sabato 5 giugno 2010

A contatto con la Natura

La fisica quantistica andrebbe studiata il prima possibile, in giovane età, senza aspettare di fare prima necessariamente tutta la fisica classica, magari anche mischiandole con intelligenza e metodo, rischiando forse anche un po'. Ovviamente mi riferisco alla scuola secondaria, in particolare quella degli ultimi anni, in cui forse qualcosa già compare negli attuali programmi ministeriali, ma che secondo me vengono poi svolti allo stesso modo (largamente insufficiente) di quelli di storia contemporanea, letteratura contemporanea, e via di questo passo.

I motivi per far questo sono almeno due, di carattere in un certo senso opposto, ed entrambi di importanza generale. Il primo motivo, forse ormai ovvio, è che semplicemente la fisica quantistica è oggigiorno alla base di una grande quantità di realizzazioni tecnologiche e quindi la sua conoscenza è cultura indispensabile per le generazioni future di esperti di tecnologia. Il secondo motivo è più romantico, meno pratico e immediato, ma altrettanto importante: la fisica quantistica, oltre a provare ad interpretarlo, racconta un aspetto spettacolare della natura, che dovrebbe ormai far parte del bagaglio culturale di qualunque cittadino del futuro.

Tutti sarebbero d'accordo nel dire che un giovane dovrebbe avere esperienze di contatto con la natura e con i suoi aspetti incredibili e affascinanti: contatto diretto, come ad esempio una gita in alta montagna o roba simile; contatto indiretto, attraverso la lettura di libri o la visione di buoni documentari. Il valore educativo e formativo di queste esperienze credo sia indiscutibile.

E' per questo motivo che un giovane dovrebbe conoscere gli aspetti incredibili degli oggetti quantistici. E' proprio il contatto con la natura, o meglio, il rapporto con la natura, il valore che viene rafforzato attraverso la conoscenza delle più interessanti descrizioni che l'uomo è riuscito a farne. Questa cosa è stranamente poco percepita. Il rapporto con la natura viene spesso considerato solo attraverso l'intuito, la percezione sensoriale, o eventualmente usando gli strumenti dell'espressione artistica. Molto meno attraverso gli strumenti di indagine razionali e scientifici, quelli hanno sempre qualcosa di troppo cervellotico o in qualche modo artificiale. La realtà è che forse sono solo meno immediati. E questa mancanza di immediatezza viene a volte giudicata in modo negativo. Del tipo "la descrizione scientifica di un qualunque oggetto della natura ne fa perdere automaticamente l'aspetto poetico, e in qualche modo lo impoverisce".

A queste considerazioni si era già ribellato a suo tempo Richard Feynmann (a proposito della bellezza di un fiore e delle domande di carattere scientifico che può suscitare): "[...]. Domande affascinanti che mostrano come una conoscenza scientifica in realtà dilati il senso di meraviglia, di mistero, di ammirazione suscitati da un fiore. La scienza può solo aggiungere; davvero non vedo come e che cosa possa togliere."

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