lunedì 30 dicembre 2024

La rivincita della Meccanica Statistica

All'università ho conosciuto la Meccanica Statistica per la prima volta al corso di Istituzioni di Fisica Teorica tenuto dal prof. Virasoro, (che a causa della sua origine sudamericana pronunciava simpaticamente "la mecanica tatitica").

Mi verrebbe di definire la Meccanica Statistica, in modo un po' impreciso e forse esagerato, la "teoria dimenticata" del XX secolo, almeno dalla cultura scientifica media, che però determina anche le scelte di studio degli specialisti. E' certamente la "terza meccanica". La fisica del XX secolo è infatti dominata dalle due grandi meccaniche che informano tutta la scienza moderna, la Meccanica Relativistica e la Meccanica Quantistica.

Con la Meccanica Statistica nasce la descrizione dei sistemi complessi in termini dei loro costituenti microscopici, nasce il concetto di entropia microscopica, nasce l'interdisciplinarietà e la trasversalità di molti argomenti scientifici e tecnologici. In ultimo nasce anche un filone dell'intelligenza artificiale. Ma nonostante ciò questa meccanica, così importante dal punto di vista culturale e storico, non è "ben focalizzata" dalla nostra cultura scientifica media. Gli argomenti importanti che in varia misura discendono da essa o ad essa sono collegati vengono in genere presentati in modo isolato, senza inserirli in un quadro concettuale unitario, forse proprio a causa dell'interdisciplinarietà. In fondo il concetto certamente trasversale, molto generale e forse per questo un po' vago, come quello di complessità, termine entrato massicciamente in uso nel linguaggio comune e oggi molto di moda, nasce proprio nell'ambito di questa importante disciplina.

Quest'anno sono stati assegnati dei premi Nobel a scienziati esperti di Meccanica Statistica, formatisi proprio in quest'ambito, che hanno condotto studi sull'intelligenza artificiale e sui loro utilizzi. La Meccanica Statistica, sorella minore delle grandi teorie che hanno attraversato il '900, sta vivendo in questi ultimi decenni una sua rivincita (sempre esagerando un po').

https://www.lescienze.it/news/2024/10/09/news/premio_nobel_chimica_2024_proteine-17398715/

https://www.lescienze.it/news/2024/10/08/news/nobel_fisica_2024_intelligenza_artificiale_hopfield_hinton-17376369/

NOTA: sottolineo che anche il Nobel del nostro Giorgio Parisi è stato assegnato per importanti risultati teorici che si muovono nell'ambito della Meccanica Statistica .... e che gli storni sono stati studiati con tecniche tipiche di questa disciplina. :-)

martedì 24 dicembre 2024

Risposta non data ad un post su FB

Un post su Facebook di qualche giorno fa commentava la notizia che il governo ha annullato le multe per chi non si è vaccinato contro il covid. Si tratta di un vecchio provvedimento introdotto dal governo Draghi che obbligava gli over 50 a vaccinarsi. Era stata prevista una multa di 100 euro per chi non avesse ricevuto almeno la prima dose entro una certa data. Poiché la notizia ha sollevato una serie di polemiche il post si domandava, con una certa dose di ironia, il motivo di tutta questa agitazione, e chiudeva con una battuta che lasciava intendere l'orientamento no-vax dell'autore.

Mi sono venute in mente almeno tre obiezioni che scrivo qui evitando di scriverle direttamente come risposta al post, dal momento che non ho nessuna voglia di innescare vecchie polemiche.

Senza voler ritornare sull'opportunità di quell'obbligo (non è questo che mi interessa) rilevo che:

1. il buco di bilancio provocato da questa abolizione ricade su tutta la cittadinanza;

2. il fatto che ci siano dei cittadini che all'epoca, contro le loro intenzioni, si sono vaccinate per rispettare un obbligo di legge, e che adesso passano un po' per "fessi", visto che molti altri cittadini non rispettando la legge ora non ne devono rispondere più, non mi pare una cosa di civiltà;

3. la disubbidienza civile è un diritto sacrosanto del cittadino, ma è tale solo se se ne subiscono le conseguenze, altrimenti si ricade nel problema del punto 2.


sabato 14 dicembre 2024

Una visita alle Terme di Caracalla

Guidati da un'archeologa abbiamo visitato le Terme di Caracalla, chiamate così perché edificate sotto l'imperatore il cui nome deriva dal fatto che usava indossare una mantellina con il cappuccio, un indumento gallico chiamato appunto "caracalla".

La guida ci ha raccontato che Caracalla è stato imperatore per soli 6 anni, morendo giovanissimo (prima dei trent'anni) in un agguato. Ma comunque ebbe modo, anche se per pochissimo, di utilizzare le sue terme perché queste furono costruite in soli 5 anni.

"Oh, gli antichi Romani costruivano un impianto gigantesco come le terme in soli cinque anni e noi non riusciamo a fare una linea di metropolitana neanche in vent'anni". Doveva per forza uscire una considerazione simile, c'è sempre qualcuno che la tira fuori. È indipendente dal grado di istruzione di chi la pronuncia. Deve essere dovuto al fatto che a scuola non si studiano né le forme di governo né l'economia.

Ci sono due cose che velocizzano la realizzazione di opere pubbliche, le dittature e l'economie basate sull'uso degli schiavi. La società romana le possedeva entrambe, noi fortunatamente no.

Oddio, una dittatura l'abbiamo lasciata alle spalle da relativamente poco tempo, e probabilmente c'è chi non disdegnerebbe tornarci. Quello è stato anche il periodo in cui l'architettura italiana ha prodotto di più, in tempi brevi, facendo opere di qualità. La famosa e ironica frase "quando c'era lui" si riferisce proprio a questa capacità, tipica delle dittature, di fare opere pubbliche in poco tempo e in modo efficiente.

E gli schiavi?

Un paio di giorni dopo questa visita ho sentito leggere e commentare un articolo (credo de "Il Sole 24 Ore") che parlava del processo di Satnam Singh, il bracciante lasciato morire dissanguato dal suo datore di lavoro che per paura di essere incriminato per sfruttamento lo ha lasciato davanti casa con un braccio amputato.

L'articolo descriveva il modello dell'agricoltura di Latina che in sostanza si basa su un sistema di sfruttamento dell'immigrazione irregolare, o semplicemente sull'uso di forza lavoro, in massima parte costituita da lavoratori immigrati, i cui diritti non sono adeguatamente tutelati. E' un sistema di cui è vittima anche lo Stato perché i lavoratori lavorano in nero e quindi, se non sono clandestini, ricevono sussidi di disoccupazione dallo Stato. Ma spesso queste domande e i relativi documenti per ricevere questi sussidi sono stati presentati dagli stessi datori di lavoro che percepiscono quindi il sussidio al posto dei lavoratori e se ne tengono una parte. La sostanza è che i lavoratori vengono pagati una fame, tipo 6 euro l'ora, e il datore di lavoro non ce li mette nemmeno tutti perché per pagare questi stipendi usa in parte i soldi dei sussidi.

L'articolo prosegue allargando il discorso alla situazione generale che non riguarda solo Latina bensì tutto il settore agricolo italiano. I dati recenti dicono che in Italia il 30% dei lavoratori nelle campagne italiane è irregolare e che la retribuzione media lorda annuale dei braccianti è di circa 6000 euro, nettamente al di sotto della soglia di povertà.

Tutto ciò per tenere bassi i prezzi delle merci, una cosa che serve, e serve parecchio a molti onesti cittadini italiani che hanno uno stipendio decente ma fermo ormai da vent'anni.

La città di Roma ai tempi di Caracalla consentiva alla cittadinanza (anche la meno abbiente, le terme costavano poco) di tenersi pulita e in condizione igieniche decenti usufruendo di strutture come le terme, che però erano costruite e manutenute da schiere di schiavi, non pagati e non liberi. Lo Stato italiano ai nostri tempi permette alla cittadinanza di accedere a molti prodotti agricoli a basso prezzo, prodotti che però richiedono il lavoro di braccianti sottopagati e senza regolari diritti. L'analogia non è peregrina.


sabato 7 dicembre 2024

Fare e capire, tecnologia e scienza

Penso di aver sempre studiato non tanto con l'obiettivo di fare ma con l'obiettivo di capire. Sono due cose collegate ma non sono la stessa cosa, altrimenti non esisterebbero due parole distinte. Credo che c'entri molto il carattere che poi definisce l'agire. Che c'entri la curiosità, che porta a vedere parecchie cose con un certo interesse e con una certa voglia di arrivare a capirle, per quanto possibile.

Forse è per questo, e per averlo ad un certo punto intuito, che quando si è trattato di scegliere gli studi universitari e la tecnologia prometteva di più dal punto di vista lavorativo (del fare) ho scelto di studiare fisica, che prometteva di farmi capire. Poi per campare (per fare) mi sono rivolto alla tecnologia, ma mai pentito di aver studiato la scienza, in cui ho trovato sempre una maggiore affinità col mio carattere e in cui ho costruito la mia formazione culturale.

Volendo sintetizzare in modo forse un po' approssimato ma efficacie, la differenza tra tecnologia e scienza è una differenza di atteggiamento e di obiettivo. La tecnologia è più interessata a fare, la scienza è più interessata a capire. La tecnologia immagina dispositivi e oggetti d'uso, la scienza immagina modelli della realtà.

Questa semplice definizione ha un po' il pregio di chiarire il rapporto stretto tra scienza e tecnologia. Perché fare e capire sono ovviamente due atteggiamenti interconnessi. Capire aiuta a fare e fare aiuta a capire. Ma riesce anche a cogliere la loro differenza nel porre l'accento tra i due atteggiamenti. Si può fare senza aver capito se non parzialmente, si può capire senza preoccuparsi di riuscire automaticamente a fare. A seconda dell'atteggiamento a cui si dà più importanza si fa scienza oppure si fa tecnologia.

Infine i due atteggiamenti rendono conto pure di un'ultima differenza che distingue la scienza dalla tecnologia nell'ambito del progresso sociale. Preoccuparsi di fare significa principalmente produrre, e questo lega l'agire tecnologico direttamente alla produzione di ricchezza. Preoccuparsi di capire non è altrettanto appetibile come attività economica, almeno non su tempi brevi, non produce ricchezza in tempi utili. Questo rende purtroppo la tecnologia troppo prona all'economia, o meglio alla capacità di far soldi. La tecnologia fatta per il benessere della società sembra più un epifenomeno.

Mi viene in mente una famosa frase di Feynmann, "la fisica è come il sesso, ha delle conseguenze pratiche ma non è per quello che si fa". Parafrasando si potrebbe dire, "la tecnologia spesso migliora la vita della società, ma non è per quello che si fa".

NOTA FILOSOFICA: Dietro queste definizioni ci sono due atteggiamenti filosofici distinti. Da una parte l'uomo che dispone della natura, la tecnologia esprime un rapporto utilitaristico tra l'uomo e gli oggetti del mondo, un rapporto di potere. L'uomo utilizza la natura a suo vantaggio, il rapporto tra uomo e natura è gerarchico. Dall'altra l'uomo che guarda la natura, la osserva, la scienza definisce un rapporto di integrazione con la natura, alla ricerca di un suo posto dentro la natura. Scienza e tecnologia riflettono due aspetti della natura umana che si intersecano ma non si sovrappongono.