lunedì 3 maggio 2010

Ipazia

Dall'uscita del film Agorà nelle sale italiane, nel giro di pochi giorni si sono moltiplicate le pagine su Internet che parlano di Ipazia: matematica, astronoma e filosofa alessandrina del IV-V secolo, martire laica del fondamentalismo cristiano. Si possono trovare informazioni interessanti ad esempio nell'enciclopedia delle donne, sul sito di Silvia Ronchey, su quello di Micromega e ovviamente su Wikipedia. Nuova spinta nelle librerie ha ricevuto il libro di Petta e Colavito ("Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo"), uscito ormai un anno fa.

A me della vicenda di Ipazia hanno colpito soprattutto tre cose:

1. Si tratta effettivamente di un episodio di circa 15 secoli fa, ma nonostante ciò è molto significativo e istruttivo che in questo caso la comunità cristiana abbia espresso lo stesso fondamentalismo religioso di alcune frange attuali dell'islam, e si sia macchiata di atti terroristici (come quello dell'uccisione brutale di Ipazia) analoghi a quelli di cui si macchiano oggi i loro "colleghi" musulmani. Ancora più significativo è il comportamento della chiesa cattolica in tempi moderni relativamente a questo episodio: nonostante mi sembra di aver capito che la storiografia sia abbastanza concorde nell'attribuire a Cirillo (vescovo di Alessandria a partire dal 412) la responsabilità dell'assassinio di Ipazia, nonchè un comportamento persecutorio sia nei confronti degli ebrei che dei pagani, questo vescovo viene proclamato santo e dottore della chiesa da Leone XIII nel 1882. Più tardi Pio XII gli dedica un'enciclica ("Orientalis Ecclesiae, S. Cirillo di Alessandria nel XV centenario della morte", 9 aprile 1944), in cui lo definisce "luminare di cristiana sapienza" e "atleta di apostolica fortezza" che "si adoperò per richiamare sul retto sentiero della verità i fratelli erranti". Infine Benedetto XVI lo celebra il 3 ottobre 2007 in un' udienza generale in Piazza S. Pietro. In nessuno di questi casi si fa cenno all'episodio oscuro dell'assassinio di Ipazia.

2. In questi primi secoli dell'era cristiana si realizza la trasformazione del cristianesimo da una setta non riconosciuta e perseguitata ad una religione ufficiale, integrata con il potere politico e spesso persecutrice (nei confronti ad esempio dell'ebraismo o del paganesimo). Questo aspetto della storia occidentale mi sembra veramente interessante, non fosse altro per la portata delle conseguenze protrattesi nei secoli successivi fino ai giorni nostri. E' certamente una cosa che meriterebbe di essere approfondita. Probabilmente cercherò di farlo leggendo il libro di Corrado Augias e Remo Cacitti, "Inchiesta sul Cristianesimo, come si costruisce una religione".

3. Quelli sono secoli che vedono il tramonto definitivo della scienza greca. Oltre alla morte violenta di Ipazia scompare anche la famosissima biblioteca di Alessandria. Margherita Hack scrive: "L’assassinio di Ipazia è stato un altro atroce episodio di quel ripudio della cultura e della scienza che aveva causato [...] la distruzione della straordinaria biblioteca alessandrina", "Dopo la sua morte molti dei suoi studenti lasciarono Alessandria e cominciò il declino di quella città divenuta un famoso centro della cultura antica", "Ipazia rappresenta il simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica". Ma quanto è stata grande la civiltà ellenica? Che contributo ha dato allo sviluppo della scienza? Perchè il suo patrimonio di conquiste scientifiche ha conosciuto in gran parte l'oblio per molti secoli? Quanto si è dovuto "riscoprire" più tardi, a partire dal Rinascimento? Perchè la civiltà Romana non è stata altrettanto grande nel produrre scienza? Si tratta in pratica di una vicenda storica interessantissima che affiora da questi secoli, che meriterebbe una maggiore attenzione. Proprio pensando a questo ho riesumato nella mia libreria un libro comprato alcuni anni fa e poi dimenticato, ma che adesso mi piacerebbe leggere: "La rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna", di Lucio Russo. Nella prefazione Marcello Cini dice addirittura che Lucio Russo dimostra che la nascita della "scienza moderna" va retrodatata di duemila anni, fino alla fine del IV secolo a.C.

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