sabato 2 dicembre 2023

Quello che mi è piaciuto di un film

Sono andato a vedere l'ultimo film della Cortellesi. Il film non mi è sembrato granché ma ci sono tre cose che mi hanno colpito e che mi vorrei segnare in questo post. Attenzione, l'ultima di queste tre cose è uno spoiler gigante.

1. La sala era piena. Quando siamo entrati c'era aria viziata, l'intervallo tra uno spettacolo e l'altro non era sufficiente ad arieggiare il locale. Ultimamente frequento abbastanza le sale cinematografiche e mediamente le trovo semivuote. Questa novità, nonostante l'aria viziata, è stata piacevole.

2. Il tema trattato dal film è quello della società patriarcale, l'ambientazione è quella dell'Italia appena uscita dalla seconda guerra mondiale. Indubbiamente rispetto a quei tempi di cose ne sono successe nell'ambito dell'emancipazione femminile ma il tema rimane di una certa attualità, anche se vissuto in forme molto diverse. Ci sono alcune scene del film che messe insieme fanno capire perché certe trasformazioni sociali sono particolarmente lente, come uno forse non si aspetterebbe. La figlia della protagonista, che vive la situazione tragica della madre spesso vittima delle violenze verbali, comportamentali e fisiche del marito, critica pesantemente la madre a più riprese durante il film per la sua incapacità di ribellarsi a questa situazione, per il suo fatalismo nel sopportare un destino oramai segnato. Ma la stessa figlia, nel rapporto appena iniziato con il suo fidanzato sta per rischiare lo stesso identico destino della madre, sta per essere vittima anche lei della stessa cultura maschilista, e soprattutto (questo è significativo) senza accorgersene.

3. La scena finale a sorpresa (spoiler) viene preparata dagli eventi precedenti in modo che lo spettatore sia ragionevolmente convinto che tutta la preoccupazione della protagonista converga nell'intenzione di lasciare tutto e scappare al nord con il suo primo amore. Ci si rende conto invece che il vero obiettivo è quello di andare a votare per il referendum monarchia-repubblica, la prima votazione della storia italiana in cui sono ammesse anche le donne.

L'ultima scena rievoca un tempo in cui (forse) gli italiani credevano nella possibilità di costruire un futuro migliore e credevano nella possibilità di prenderne parte, contare qualcosa. La protagonista punta tutto su questa speranza, nutrita ovviamente soprattutto per la figlia, appena scampata ad un rapporto possessivo.

Una realtà raccontata dal film che appare molto distante dalla situazione attuale, dove il senso di partecipazione alla società è quasi scomparso, sopravvive ben poca speranza nel poter migliorare, e quello che rimane è un individualismo disperato, che spesso vede come unica soluzione quella di andarsene via.

La protagonista invece rimane, e sceglie di puntare tutto sulla possibilità di contribuire al cambiamento della società in cui si trova a vivere, per provare a darle un futuro migliore, a partire da sua figlia. 

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