giovedì 5 giugno 2008

Egocentrismo, Antropocentrismo

Nelle fasi iniziali della nostra vita il tratto distintivo è l'egocentrismo. Impariamo presto il binomio io-restodelmondo e in varia misura ce lo portiamo appresso per tutta la vita. Il bambino in tenera età non concepisce neppure la possibilità che il mondo possa esistere (e di fatto è esistito) senza di lui. La maturazione dell'individuo consiste in gran parte nell'acquisizione progressiva di questo concetto.

Ma spesso il puro egocentrismo delle primissime fasi della vita, sempre più insostenibile almeno nella forma in cui ce lo costruiamo inizialmente, lascia spazio ad un suo surrogato, certamente più "ragionevole": l'antropocentrismo. Il binomio io-restodelmondo diventa il binomio uomo-restodelmondo. E questo concetto, condivisibile pacificamente con tutti gli altri uomini, rimane indisturbato (nella maggior parte dei casi) per il resto della vita. Se proprio non è accettabile assegnare una posizione privilegiata al proprio io nel mondo (idea troppo infantile) almeno cerchiamo di sostenere l'idea che l'uomo come specie abbia una posizione privilegiata, giustificandolo in sostanza con alcune nostre specificità quali il linguaggio, l'autocoscienza, la capacità di descrivere il mondo e di farsene una immagine precisa, ecc.

Succede però che in molte occasioni anche questo ulteriore binomio venga "minacciato" dagli eventi e da osservazioni che "depongono a sfavore". In fin dei conti cos'è che ci dice che occupiamo un posto particolare? Ormai sappiamo che la nostra posizione spaziale non ha niente di particolare, neppure quella temporale sembra avere qualche significato, le specificità accennate precedentemente non sembrano prerogative solo nostre (anche se noi le possediamo in massimo grado), il mondo non ci appare affatto costruito su misura per noi, e dove potrebbe sembrarlo è chiaro che l'argomento si può rovesciare, cioè potremmo essere noi fatti a misura del mondo che abitiamo (che dal punto di vista delle conoscenze che abbiamo attualmente sui meccanismi evolutivi pare una posizione molto più logica).

Molte personalità del mondo scientifico hanno espresso bene quest'idea con frasi sintetiche ed efficaci. Ne cito un paio:

- Gli esseri umani sono animali. Possiamo essere talvolta dei mostri, altre volte individui meravigliosi, ma siamo pur sempre animali. Magari ci piacerebbe pensare di essere degli angeli caduti dal cielo, ma in realtà siamo scimmie in posizione eretta. (Desmond Morris)

- Noi vogliamo essere necessari, inevitabili, ordinati da sempre. Tutte le religioni, quasi tutte le filosofie, perfino una parte della scienza, sono testimoni dell'instancabile, eroico sforzo dell'umanità che nega disperatamente la propria contingenza. (Jaques Monod)

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