venerdì 14 maggio 2010

L'ostensione della Sindone

In questo periodo il Vaticano ha deciso una nuova ostensione della Santa Sindone, ovvero la sua esposizione ai fedeli. La Chiesa Cattolica non si è mai espressa definitivamente sull'autenticità della Sindone, tuttavia ne ha autorizzato il culto come reliquia della Passione di Gesù.

Esistono diverse ragioni per cui la Sindone esposta a Torino è presumibilmente, ragionevolmente, e molto probabilmente, un falso. Ne elenco brevemente una decina:

1. Le prime notizie della Sindone di Torino risalgono al 1353. Prima di questa data non se ne ha traccia.
2. Il periodo medievale vede un fiorire incredibilmente ricco di reliquie cristiane di tutti i tipi, anche le più improbabili, la maggior parte delle quali andate poi distrutte e sulla cui autenticità non è il caso neppure di ragionare. Solo della Sindone sono esistiti diversi esemplari (decine), in giro per l'Europa per vari secoli.
3. Nel 1389 il vescovo di Troyes (dove compare per la prima volta la Sindone di Torino) dichiara che il telo è un artefatto pittorico di cui conosce anche l'autore (ma non ne riporta il nome). Nel 1390 il papa Clemente VII decide di permettere l'ostensione della Sindone obbligando però di "dire ad alta voce, per far cessare ogni frode, che la suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario". La Chiesa Cattolica continuerà per parecchi secoli a considerare questo telo un falso, dichiarandolo in più occasioni.
4. Le vere Sindoni giudaiche del I secolo sono molto diverse da quella di Torino, per vari fattori: il tipo di tessuto, la tessitura, la molteplicità di teli (per la testa e per il corpo).
5. L'immagine della Sindone non ha nessun tipo di deformazione geometrica, come sarebbe naturale aspettarsi interpretandola come impronta formatasi al contatto del telo con un corpo umano.
6. Le proporzioni delle varie parti del corpo, la sua postura, le tracce di sangue, non sono compatibili con alcune semplici osservazioni di medicina legale.
7. Alcune analisi condotte negli anni settanta hanno rilevato tracce di alcuni coloranti.
8. Nel 1988 la datazione al radiocarbonio effettuata su campioni della Sindone da tre laboratori (scelti tra i più prestigiosi) in maniera indipendente stabiliva che la produzione delle fibre di lino e dunque la confezione della tela si colloca tra il 1260 e il 1390, fornendo quindi un dato coerente con l'analisi storica.
9. Alcuni studi sulla presenza di pollini specifici, di scritte romane o di impronte di monete romane si sono dimostrati sostanzialmente infondati.
10. Ultimamente un'immagine sindonica avente proprietà molto simili a quelle della Sindone di Torino è stata artificialmente prodotta utilizzando tecniche piuttosto semplici e tutte sicuramente accessibili nel periodo in cui si suppone sia stata costruita la Sindone (Luigi Garlaschelli).

A ben guardare questi dieci punti sono altrettanti argomenti di plausibilità che ci portano a pensare che la Sindone sia un falso. Niente di più. Argomenti di plausibilità e di semplice buon senso, corroborati da osservazioni e misurazioni, prove ed esperimenti. E' molto semplice, ma è esattamente la logica dell'approccio scientifico, maturata in molti secoli di storia in seno alla nostra civiltà occidentale.

Eppure questo approccio per molti non risulta del tutto acquisito. Si preferiscono in molti casi i ragionamenti contorti, capziosi, spiegazioni improbabili, parziali, costruzioni cervellotiche e artificiose, pur di arrivare ad un obiettivo che è evidentemente già presente prima ancora di cominciare a parlare: l'autenticità della Sindone.

Un caso secondo me spettacolare (ma uno dei tanti) è quello apparso alla trasmissione Voyager. Qui vengono chiamate "plausibili" delle spiegazioni (ma non è neanche corretto chiamarle così) complicatissime e in parte misteriose. Inoltre l'impostazione del ragionamento è chiaramente viziata dall'obiettivo che ci si pone ed è proprio quella che poi porta a fare ipotesi altamente improbabili e fuori dal buon senso. Il prof. Giulio Fanti si dilunga in una "spiegazione" della formazione dell'immagine sindonica per mezzo di un potente irraggiamento di energia di natura non ben precisata avvenuto dall'interno del lenzuolo, senza accennare minimamente a quanto sarebbe molto più semplice (e più sensato) tentare una spiegazione partendo dall'ipotesi che quel telo non sia mai stato utilizzato per avvolgere un cadavere e che invece qualcuno abbia deliberatamente costruito l'immagine rifacendosi ovviamente all'iconografia cristiana.

Io penso che questi atteggiamenti antiscientifici (mascherati di scienza), che hanno ampia risonanza nella nostra società tecnologicamente avanzata ma ancora incredibilmente incolta, siano utilizzati come dei veri e propri strumenti di potere, per alimentare condizionamenti e limitazioni della libertà di pensiero, per favorire ed accrescere l'autorevolezza di istituzioni secolari, per promuovere una religione intesa come instrumentum regni.

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