martedì 30 luglio 2024

Galilei e l'eresia dell'atomismo

Non sapevo che Galilei avesse sostenuto l'idea atomistica. Effettivamente non è certo l'aspetto più importante del suo lavoro. Immagino che un'idea così forte sulla struttura della materia andasse ben aldilà delle possibilità di indagine scientifica dell'epoca. Per uno che stava appunto definendo il metodo scientifico come costituito da "sensate esperienze e necessarie dimostrazioni" l'atomismo rimaneva probabilmente un'ipotesi non indagabile. Per questo motivo Galilei deve la sua fama soprattutto a due ordini di problemi: gli argomenti portati a favore della teoria Copernicana e lo studio del moto.

Ho letto però qualche giorno fa non solo che Galilei ha considerato l'ipotesi atomistica, e che lo ha fatto anche in un suo scritto, il Saggiatore (1623), ma che questo, almeno secondo lo storico Pietro Redondi ("Galileo Eretico", 1983), è stata addirittura la causa principale, anche se non manifesta, della sua condanna di eresia, che normalmente viene invece individuata nella sua difesa della teoria eliocentrica.

La cosa interessante è che non si capisce immediatamente a che tipo di eresia ci si riferisca. E indagando un po' arrivo a questa sintesi per punti.

1. L'atomismo è nato con Leucippo e Democrito, intorno al VII-VI secolo a.c.

2. Questa visione materialistica trova in Platone e Aristotele due acerrimi avversari (V-IV secolo a.c.) e per questo nei secoli successivi si eclissa.

3. La filosofia scolastica medioevale, nel suo tentativo di integrare la rivelazione cristiana con i sistemi filosofici del mondo greco-ellenistico, eredita le argomentazioni di Aristotele sulla natura dei corpi come formati da "sostanza" e "accidenti" (apparenze).

4. Su questa natura dei corpi la Chiesa Cattolica aveva sancito il dogma dell'eucarestia, che veniva "spiegata" con il concetto di transustanziazione. Nel dogma dell'eucarestia si ha una trasformazione della sostanza, che cambia radicalmente (diventa "realmente" il corpo e il sangue di Cristo), ma che si accompagna alla conservazione delle apparenze sensibili del pane e del vino (gli accidenti).

5. L'atomismo, eclissato ma mai completamente dimenticato, vede i corpi naturali come costituiti da atomi nello spazio vuoto, e intende la sostanza materiale come connotata unicamente da attributi quantitativi (misurabili) come la dimensione e il numero, gli "accidenti" sono solo il riflesso delle sensazioni soggettive provocate da un particolare modo di aggregazione degli atomi ("solo in apparenza una cosa è dolce o amara, solo in apparenza è calda o fredda, solo in apparenza ha un colore; in realtà esistono solo gli atomi e lo spazio vuoto", Democrito).

6. Il miracolo della transustanziazione è "razionalmente" comprensibile (descrivibile) soltanto qualora si consideri la materia scindibile dalla sua estensione, e dunque dalla sua quantità, e gli accidenti si intendano separabili dalla sostanza.

Adesso l'eresia è più chiara, e a dire il vero mi pare che se ne colga anche tutta la portata. E' da considerare il fatto che siamo all'indomani della controriforma, periodo in cui la Chiesa Cattolica ribadisce con forza la sua dottrina, contro la Riforma Protestante (Concilio di Trento, 1545). Non so se abbia ragione lo storico Redondi, ma certamente si tratta di uno di quegli episodi della storia che fanno capire quanto una filosofia abbia fatto da guida e da sostegno a un sistema di conoscenze per tutto un periodo, in questo caso il medioevo, e quanto sia stato fecondo uscirne fuori. Lo storico della scienza Ludovico Geymonat afferma che «l'atomismo di Democrito […] ebbe una funzione determinante, nel XVI e XVII secolo, per la formazione della scienza moderna».

NOTA: L'ortodossia del magistero della Chiesa Cattolica ha determinato purtroppo in Italia, anche successivamente a Galileo, un ambiente ostile allo sviluppo della scienza che come si sa ha invece trovato terreno molto più fertile in terra protestante.


domenica 21 luglio 2024

Orsi del trentino

Torno a distanza di circa un anno a parlare di orsi che aggrediscono turisti nei monti del Trentino, ne avevo parlato qui. Anche in questi giorni c'è stata un'aggressione, meno grave rispetto a quella del post precedente.

Ne scrivo di nuovo perché la questione potrebbe essere presentata come un problema culturale riferito agli abitanti del luogo e soprattutto ai turisti, dovuto al fatto che non sappiamo coabitare con specie selvatiche che hanno tutto il diritto di essere lì e dobbiamo migliorare il nostro rapporto con la natura che ci circonda, evitando atteggiamenti "consumistici". In parte è vero ma mi pare una semplificazione che non rende conto della realtà. Per questo specifico caso il problema a monte di tutto secondo me è di tipo politico.

Tutto ha inizio con l'unico evento naturale di questa storia, l'estinzione dell'orso bruno nei territori montani del Trentino ad opera dell'uomo. Una specie invade un habitat e un'altra ne fa le spese con l'estinzione. Un fenomeno estremamente comune in natura. In quest'ottica è difficile parlare di "diritto di una specie di abitare una certa zona", a meno che non si voglia come al solito riferire sempre tutto all'uomo (il diritto è un concetto delle società umane, anche quando lo vogliamo applicare ad altre specie).

Dopo alcuni decenni dalla sua scomparsa in Trentino, alla fine degli anni novanta, qualche amministrazione locale ha avanzato la proposta di ripopolare il territorio di orsi. Questa è un'azione dell'uomo del tutto artificiale e, come si sa, può comportare degli squilibri nell'ambiente. So che all'epoca una buona parte dei biologi ed etologi interpellati sull'operazione avevano espresso parere contrario proprio per i potenziali fattori di rischio a cui si associava, il principale dei quali era la difficile convivenza che si poteva determinare tra l'uomo e l'orso, troppo vicini l'uno all'altro.

L'operazione fu comunque portata a termine, non solo sottovalutando i rischi ma, per quello che ho capito, gestendoli anche molto male. Ad esempio a tutt'oggi sembra che i rifiuti dei numerosi paesi della zona interessata non abbiano una raccolta in contenitori appositamente progettati. In particolare pare che non sia stata intrapresa un'azione educativa efficace sulla popolazione, che ovviamente all'epoca non poteva avere e probabilmente ancora non ha gli strumenti per gestire correttamente il rapporto con questi animali. La situazione si fa ancora più  delicata quando si mette questo problema in relazione con il turismo, la cui compromissione potrebbe essere un fatto grave per molti trentini. Faccio notare che il problema è quello di mantenere un ecosistema globale, dove non conta solo la protezione di una specie, come l'orso in questo caso, ma di tutte, anche dell'uomo.

Il fatto è che l'educazione all'ambiente, soprattutto ad un ambiente artificialmente modificato da un ripopolamento così importante, non è per niente scontata. E non si può pretendere che le persone riescano a modificare le proprie abitudini e il proprio modo di vivere senza essere adeguatamente supportate. Quindi come dicevo all'inizio il problema è strettamente politico. E' la politica che deve vedere le soluzioni, attuarle e supportarle adeguatamente con tutto quello che serve per poter gestire tutti i rischi connessi con l'azione intrapresa. E' la vera cosa che è mancata. Almeno se ho letto bene quel poco che mi è passato sotto gli occhi.

 

sabato 13 luglio 2024

Malpensa

Ogni tanto mi tocca ripensare a Berlusconi e a quello che è stato. L'occasione questa volta è stata quella in cui il ministero dei trasporti guidato da Matteo Salvini, un uomo politico cresciuto all'ombra di Berlusconi, ha deciso di dedicargli l'aeroporto di Milano Malpensa. Un episodio tragicomico, come molti altri che hanno riguardato Berlusconi.

Mi piacerebbe condensare in poche parole il mio parere sulla vicenda complessiva di Berlusconi e della politica italiana del suo periodo. Per poi non pensarci più.

Il periodo di Berlusconi è stato caratterizzato da un unico vero problema, quello del potere. Berlusconi da un certo punto in poi ha sempre più o meno guadagnato potere e nessun meccanismo, nessuna forza politica è riuscita ad arginarlo adeguatamente. Prima ha accresciuto il suo potere economico, poi ha guadagnato anche il potere politico, e ha fatto convergere tutto sulla sua persona.

Purtroppo ha incontrato sulla sua strada un ambiente politico italiano estremamente debole, che è riuscito a dominare con una certa facilità. La destra lo ha celebrato sin dalla sua discesa in campo, tanto che adesso almeno una parte di essa, quella che gli è stata più vicina, fa dei tentativi tragicomici per santificarlo (vedi Malpensa). La sinistra ha vergognosamente oscillato tra il conflitto di interessi sbandierato quando era all'opposizione e seppellito quando era al governo, un antiberlusconismo di comodo che ha fatto solo che bene al diretto interessato (e male alla sinistra politica), concentrando tutto il dibattito politico e pseudopolitico sulla sua persona, nel bene e nel male.

Rimane il dubbio se sia stato Berlusconi a degradare la politica italiana o se la sua ascesa sia stata possibile grazie ad un ambiente politico degradato, ma è come domandarsi se sia nato prima l'uovo o la gallina.

Ovviamente le conseguenze di questo periodo infelice per tutta la politica italiana si misurano ancora adesso. E chissà per quanto.

Io credo che l'esercizio del potere non adeguatamente controllato sia sempre il problema più grave di una società che vorrebbe essere democratica. Tutto qui.


lunedì 8 luglio 2024

Dio come ipotesi

Pierre Simon Laplace, scienziato francese vissuto nel periodo napoleonico, scrive nel 1796 un trattato intitolato "Exposition du système du monde", dove viene ipotizzata l’origine del sistema solare a partire da una nebulosa primitiva. A quest'opera è legato un episodio piuttosto famoso. Laplace donò una copia del suo lavoro a Napoleone, che nel ricevere lo scienziato gli pose una domanda provocatoria: "Newton ha parlato di Dio nel suo Libro. Ho già sfogliato il vostro e non ho trovato questo nome una sola volta". La risposta fu "Cittadino Primo Console, non ho avuto bisogno di questa ipotesi".

Credo che sia la prima volta, almeno una prima volta famosa, in cui uno scienziato tenta di escludere esplicitamente Dio da qualunque spiegazione dei meccanismi di funzionamento dei fenomeni naturali, anche se costretto da una domanda imbarazzante. Prima di lui credo sia possibile citare solo l'espressione "Hypoteses non fingo" (non invento ipotesi) con cui Newton vuole sottolineare, ma senza alludere a Dio, la necessità di non andare oltre la descrizione di un fenomeno (in quel caso la forza di gravità) ipotizzando possibili cause non verificabili in modo sperimentale.

In tempi molto più recenti Stephen Hawking riprende l'argomento ma in modo secondo me meno interessante: "L’universo non ha bisogno dell’ipotesi Dio". Non parla della conoscenza scientifica che si può costruire sul mondo ma parla proprio del mondo in un modo che appare un po' arbitrario. Purtroppo ho letto altre frasi di Hawking ancora meno giustificate e meno pertinenti al discorso scientifico, tipo "L'universo non ha bisogno di un creatore", "l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo". Sono affermazioni esplicite sull'esistenza di Dio che non rientrano in una conoscenza scientifica e che ovviamente possono essere contestate da un credente, conducendo probabilmente a polemiche inutili.

Trovo invece molto più interessanti due frasi pronunciate da Giorgio Parisi. La prima definisce in modo molto chiaro la distinzione tra scienza e credenza nel trascendente: "La scienza cerca di spiegare il mondo tramite le cose del mondo, e la religione cerca di spiegare il mondo tramite qualcosa che lo trascende". La seconda frase mette in chiaro la distinzione tra una credenza e un'ipotesi: "Dio per me non è neanche un’ipotesi". In questo caso un'ipotesi è un pensiero plausibile sul mondo naturale il cui interesse passa per la possibilità di poterne dare una conferma o una confutazione sperimentale. Un'ottica da cui appare chiaro che Dio non può essere pensato neanche come un'ipotesi.