giovedì 7 ottobre 2010

Anniversario

Quarant'anni fa moriva mio padre.
In un modo un po' sfortunato. Come succede a tanti, ma era mio padre.

Pochi i ricordi, e vaghi. Quattro anni e mezzo non sono molti.

A passeggio con lui, in qualche strada vicino casa. Mi dà il dito indice, anzichè la mano.

In camera da letto, a giocare a tirarsi la palla, io e mio fratello in piedi sul letto e lui davanti a noi ad evitare che la palla faccia troppi danni. La voce di mia madre preoccupata dalla cucina.

Lui sul letto sdraiato supino, il solito pigiama, io a cavalcioni sulla sua pancia, a saltellare.

In un prato, non so dove, un grosso tubo di cemento abbandonato. Lui mi dice di passarci attraverso. Io ci provo, mi trovo faccia a faccia con una lucertola e lancio un urlo. Ride.

Papà che arriva con la macchina nuova (una Fiat 128, bianca), sorridente. Parcheggia davanti casa, io lo guardo dal balcone.

Le mie urla sulla tromba delle scale trattenuto dalla mamma mentre mio padre e mio fratello più grande scendono per andare al cinema, la prima volta al cinema. Sala: Royal. Film: "Per un pugno di dollari".

Di nuovo papà che scende le scale e mi saluta per andare ad una delle gite aziendali (Parigi, Tunisi). I souvenir che ci riportava: la Torre Eiffel su un piedistallo di marmo, cammelli di finta pelle.

Al paese dei miei nonni materni, sul piazzaletto davanti casa. Lui mi prende in giro perchè ho paura dei cani e mi tengo alla larga da Morina, il cane nero della cugina di mia madre. L'accarezza e ci parla, gli parla di me che ho una paura insensata.

Papà torna a casa e porta un registratore a bobine, nuovo nuovo, nero e argento, un Grundig. C'è anche il microfono per registrare la nostra voce (lo faremo dopo, senza di lui, tante volte). Lui ci registra il festival di San Remo, edizione 1970. Io non posso toccarlo.

Il rientro a casa con il nuovo fratellino appena nato. La mamma con un giacchettino celeste che mi pareva bellissimo. Tutti sorridenti.

Papà che sta male, non riesce ad alzarsi ma non vuole farsi aiutare dal fratello, non so perchè. La mamma mi chiede di andare a richiamare lo zio, scappato nell'appartamento della nonna. Ci vado, lo trovo piangente. Non capisco. Mi dice che tra un minuto viene.

Il bacetto a papà, prima che lo chiudano.

Il rientro dal funerale, sdraiato sul letto di mio zio, stanchissimo. Incredibilmente stanco.

Anni e anni quasi tutte le domeniche al cimitero monumentale del Verano. La preghiera davanti alla tomba, alla sua foto. La foto di mio padre, fatta da giovane, ai tempi del suo matrimonio. Non come me lo ricordavo io: un po' più maturo, più appesantito, con meno capelli. Un ricordo sempre più vago, settimana dopo settimana.

Sforzi di memoria (e di immaginazione), per questo anniversario.