mercoledì 12 novembre 2008

Maturità, vecchiaia

La mia età è caratterizzata da questi due aspetti, che vedo come strettamente collegati. La maturità consiste nell'aver raggiunto uno stato ben definito della personalità, una certa sicurezza nelle proprie convinzioni, nei propri valori, gusti, passioni, modi di pensare. Una sorta di processo di solidificazione della personalità. Ben diverso dal periodo della vita precedente in cui invece questa personalità è del tutto amorfa, fluida, in via di costruzione. Non è che non mi piaccia la maturità, anzi. Spesso ci si sente inscalfibili, e questo è un elemento affascinante. Poi tutto ciò è un'ovvia conseguenza del tempo che passa, dell'esperienza accumulata e delle scelte fatte, rimanere indefinitamente con lo spirito di un adolescente (il che poi significherebbe non fare mai delle scelte, o non prendere mai coscienza di averle fatte) è una cosa che semplicemente fa ridere.

Ma subito dopo aver acquistato una forma ben definita (e magari definitiva) che viene? E' indubbio che la maturità è anche una perdita di potenza. Tra un individuo adolescente e un individuo adulto c'è la stessa differenza che passa tra una cellula staminale e una differenziata. Avere una forte personalità significa anche non avere la voglia di cambiare, la forza di cambiare, la capacità di cambiare, la curiosità di cambiare. Credo che la vecchiaia sia fondamentalmente questo (oltre agli acciacchi).

Quindi ad occhio e croce mi trovo in un bordo, e dovrei mantenere l'equilibrio, se possibile. Fluidificare a vita è da scemi, solidificare del tutto pure.

Nessun commento: