martedì 25 agosto 2009

Rocco Petrone

Il 16 luglio di 40 anni fa il gigantesco razzo vettore Saturno V, 111 metri di altezza, partiva dalla rampa 39 del Kennedy Space Center di Cape Canaveral per portare i primi uomini sulla luna. L'evento (e soprattutto il suo relativo esito, lo sbarco sulla luna, avvenuto 4 giorni dopo, il 20 luglio 1969) nello scorso mese di luglio è stato commemorato in vari modi, alcuni più interessanti altri meno. Per parte mia ho "festeggiato" l'anniversario scoprendo una figura veramente emblematica di questa vicenda: Rocco Petrone.

Tempo fa mi è capitato per le mani gironzolando tra gli scaffali di una libreria di Firenze, e l'ho subito acquistato, un piccolo libro scritto da Renato Cantore dal titolo "La tigre e la luna. Rocco Petrone. Storia di un italiano che non voleva passare alla Storia". E' il racconto dell'incredibile (per quei tempi) impresa dell'allunaggio attraverso l'altrettanto incredibile impresa di uno dei suoi principali artefici.

La storia ha inizio a Sasso di Castalda, piccolo paese lucano in provincia di Potenza, con la decisione dei coniugi Petrone di lasciare definitivamente la loro poverissima terra e tentare la fortuna negli Stati Uniti, come avevano già fatto in molti da quelle parti in quegli anni. Entrambi giovanissimi, entrambi sprovveduti, senza nè arte nè parte (la donna addirittura analfabeta). La storia termina circa quaranta anni dopo con la partenza della missione Apollo 11, una spaventosa macchina organizzativa messa in piedi e fatta funzionare alla perfezione dal suo primo responsabile, Rocco Petrone, uno dei figli di quella giovane coppia di emigranti! In mezzo il racconto di come un ragazzo di talento sia arrivato, cominciando a vendere ghiaccio per pagarsi gli studi, a diventare il direttore dei lanci del programma Apollo.

Le cose che più mi hanno colpito di questo bel racconto sono due tratti della società americana che ne costituiscono altrettanti punti di forza e che purtroppo secondo me sono entrambi pressochè inesistenti nella società italiana. Cercherò di descriverli brevemente.

1. Nell'impresa dell'Apollo 11 non è solo l'aspetto tecnico che impressiona, è anche quello puramente organizzativo ad avere caratteristiche fuori dal comune. Ad esempio la checklist di controllo per il lancio del Saturno V, che veniva controllata e ricontrollata durante il conto alla rovescia dalle decine di tecnici (sotto il coordinamento di Rocco Petrone) che affollavano la fire room fino all'ultimo secondo dal lancio, era costituita da trentamila pagine! Il Saturno V era il risultato dell'assemblaggio di circa sei milioni di pezzi, forniti da una moltitudine di società sparse negli Stati Uniti! Nel periodo di massima attività del progetto, pochi mesi prima del lancio dell'Apollo 11, sulla rampa di lancio era pronto il razzo dell'Apollo 9, quello dell'Apollo 10 era in fase di check-out, e quello dell'Apollo 11 entrava in fase di assemblaggio! Gestire un progetto di così alta complessità tecnologica con il grado di affidabilità richiesto e con i tempi imposti da quelle esigenze politiche di carattere strategico che ben conosciamo è una cosa che richiede uno sforzo organizzativo veramente inverosimile (questo è anche uno degli argomenti utilizzati da chi sostiene che lo sbarco sulla luna in realtà non c'è mai stato).
In Italia una capacità organizzativa del genere, per un progetto simile o per un qualsiasi altro progetto, non riesco neppure ad immaginarla, nè in quegli anni nè attualmente.

2. Rocco Petrone è l'esempio di un cittadino americano che parte alla nascita in condizioni di estrema povertà e oggettivo svantaggio sociale, e nel corso della sua vita riesce a raggiungere posizioni estremamente rilevanti nella società. Una cosa del genere, il cosiddetto "sogno americano", è possibile solo in virtù della grande capacità della società americana di riconoscere e valorizzare il merito e il talento di chiunque lo manifesti.
Nella società italiana questa è stata ed è tuttora una cosa impossibile, non tanto perchè la società italiana non sappia riconoscere il merito e il talento ma quanto per il fatto che non li sa (o non li vuole) valorizzare. Di esempi che confermano questo fatto se ne potrebbero fare a volontà, la cosiddetta "fuga dei cervelli" è solo la classe di esempi più in vista.

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