lunedì 10 maggio 2010

Ricerca normale in un paese normale

In un paese normale, che avesse saputo far bene le politiche culturali, quelle sull'Università e sulla ricerca, io sarei molto probabilmente un normale ricercatore in un qualche ente di ricerca, uno tra i tanti in grado di assorbire normali recercatori.

Il punto chiave di questa banale considerazione è proprio l'aggettivo "normale".

In Italia credo che non esista la possibilità di concepire la ricerca come una professione al pari delle altre, come una normale attività lavorativa, in cui cioè enti pubblici ed enti privati investono regolarmente. Il ricercatore è per forza una persona particolare, disposta al sacrificio, disposta a lunghi periodi di attività non remunerate o con remunerazione insufficiente per poter avere una vita autonoma (dunque spesso deve essere benestante), disposta a trascorrere lunghi periodi all'estero, da cui al più non converrà ritornare, o non ne avrà proprio la concreta possibilità, ecc.

Nella ricerca scientifica è chiaro che contano soprattutto le eccellenze, la storia della scienza è costellata di personalità importantissime, decisamente sopra la media, che hanno dato contributi decisivi allo sviluppo delle conoscenze. In questo l'Italia di fatto non è carente, il suo contributo in termini di talenti è stato sempre elevato. Valgono però secondo me le seguenti considerazioni generali: l'attività di ricerca "normale", svolta da tante persone "normali", contribuisce in modo determinante a costruire gli ambienti scientifici in cui emergono e vengono aiutate le personalità eccellenti (dando per scontato il meccanismo di selezione meritocratica). Viceversa tali personalità contribuiscono ad innalzare il livello di qualità degli enti di ricerca e sono in genere indispensabili a costruire gruppi di studio altamente efficienti e produttivi.

Ecco, secondo me in Italia manca questo feedback tra ambienti di ricerca ed eccellenze, perlopiù perchè mancano gli ambienti di ricerca, o meglio mancano delle politiche precise ed efficienti per sostenere gli ambienti di ricerca. Quindi mettiamola così: in Italia manca un largo strato di attività di ricerca "normale".

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