sabato 21 febbraio 2009

Charles Darwin, anniversario

Duecento anni fa (1809) nasceva Charles Darwin, centocinquanta anni fa (1859) veniva pubblicato il suo libro più famoso, "L'Origine delle Specie", che conteneva una delle idee più importanti della storia della Scienza, destinata ad avere uno sviluppo scientifico eccezionale e un impatto decisivo anche sul piano filosofico.

Ai giorni nostri il Darwinismo mostra livelli di penetrazione diversi nella società.

Nella Scienza attuale esso è arrivato a diventare un paradigma essenziale per l'interpretazione del mondo vivente, così come la Relatività Generale lo è diventata per l'interpretazione dell'Universo. Sulle idee di Darwin si è costruita gran parte della biologia moderna, molti dei suoi importanti successi ottenuti nel ventesimo secolo sarebbero impensabili senza la cornice interpretativa del darwinismo, anzi, addirittura intere branche della biologia (come ad esempio la genetica) probabilmente non sarebbero mai sorte.

La tecnologia ha già fatto un uso massiccio delle idee di Darwin, ad esempio nello sviluppo di nuovi farmaci e di nuove terapie mediche, nelle tecniche di diagnosi e prevenzione basate sullo studio del DNA, nello studio delle diffusioni dei virus e in generale di microorganismi patogeni nelle popolazioni animali e umane. Come spesso avviene il progresso tecnologico ha seguito con un certo ritardo quello più strettamente scientifico, ma in questa fase storica è forse proprio la tecnologia del vivente, o biotecnologia, a fare passi da gigante, spesso in direzioni che hanno anche importanti ricadute nella sfera dell'etica (si veda infatti il concomitante sviluppo della bioetica).

Un livello di penetrazione decisamente inferiore sembra registrarsi nell'ambito più generale della cultura. Gli argomenti tipici dell'evoluzione biologica, sebbene apparentemente molto meno astrusi di tanti altri argomenti scientifici, non sembrano molto assimilati dalla cultura media della nostra società, anzi, buona parte dell'opinione pubblica anche colta li rifiuta, o al massimo li ignora. Ancora peggio per quanto riguarda tutte le profonde implicazioni anche filosofiche che da queste idee inevitabilmente conseguono. Il Darwinismo non fa ancora parte del nostro DNA culturale.

Forse tutto ciò vale in buona parte per tutta la scienza, come giustamente sostiene Jacques Monod: "Nell'arco di tre secoli la Scienza, fondata sul postulato di oggettività, ha conquistato il suo posto nella società: nella pratica ma non nelle anime". Il Darwinismo però, più che altre grandi teorie scientifiche, mostra secondo me in modo particolarmente evidente questo scollamento tra pratica (tecnologia) e anime (cultura). Sean B. Carroll lo spiega molto bene: "Giurie e giudici si basano sul DNA per determinare la libertà o la detenzione, la vita o la morte, di migliaia di persone. E apparentemente la totalità dei cittadini americani è a favore di questa innovazione. Eppure nell'opinione pubblica circa la metà o più dei cittadini americani dubita ancora o nega recisamente la realtà dell'evoluzione biologica. E' evidente che ci sono più familiari le applicazioni del DNA che le sue implicazioni".

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