lunedì 13 aprile 2009

I compiti del giornalismo

Qualche giorno fa è passata in televisione una puntata della trasmissione giornalistica di Michele Santoro sulla tragedia del terremoto in Abruzzo (09/04/2009). Le critiche allo stile della trasmissione sono state pesantissime, durante la trasmissione stessa e successivamente, soprattutto da parte di numerosi politici, scandalizzati per gli attacchi fatti alla grande opera dei soccorsi della Protezione Civile in un momento in cui il Paese si deve compattare negli aiuti ai terremotati.

La trasmissione ha voluto mettere in discussione l'efficienza dell'intervento della Protezione Civile e delle autorità locali sul piano della prevenzione e della pianificazione, non tanto su quello della gestione dell'emergenza.

Ma che deve fare una trasmissione giornalistica in questi casi (e in molti altri simili)? Toccare le corde della commozione (magari anche sfruttarle abbondantemente) e insieme osannare incondizionatamente gli aiuti con tutti i loro lodevoli episodi di grande solidarietà, oppure indagare su quello che succede senza guardare in faccia a nessuno a rischio di rompere le uove nel paniere a qualcuno e a rischio di risultare antipatici perchè fuori dal coro rassicurante della solidarietà?

La voce di Wikipedia sulla Protezione Civile recita così:

"Si pensa spesso che la Protezione Civile si limiti ad intervenire in caso di disastri e calamità per portare soccorso. Non è così: infatti buona parte delle attività è destinata alle attività di previsione e prevenzione. La Legge 225/92 prevede infatti espressamente che le competenze della Protezione Civile si articolino in maniera complessa: non solo nella semplice 'gestione del post-emergenza', ma in una serie integrata di attività che coprono tutte le fasi del 'prima e del dopo', secondo i quattro versanti della Previsione - Prevenzione - Soccorso - Ripristino."

La zona dell'Aquila era sotto sciame sismico da diversi mesi senza che nessuna autorità prendesse qualche tipo di contromisura preventiva. Il fatto che i terremoti non si possono prevedere non autorizza a dire costantemente alla popolazione preoccupata per le scosse che tutto è sotto controllo e non ci si deve allarmare. Proprio perchè i terremoti non si possono prevedere.

Purtroppo il nostro è un paese dove si accetta la logica della gestione immediata delle emergenze e non quella della pianificazione. Un po' per atteggiamento culturale, un po' perchè qualunque attività di pianificazione ha un costo.

La trasmissione di Michele Santoro era del tutto legittima, faceva delle analisi interessanti, poneva dubbi e perplessità del tutto ragionevoli, e voleva aprire un dibattito sicuramente molto utile, anche per migliorare le nostre capacità di prevenzione, pianificazione e intervento in episodi futuri (purtroppo credo inevitabili, vista la criticità del nostro territorio). Quello che dovrebbe fare il giornalismo in situazioni come questa.

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