domenica 17 dicembre 2023

Conforto e Potere (e società ipocrita)

Le religioni, dal punto di vista sociale, sono tipicamente caratterizzate da due aspetti. Il primo è il valore di "conforto" che riescono a dare all'individuo e quindi alla comunità. Il dramma della consapevolezza della propria morte può rendere l'esistenza stessa angosciante, priva di una prospettiva adeguata. Le religioni tamponano più o meno efficacemente questa angoscia e soddisfano questo bisogno di vedersi in una dimensione più ampia rispetto alla limitatezza del proprio destino. Il secondo riguarda la capacità delle religioni di fare promesse, e la "gestione" di queste promesse si trasforma tipicamente in esercizio di un potere, peraltro un potere fortissimo perché legato a destini ultraterreni assoluti. La combinazione di queste caratteristiche ha la capacità di rendere l'esistenza più accettabile, le sofferenze più sopportabili e il destino delle comunità in mano a elementi sovrannaturali normalmente gestite da classi di potere. Tutto ciò può dare un certo grado di stabilità sociale e accettazione delle proprie condizioni.

Il Cattolicesimo nella nostra civiltà occidentale secolarizzata ancora mantiene in buona parte questa sua funzione di generare conforto nella società e potere dove serve poiché il processo di secolarizzazione anziché eliminarlo lo ha trasformato in una grande bolla di ipocrisia. E questo perché in un mondo di comforts che si possono acquistare ovunque a che accompagnano le nostre vite rischia di mancarcene uno che ci possa far digerire meglio la nostra morte, non importa quanto sia vero, siamo ben abituati alle cose finte. Ci vuole qualcuno che ci metta una mano sulla spalla e ci faccia capire che meritiamo il regno dei cieli, senza troppo impegno. Ci serve un messaggio religioso poco impegnativo, interpretabile a nostro gusto, che si adatti alle nostre vite più che il viceversa.

Ma come fa un vero cattolico (ammesso che ce ne siano ancora in giro) ad accettare un processo di edulcorazione così smaccato e a farlo passare (e farselo passare) come un credo religioso sincero? Capisco che l'ipocrisia serva proprio a questo, e la nostra società di comportamenti ipocriti ne ha da vendere, ma certe volte penso che ce ne voglia proprio una dose esagerata. E' imbarazzante.

Basterebbe pensare al famoso episodio del vangelo in cui un giovane vestito bene, accompagnato dal suo asino e dalle sue merci, si presenta a Gesù e chiede cosa deve fare per guadagnare il regno dei cieli. I seguaci di Gesù sono schiere di morti di fame, a cui Gesù deve dare da mangiare compiendo miracoli (come quello dei pani e dei pesci). E' anche a questi che il giovane si presenta. Gesù risponde richiamandogli il rispetto dei dieci comandamenti. E' quasi una risposta formale, la formula che serve per calmare la coscienza. Ma il giovane sorprendentemente insiste, perché lui i comandamenti li rispetta da sempre, perché lui è di buona famiglia, onesta e religiosa. Però vuole pure essere sicuro di poter ottenere quello che chiede, perché probabilmente è consapevole di avere davanti a sé una figura non proprio allineata ai suoi modi di pensare. Gesù allora reagisce senza mezzi termini: "lascia tutto e seguimi", e il bravo ragazzo torna tristemente sui suoi passi. E' in questo episodio che spunta la famosa metafora della cruna dell'ago. Sarà pure controversa la traduzione ma il senso secondo me è chiarissimo e senza sfumature. Se sei ricco (non ricchissimo e potente, il giovane chiaramente non lo è), benestante rispetto ai diseredati del mondo, sei già in una posizione sbagliata. Se poi questa tua posizione la vuoi anche giustificare e conservare a tutti i costi perché questo è il tuo modo di pensare e di vivere, allora sei definitivamente tagliato fuori.

E a questo punto un cattolico dovrebbe farsi questa "semplice" domanda: chi è questo bravo giovane di buona famiglia, vestito bene, con il suo asino, le sue merci. Chi è, caspita?? Non è abbastanza chiaro che siamo NOI? Appare chiaro e tondo solo a me? Non siamo NOI i benestanti di questa società opulenta (in fondo la stessa dell'epoca)? Non siamo NOI le brave persone che non fanno male a nessuno? Che non fanno nulla di male? Com'è che non ci identifichiamo con questo bravo ragazzo? Con chi vogliamo identificarci, con la massa dei diseredati seguaci di Cristo? Così, gratuitamente? Siamo NOI che non passeremo mai le porte di quel regno dei cieli che pensiamo di ottenere automaticamente per il semplice fatto che non facciamo niente di male.

L'ipocrisia serve per schermare la realtà scomoda che non vogliamo vedere. In questo caso consente di fare in modo che la religione cattolica mantenga le sue funzioni di elemento di conforto per gran parte della popolazione (sempre meno religiosa) e che purtroppo sia ancora funzionale al potere.


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