domenica 16 novembre 2008

Il testamento biologico

Il caso di Eluana Englaro sembra che abbia ormai chiarito a tutti (spero) che in Italia c'è un vuoto legislativo in merito ai problemi, ormai sempre più frequenti, di accanimento terapeutico. Il fatto che siano sempre più frequenti è un'ovvia conseguenza del progresso tecnologico in campo medico.

Il problema è molto semplice (si fa per dire): si tratta in primo luogo di garantire un diritto fondamentale del cittadino che è quello di poter decidere in piena coscienza e libertà riguardo ai trattamenti sanitari e alle terapie farmacologiche e mediche sulla sua persona. Se ho il raffreddore devo poter decidere liberamente se curarlo oppure lasciare che la malattia faccia il suo corso, è mio diritto ricevere cure sanitarie solo se lo desidero. Allo stesso modo se sono un malato terminale e la tecnologia medica mi può offrire solo cure di mantenimento, alcune delle quali eventualmente di carattere invasivo, devo poter decidere liberamente se accettare queste cure o lasciare che la malattia faccia il suo corso.

Ovviamente il problema vero nasce al momento in cui il soggetto interessato non può prendere decisioni in quanto non è più cosciente. Si tratta di un vicolo cieco, in cui il soggetto non è più consultabile e la responsabilità di decisioni in merito alle terapie passano a familiari e medici. Questi ultimi possono solo indicare tutte le terapie possibili ed esprimere pareri strettamente tecnici sulla loro applicabilità ed efficacia, sempre avendo come obiettivo il mantenimento in vita del paziente. Oltre questo parere tecnico-scientifico non si può andare. Nessuno in genere può prendersi l'onere di fare delle scelte che attengono ad una sfera così personale e intima del diretto interessato, neanche i parenti più stretti, tantomeno lo Stato.

Il testamento biologico è un tentativo di superare l'empasse, facendo in modo che il cittadino scelga liberamente e in piena coscienza al momento in cui ancora lo può fare, chiamandolo quindi a fare delle scelte preventive in merito ad alcune situazioni in cui si può configurare il cosiddetto accanimento terapeutico. In questo senso il caso di Eluana Englaro è emblematico. Si sa che questa signora proprio poco prima di rimanere vittima di un grave incidente ha avuto occasione di vedere un suo amico a cui era occorsa la stessa sfortunatissima sorte, e in tale circostanza aveva espresso chiaramente ai genitori la ferma volontà di non voler rimanere in uno stato vegetativo irreversibile. Proprio in un caso del genere il testamento biologico dimostrerebbe tutta la sua efficacia.

Ci sono delle difficoltà e dei rischi legati ad una legge del genere, che ne rende molto delicata la discussione. Ad esempio occorre circoscrivere bene il campo di applicabilità del testamento biologico: cosa viene classificato come accanimento terapeutico? Questo significa anche limitare al massimo le situazioni ambigue: come interpretare la volontà del soggetto non più cosciente sulla base del suo testamento biologico nell'eventualità di una situazione particolare, magari nuova, non precedentemente classificata e quindi non prevista dal legislatore? Situazioni del genere possono prestare il fianco a tentativi di abuso delle volontà di un soggetto non più cosciente. Infine a me sembra necessario evitare nel testo di legge qualsiasi giudizio morale, dovendo semplicemente definire i confini entro cui il cittadino esercita la sua libertà di coscienza rispetto ad una sua condizione personale di salute. Quest'ultimo aspetto (sebbene a me paia evidente) è il meno tecnico e probabilmente il più difficile da ottenere.

E' tuttavia scontato che una società civile deve assicurare tutta l'assistenza possibile ai malati terminali e alle persone in grave stato di infermità o addirittura in stato vegetativo permanente che abbiano fatto la scelta di tentare tutte le terapie possibili per la loro guarigione o per il loro semplice mantenimento in vita, a qualunque condizione.

Speriamo di arrivare in tempi brevi ad una regolamentazione chiara ed efficacie di questi problemi che caratterizzano ormai tutte le società tecnologicamente avanzate.

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