mercoledì 26 agosto 2009

Il salto ontologico

Come fa il papa a dire che in natura l'uomo costituisce un salto ontologico? Per un uomo di fede cattolica ovviamente la risposta può essere semplicemente "ce lo dice Gesù nel suo Vangelo".

A parte il fatto che la natura trascendente dell'uomo è dichiarata da un uomo a cui chi ha fede attribuisce una natura trascendente (l'argomento appare un po' circolare, ma forse sono stato un po' sbrigativo) tutto ciò è appunto valido per i credenti. Però da quanto ho capito la considerazione del papa è rivolta a tutti, ed è questo che rende l'affermazione interessante. Questo salto ontologico dovrebbe essere evidente a tutti, credenti e laici. L'uomo avrebbe, come essere vivente, un posto particolare (privilegiato) nella natura.

Questo aspetto filosofico, centrale nella visione cattolica (e forse in qualunque religione), è in diretto contrasto con quello che emerge dalle attuali conoscenze scientifiche sul vivente, tutte incentrate sul paradigma dell'evoluzione biologica di tipo Darwiniano. Ed è forse per questo che tra Chiesa Cattolica e Darwinismo non corre affatto buon sangue.

Il Darwinismo, spesso largamente frainteso nei suoi aspetti scientifici quanto nei suoi riflessi filosofici, non nega affatto la specificità della specie umana (il posto particolare) quanto invece l'atteggiamento antropocentrico che abbiamo nei confronti di questa specificità (il posto privilegiato). La nostra è una specificità che deriva direttamente dalla contingenza storica (siamo unici e non ripetibili) ma che proprio per questo non ha nessun carattere di eccezionalità e di privilegio, almeno non ce l'ha rispetto alla specificità di qualsiasi altra specie vivente presente o passata. Noi abbiamo un posto particolare (non privilegiato) nel mondo nè più nè meno di quanto non ne abbia qualsiasi altro essere vivente. Questa è una visione che emerge in modo quasi naturale dallo stato attuale delle nostre conoscenze.

Un pensiero laico non può prescindere da queste considerazioni.

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