venerdì 4 marzo 2011

Ruby, My Dear (*)

Il cosiddetto "caso Ruby" è l'ultimo procedimento giudiziario dell'attuale Presidente del Consiglio. L'ultimo di una lunga serie, e probabilmente non il più grave. Mi interessa dare un'occhiata agli argomenti e alle tecniche con cui viene tenacemente difeso Berlusconi e ragionarci sopra, come credo farebbe chiunque, indipendentemente dal suo orientamento politico.

1. L'aspetto più tecnico riguarda l'attribuzione delle competenze; in relazione ai tipi di reato contestati e al territorio in cui sarebbero avvenuti non dovrebbe essere la Procura di Milano a procedere ma il Tribunale dei Ministri e la Procura di Monza.
Cercando di approfondire la questione si viene facilmente a capire che passare la competenza al Tribunale dei Ministri non cambierebbe granchè la cosa, se non in un piccolo particolare: il giudizio del Tribunale dei Ministri è vincolato da una votazione della camera di appartenenza dell'imputato. Ovviamente non esiste nessuna dichiarazione ufficiale della maggioranza in merito a questa votazione.

2. Il leitmotiv della difesa berlusconiana è il complotto delle toghe rosse, ovvero l'accanimento su di lui di alcuni magistrati, in particolare di quelli della Procura di Milano, usato come strumento politico.
Il complotto si rivelerebbe in una serie di accuse inconsistenti portate avanti ad ogni buona occasione a partire dal 1994, usate per condurre imponenti processi mediatici più che giudiziari e screditare la figura di Berlusconi. E' interessante notare che l'accusa del complotto è anch'essa condotta interamente sul piano mediatico, senza prove, senza inchieste, senza approfondimenti, ma semplicemente rilanciata così com'è su tutti i media possibili. Il piano mediatico è in assoluto quello preferito. Il piano giudiziario, l'unico veramente efficace per ricostruirsi una reputazione attraverso sentenze di assoluzione, è invece costantemente evitato.

3. Un elemento molto spesso sottolineato è l'inconsistenza dei reati, il fatto che ci sia un'evidente montatura di vicende in tutto o in parte inesistenti. In sostanza non è successo nulla di rilevante, e quindi nulla che possa essere portato ad un processo.
L'osservazione più allucinante in questo senso è che il reato non c'è in quanto le vittime non lo denunciano. Ad esempio Ruby ha sempre negato di aver fatto sesso con Berlusconi. Incredibile che questa argomentazione venga riproposta più volte sui giornali e in televisione. Sarebbe come dire che una violenza sessuale in famiglia non è avvenuta perchè la moglie (vittima) non l'ha mai denunciata e se viene interrogata la nega. Oppure che in Campania non esiste il pagamento del pizzo alla camorra perchè se interrogati gli esercenti negano. Inutile dire che Ruby può avere tutto l'interesse a negare il fatto, magari perchè pensa di ricavarne qualcosa, se non lo ha già fatto (e questo peggiorerebbe di gran lunga la situazione di Berlusconi). E' da notare che questo argomento ribadisce l'inconsistenza giudiziaria dell'episodio e contestualmente ne fa emergere quella puramente mediatica.

4. Rispetto a questo caso si è molto insistito anche sulla violazione della privacy, sul comportamento della procura giudicato scorretto e violento nei confronti di tutti gli indagati, in quanto troppo invasivo rispetto alla sfera del privato.
Questo elemento dipende dal precedente, nel senso che si tiene in piedi solo se non ci sono vere ipotesi di reato. Perchè se invece ci sono il discorso della violazione della privacy non ha più alcun senso. E' chiaro che un reato avviene praticamente sempre all'interno di una sfera privata, ed è altrettanto chiaro che in questo caso le indagini devono entrare in questa sfera per essere svolte correttamente. Se però questo elemento viene presentato isolatamente, evitando l'obiezione appena fatta, acquista una sua efficacia retorica e risulta funzionale alla teoria del complotto.

5. Si tenta regolarmente di minimizzare quanto accaduto, riducendolo ad un insieme di episodi "goderecci", del tutto privati e ammissibili, sullo sfondo dei quali c'è semplicemente un Primo Ministro a cui "piacciono le donne".
Qui c'è da sottolineare un fatto importante: a me pare evidente che ci sono comportamenti privati e perfettamente legali che però sono semplicemente inammissibili per una persona che ricopre importanti incarichi pubblici. Questo non per una questione morale (che pure ci potrebbe essere) ma perchè questi comportamenti potrebbero "esporre a rischi" la funzione pubblica rappresentata. Ed è chiaro che non si tratta di un fatto che si può codificare in qualche modo essendo addirittura legato alla funzione pubblica stessa, in particolare alla sua importanza. Se sono un sindaco di un piccolo comune posso tranquillamente scendere dal palazzo comunale da solo ed entrare nel bar di fronte per prendere un caffè, conversando con i miei concittadini. Se sono Barack Obama una cosa così semplice, innocua e privata non la posso fare. Addirittura in tal caso nessun cittadino mi può avvicinare senza che sia stato preventivamente identificato e autorizzato. Frequentare ragazze non ben conosciute ed ottenere da alcune di loro del sesso a pagamento può essere ammissibile per un qualunque cittadino ma non per un presidente del consiglio, non mi pare un argomento difficile da capire. Tuttavia questa linea di difesa alimenta l'idea di una magistratura persecutrice, di accuse inconsistenti e pure di un uomo potente che si sa godere la vita, idea che esercita il suo fascino su parecchia gente.

6. Molti dei detrattori del presidente del consiglio hanno nel loro passato altrettanti episodi personali "poco puliti" da nascondere.
Questa tecnica evangelica del "chi è innocente scagli la prima pietra" è funzionale ad ingessare tutto il sistema, a fare in modo che nessuno possa puntare il dito contro nessun altro. E risulta essere anche molto efficace in quanto sfrutta il fatto che in Italia il grado di corruzione della classe dirigente è al di sopra della soglia accettabile per un paese civile, esattamente come il grado di evasione fiscale. Si tratta di due indicatori importanti per misurare il grado di maturità di uno stato democratico, e noi certamente non stiamo messi molto bene. Ma volendo usare un'altra metafora evangelica l'attacco che i giornali vicini al presidente fanno a molti suoi detrattori e avversari politici attraverso episodi poco chiari delle loro vite mi suona come l'andare a preoccuparsi delle pagliuzze negli occhi degli altri quando si ha una trave nel proprio. Intendo dire che Berlusconi in questo campo è un vero fuoriclasse, letteralmente imbattibile. Ma nonostante l'evidente sproporzione ciò basta a costruire il pregiudizio del "sono tutti uguali, perchè togliere uno e metterne un'altro?"

In definitiva la linea di difesa mediatica di Berlusconi (chissà se quella giudiziaria la riusciremo mai a vedere) difende l'indifendibile, ma è perseguita con metodo, sistematicità e furbizia da una schiera di politici e giornalisti a lui vicini. L'obiettivo è chiaro, molto preciso, ed è sempre il solito: evitare i processi.

(*) E' il titolo di un famosissimo brano di Monk, di cui esistono molte registrazioni, una molto bella è qui.

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