipicamente la diagnosi di autismo guarda caso viene fatta prevalentemente proprio nel periodo delle vaccinazioni. Comunque stiamo parlando di una pratica sanitaria presente in maniera diffusa nei paesi occidentali fin dagli anni sessanta. Ci sono evidenze di un insolito aumento dell'incidenza dell'autismo in queste popolazioni a partire da quegli anni? I dati nel caso non dovrebbero mancare.

Il secondo criterio è ovviamente quello dell'autorevolezza delle fonti. Stiamo parlando di studi scientifici? Bene, la Scienza ha una sua comunità ufficiale, ha i suoi canali ufficiali di informazione, ha i suoi meccanismi interni di controllo delle affermazioni fatte che provengono proprio dall'applicazione del metodo scientifico.

Stabiliti i criteri di orientamento la navigazione su Internet non è poi così difficile. I risultati sembrerebbero essere abbastanza chiari. La questione di effetti collaterali gravi portati dalle vaccinazioni (in particolare l'autismo) ha il suo inizio in una serie di ricerche condotte da un certo Andrew Wakefield che in seguito si sono rivelate inesatte e addirittura falsate dall'autore. Non sembra esistere nessun altro studio scientifico che confermi una correlazione tra vaccini e autismo. Se ne trovano invece abbastanza facilmente di segno contrario (cioè che questa correlazione la escludono statisticamente). In compenso l'argomento è abbondantemente analizzato, criticato e sbugiardato da numerosi siti di debunking, compreso il CICAP. Le statistiche che mettono in evidenza l'aumento dell'autismo sembrano in realtà ragionevomente interpretabili come un aumento della sua diagnosi, cioè come una nostra migliorata capacità di riconoscerlo (un po' come l'aumento recente dell'alzheimer è in realtà dovuto ad un progressivo aumento dell'età media e dunque del periodo senile, quello a rischio maggiore di malattia). Le motivazioni che si danno del fatto che gli argomenti contro i vaccini nonostante tutto rimangano a galla sono interessanti: fanno leva su allarmismi che attecchiscono molto facilmente nei genitori, alimentano in tutto il mondo cause di risarcimento, sfruttano la sensazione sbagliata che i vaccini di fatto non siano utili (e ci riescono tanto meglio quanto più i vaccini si sono dimostrati storicamente efficaci).

Una navigata che comincia da qualche improbabile articolo sui vaccini che provocano l'autismo e prosegue nei vari forum e links suggeriti da questi ultimi porta rapidamente a far concludere che i vaccini avvelenano i bambini, che la scomparsa delle malattie infettive non dipende da essi e che la pratica della vaccinazione serve solo ad ingrassare le case farmaceutiche. Tutto sommato anche un'esperienza così estrema mi pare istruttiva.