Penso di aver sempre studiato non tanto con l'obiettivo di fare ma con l'obiettivo di capire. Sono due cose collegate ma non sono la stessa cosa, altrimenti non esisterebbero due parole distinte. Credo che c'entri molto il carattere che poi definisce l'agire. Che c'entri la curiosità, che porta a vedere parecchie cose con un certo interesse e con una certa voglia di arrivare a capirle, per quanto possibile.
Forse è per questo, e per averlo ad un certo punto intuito, che quando si è trattato di scegliere gli studi universitari e la tecnologia prometteva di più dal punto di vista lavorativo (del fare) ho scelto di studiare fisica, che prometteva di farmi capire. Poi per campare (per fare) mi sono rivolto alla tecnologia, ma mai pentito di aver studiato la scienza, in cui ho trovato sempre una maggiore affinità col mio carattere e in cui ho costruito la mia formazione culturale.
Volendo sintetizzare in modo forse un po' approssimato ma efficacie, la differenza tra tecnologia e scienza è una differenza di atteggiamento e di obiettivo. La tecnologia è più interessata a fare, la scienza è più interessata a capire. La tecnologia immagina dispositivi e oggetti d'uso, la scienza immagina modelli della realtà.
Questa semplice definizione ha un po' il pregio di chiarire il rapporto stretto tra scienza e tecnologia. Perché fare e capire sono ovviamente due atteggiamenti interconnessi. Capire aiuta a fare e fare aiuta a capire. Ma riesce anche a cogliere la loro differenza nel porre l'accento tra i due atteggiamenti. Si può fare senza aver capito se non parzialmente, si può capire senza preoccuparsi di riuscire automaticamente a fare. A seconda dell'atteggiamento a cui si dà più importanza si fa scienza oppure si fa tecnologia.
Infine i due atteggiamenti rendono conto pure di un'ultima differenza che distingue la scienza dalla tecnologia nell'ambito del progresso sociale. Preoccuparsi di fare significa principalmente produrre, e questo lega l'agire tecnologico direttamente alla produzione di ricchezza. Preoccuparsi di capire non è altrettanto appetibile come attività economica, almeno non su tempi brevi, non produce ricchezza in tempi utili. Questo rende purtroppo la tecnologia troppo prona all'economia, o meglio alla capacità di far soldi. La tecnologia fatta per il benessere della società sembra più un epifenomeno.
Mi viene in mente una famosa frase di Feynmann, "la fisica è come il sesso, ha delle conseguenze pratiche ma non è per quello che si fa". Parafrasando si potrebbe dire, "la tecnologia spesso migliora la vita della società, ma non è per quello che si fa".
NOTA FILOSOFICA: Dietro queste definizioni ci sono due atteggiamenti filosofici distinti. Da una parte l'uomo che dispone della natura, la tecnologia esprime un rapporto utilitaristico tra l'uomo e gli oggetti del mondo, un rapporto di potere. L'uomo utilizza la natura a suo vantaggio, il rapporto tra uomo e natura è gerarchico. Dall'altra l'uomo che guarda la natura, la osserva, la scienza definisce un rapporto di integrazione con la natura, alla ricerca di un suo posto dentro la natura. Scienza e tecnologia riflettono due aspetti della natura umana che si intersecano ma non si sovrappongono.
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