lunedì 14 luglio 2008

Eluana Englaro

Pochi giorni fa i giudici hanno autorizzato a "staccare la spina" per Eluana Englaro, la donna che da 16 anni è in coma vegetativo permanente. Tecnicamente si tratterà di interrompere l'alimentazione forzata a cui è sottoposta. La Chiesa si è subito espressa contro questa sentenza (classificata come eutanasia) per voce di diversi suoi importanti rappresentanti.

Interessandomi a episodi di questo genere ho avuto occasione di individuare almeno tre atteggiamenti contrari a qualsiasi pratica di eutanasia (tutti in varia misura assunti dalla Chiesa Cattolica, ma non solo).

Il primo è squisitamente cattolico: la vita non ci appartiene, non ne possiamo disporre. Il momento in cui ci viene data, le modalità in cui ci viene data, il momento in cui ci viene tolta dipendono da una volontà che ci trascende. Nulla da eccepire, ma è evidente che questo principio non può essere esteso automaticamente a tutta una società (fatta anche in buona misura da non cattolici e non credenti). Il cattolico si deve rendere conto che questo suo sacrosanto principio (al quale lui evidentemente terrà fede per tutta la sua vita) non può essere codificato in una legge valida per tutti i suoi concittadini. Per lui avrà senso lottare affinchè questo principio si affermi largamente nella società, ma non ha alcun senso imporlo per legge. La legge dello Stato in materie come questa, che coinvolgono l'etica del singolo, deve semplicemente fornire un quadro normativo chiaro che consenta al cittadino di fare una scelta nella migliore delle condizioni possibili.

Il secondo atteggiamento è estendibile al di fuori del credo cattolico (e per questo motivo più usato dalla Chiesa): eliminare la vita, anche se questa è vissuta in condizioni di estrema sofferenza o di totale incoscienza come nel coma vegetativo, è un atto di estremo cinismo, fatto da una società che non dà più un valore alla vita in sè, che non coltiva più la speranza, che concepisce la vita solo se è efficiente, non di peso agli altri, insomma solo se è funzionale alla nostra società dei consumi. Nulla da eccepire anche in questo caso. Certamente condivisibile da un'ampia parte della società dal momento che non coinvolge nessun elemento trascendente. Però anche in questo caso si tratta di un giudizio di natura etica, e quindi secondo me non dovrebbe comunque rientrare nella formulazione di una legge, che invece andrebbe formulata in modo quanto più pragmatico possibile. Inoltre non credo che dietro a questi episodi così drammatici come quello di Eluana Englaro ci sia poi tutto questo cinismo e questa mancanza di valori verso la vita. Io credo più semplicemente che questi sono problemi etici nati con il progresso scientifico. Prima non c'erano. La scienza ci ha consentito di prolungare la vita, anche in stati di sofferenza, e di terminarla in modo dolce. E adesso ci dobbiamo fare i conti.

Il terzo atteggiamento è il più subdolo e controverso: bisogna lasciare il mondo in modo naturale (così come venire al mondo in modo naturale), l'eutanasia è un modo innaturale di terminare la propria esistenza. Ma che cosa vuol dire "naturale"? Questa domanda è troppo difficile, la rimando ad un prossimo post.....

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