Bisognerebbe avere sempre un atteggiamento critico nei confronti di qualunque argomento. In fondo questa è una banalità, ma praticarla non è affatto facile. Il rischio è sempre quello di prendere per buona una narrazione e farla propria perché ci piace, e senza ripensarla troppo, perché se pensare è faticoso ripensare può essere fatica sprecata. Questo potrebbe essere il caso dell'argomento riscaldamento globale, su cui il rischio è quello di avere due atteggiamenti opposti ed entrambi piuttosto irrazionali, che in fondo riflettono solo i nostri "gusti" e non hanno granché a che fare con la razionalità.
Rispetto al riscaldamento globale ci si dovrebbero fare due domande indipendenti:
1. Esiste il riscaldamento globale?2. Se esiste, qual è la causa?
E due domande ausiliarie:
1. Una correlazione statistica è sufficiente?2. Può essere individuata una causa ragionevole aldilà di una semplice correlazione?
E sarebbe bene tornare a ripensarle queste domande, vista la complessità dell'argomento. In questo caso non sarebbe fatica sprecata.
La prima domanda è ovviamente cruciale. Qui è importante fare uno sforzo per capire che si intende per riscaldamento globale. Si tratta di un progressivo aumento delle temperature medie del pianeta, e nient'altro. Detto ciò deve essere chiaro che questo fenomeno non è percepibile direttamente con i nostri sensi se non nelle sue conseguenze, che se ci sono vanno discusse a parte, e questo è tutt'altro che facile farlo. Il riscaldamento globale è un fenomeno che deve essere misurato accuratamente, è prima di tutto un fenomeno quantitativo. Per questo le fonti più affidabili sono i progetti di monitoraggio, in particolare quelli che usano reti di satelliti artificiali, come ad esempio il progetto europeo Copernicus.
Trovo che la seconda domanda del primo gruppo ("Se esiste, qual è la causa?") sia molto delicata e per la quale servono informazioni e momenti di riflessione. A partire dalla rivoluzione industriale fino ad oggi abbiamo registrato un crescente consumo di combustibili fossili. Questo è un fatto, ed è piuttosto ragionevole accettarlo. Contemporaneamente abbiamo i dati che ci dicono che nello stesso periodo si osserva una rapidissima crescita della CO2 atmosferica. Un semplice modello climatico, facilmente comprensibile a chiunque ci voglia perdere un po' di tempo, ci fa capire che poiché la CO2 atmosferica provoca un forte effetto serra, un maggior livello di CO2 produce fatalmente un aumento delle temperature medie globali (Attenzione: potrebbe non essere l'unico contributo, nè il più significativo, ad esempio nell'ambito dell'effetto serra i gas che possono contribuire, anche se in maniera minore rispetto alla CO2, sono più di uno; inoltre potrebbero esserci altre cause di riscaldamento globale, ad esempio cambiamenti nell'attività solare, che però non sembra mostrare correlazioni evidenti con il riscaldamento).
In questo ragionamento il punto debole è il rapporto causa-effetto tra l'aumento dei combustibili fossili, certamente attribuibili all'aumento delle attività industriale, e l'aumento della concentrazione di CO2 che, secondo il semplice modello climatico dell'effetto serra, contribuisce con ragionevole certezza in modo significativo all'aumento delle temperature medie del pianeta. Le fluttuazioni della concentrazione di CO2 nell'atmosfera ci sono sempre state nel passato, anche in assenza di attività industriali massicce, e possono dipendere da cause del tutto diverse. Questo significa che possiamo affermare che c’è una correlazione tra l’uso intensivo dei combustibili fossili e l’aumento della CO2 atmosferica, ma non possiamo sostenere con certezza una significativa relazione di causa-effetto tra i due eventi, cioè non possiamo così facilmente sostenere che i combustibili fossili siano stati la causa dominante di tale aumento. Qui entra in causa la prima delle due domande ausiliarie, che ci porta a cercare indizi e prove ragionevoli per rispondere anche alla seconda.
Gli indizi principali che si trovano facilmente in rete sono due, piuttosto convincenti. Il primo sembra essere la rapidità della crescita della concentrazione di CO2 registrata nel periodo che va dalla rivoluzione industriale ad oggi. Questa rapidità non ha eguali nelle serie di dati raccolte in periodi storici differenti. Si tratta di un comportamento anomalo e specifico di questo periodo.
Il secondo indizio è più sottile e anche più interessante. Giusto un po' più complicato da raccontare.
Gli atomi di carbonio esistono in natura sotto forma di 3 diversi isotopi: il carbonio di massa atomica 12 (12C), quello di massa 13 (13C) ed il carbonio 14 (14C). Le piante (ed anche i combustibili fossili che derivano da materiali di origine vegetale) hanno una composizione isotopica più povera di 13C rispetto alla CO2 atmosferica. Molte misure hanno messo in evidenza che la concentrazione di 13C nella CO2 atmosferica ha cominciato a calare, scendendo più rapidamente dal 1950 in poi. Questo ci suggerisce che la crescente presenza di CO2 in atmosfera è stata originata da sorgenti di origine vegetale (povere appunto di 13C). A questo si aggiunge che i combustibili fossili hanno una concentrazione dell'isotopo 14C praticamente nulla perché il tempo di formazione di un combustibile fossile (tipicamente maggiore di 1 milione di anni) è molto più lungo rispetto al tempo di dimezzamento del 14C (che come si sa è un isotopo radioattivo, e per questo motivo è anche utilizzato nella datazione dei composti organici). Ma anche questo parametro è calato progressivamente dall'inizio dell'800 fino al 1950 circa. E' poi aumentato temporaneamente nel decennio successivo a causa dei numerosi test sulle armi nucleari realizzati nell’atmosfera. Il calo della concentrazione di 14C nell'atmosfera riprende a calare dopo il 1965 a seguito della moratoria sulle esplosioni nucleari all'aperto.
In conclusione si può ragionevolmente ipotizzare che l’aumento della CO2 atmosferica è stato provocato da una sorgente di anidride carbonica particolarmente intensa e povera sia di 13C che di 14C. Si tratta quindi di una sorgente costituita da prodotti di origine vegetale, abbastanza antica per aver ormai esaurito la presenza del radiocarbonio. Le caratteristiche di questa ipotetica sorgente corrispondono proprio a quelle dei combustibili di origine fossile.
Da notare che questo indizio lascia anche pensare che il contributo dei combustibili fossili all'aumento di CO2 nell'atmosfera e al conseguente aumento delle temperature medie sul pianeta per effetto serra, sia il principale e probabilmente il più significativo, nel caso sempre possibile che ci possano essere altri contributi non ancora individuati.
Nessun commento:
Posta un commento