venerdì 23 maggio 2008

Nucleare in Italia

In questi giorni si riparla di nucleare in Italia, il governo annuncia il suo impegno ad avviare nuove centrali nucleari nei prossimi 5 anni.

Ricordo ancora il fastidio che provai durante la campagna referendaria per l'abrogazione del nucleare del 1987. Era l'indomani dell'incidente di Cernobyl (l'anno prima) e il referendum si svolse in un clima secondo me totalmente irrazionale. Roma era tappezzata di manifesti con immagini del reattore di Cernobyl e spesso direttamente con immagini del fungo atomico. Intollerabile.

Che tale scelta fosse stata irrazionale, non dibattuta seriamente all'epoca neanche dalle forze politiche di allora lo si è visto anche in seguito. Un paese che rinunciava al nucleare in quegli anni (scelta ovviamente legittima) avrebbe dovuto necessariamente promuovere politiche energetiche alternative e sviluppare contestualmente seri piani di ricerca scientifica e tecnologica nel settore dell'energia, questo per non rimanere nel giro di pochi anni quasi totalmente dipendente dall'estero. Non mi sembra che in Italia la faccenda sia andata in questi termini.

Oggi potevamo essere uno degli stati più all'avanguardia nel settore della produzione di energie rinnovabili (*) avendo su molti altri un vantaggio di venti anni di rinuncia al nucleare; in realtà ci ritroviamo invece a discutere un possibile reinserimento del nucleare in Italia con venti anni di ritardo rispetto agli altri paesi e tutto sommato in un periodo in cui si comincia a mettere in discussione la convenienza anche economica di questa tecnologia, e in generale il suo futuro.

(*) da Wikipedia: Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future.

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