domenica 27 marzo 2011

Crocifisso: la sentenza di Strasburgo

In questo breve post torno sull'argomento della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane (spero per l'ultima volta). Lo faccio perchè ho letto qualche giorno fa che a Strasburgo la Grande Camera della corte europea per i diritti dell'uomo ha sancito con sentenza definitiva che ciò non costituisce una violazione del diritto alla libertà di coscienza dei ragazzi e alla libertà d'educazione dei genitori (la sentenza è più articolata e sembra animata soprattutto da uno spirito di "non ingerenza" in questioni in cui si ritiene che gli Stati debbano godere di un certo margine di discrezionalità).

In particolare mi interessa sottolineare due cose: la prima è che la corte europea nella sua sentenza fa intendere abbastanza chiaramente di non considerare il crocifisso come un simbolo di indottrinamento ("La Corte deve quindi di regola rispettare le scelte degli Stati contraenti in questo campo, compreso lo spazio che questi intendono consacrare alla religione, sempre che tali scelte non conducano a una qualche forma di indottrinamento"). La seconda è la soddisfazione della Santa Sede per questa sentenza ("La Corte dice quindi che l'esposizione del crocifisso non è indottrinamento, ma espressione dell'identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana").

Direi che la Santa Sede si preoccupa molto di più delle questioni politiche che non di quelle di fede. E' soddisfatta del fatto che l'esposizione del crocifisso non è considerata indottrinamento, quindi non è visto come un simbolo sacro del cristianesimo bensì come semplice simbolo culturale. Ribadisco (l'ho già detto in un post precedente) che un cristiano dovrebbe ribellarsi a questo modo di considerare i simboli più importanti della sua religione in quanto dà loro una dimensione puramente storica, quasi contingente, certamente non sacra.

Non è necessario essere cristiani per rimanere perplessi di fronte a questi atteggiamenti della chiesa ufficiale, basta essere religiosi, come dimostra una frase del rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni: "Dire che il crocifisso è simbolo culturale è, a mio parere, mancargli di rispetto. E non mi ci riconosco come simbolo culturale".

Questa critica all'atteggiamento della Chiesa la ritrovo espressa bene da Sergio Luzzatto nella chiusura di un suo articolo: "Riesce difficile non giudicare inquietante la soddisfazione espressa dalla Santa Sede a proposito di una sentenza come quella di Strasburgo, che negando al crocifisso un potere di indottrinamento gli nega anche - se le parole hanno un senso - un valore di dottrina. A questi punti è arrivata, evidentemente, la Chiesa cattolica di oggi: a una tale ossessione di presenza nella sfera temporale da trascurare ogni scrupolo di presenza nella sfera spirituale. Fino a disconoscere nel simbolo cristiano per eccellenza il suo messaggio sacro e (per chi crede davvero) il suo valore salvifico, pur di passare all'incasso (tutto politico) di un messaggio pelosamente profano".

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