domenica 9 giugno 2024

Individualismo e progresso

Ogni tanto mi pare di ravvisare un conflitto all'interno di certe discipline (ovviamente un conflitto tutto mio). Provo a descriverlo.

Economia: noto spesso con un certo fastidio che chi parla di economia quasi sempre finisce per parlare di pensioni, riscatti della pensione, fisco, tasse giuste o ingiuste, evasione, elusione, investimenti convenienti o sconvenienti, meccanismi finanziari più o meno complicati in cui districarsi, mutui a tasso fisso o a tasso variabile, cosa conviene fare e cosa non conviene fare. Tutto ciò allo scopo di curare i propri guadagni, accrescerli quanto più possibile. Argomenti certamente legittimi e tutto sommato pertinenti. Ma raccontata in questo modo è un'economia pensata solo per risolvere i propri problemi individuali, per perseguire la propria ricchezza personale. L'economia interessante secondo me è anche quella che si occupa della ricchezza della collettività, che riflette su come la società produce e consuma ricchezza. In questo senso è anche una disciplina determinante per capire la storia dell'umanità.

Tecnologia: anche in questo caso chi ti parla di tecnologia ti parla di quale smartphone acquistare e perché, quali sono i modelli migliori, quali le funzionalità, come si fa questo, come si fa quello, quali app scaricare, quali televisori comprare, quali tecnologie video o audio funzionano meglio, ecc. In pratica tutte cose che attengono ad una tecnologia pensata per le comodità dell'individuo. Anche questo è tutto legittimo. Ma è anche interessante secondo me parlare di tecnologia che cambia la società nel suo complesso, intrecciarla con le trasformazioni sociali profonde che induce. Magari gli oggetti di cui parlare finiscono spesso per essere gli stessi, ma il punto è in che modo se ne parla.

Scienza: in questo caso addirittura parlare di una scienza utile per l'individuo praticamente non ha senso. La conoscenza scientifica è per definizione un fatto collettivo, ed è difficile in questo caso distinguere l'utile collettivo dall'utile individuale, estrapolare dalla scienza un elemento di confort personale. I farmaci possono giocare forse questo ruolo, ma prima di tutto in questo caso si ricade nella tecnologia e poi si è visto con i vaccini cosa è successo, dal momento che in quel caso si trattava di una profilassi che aveva senso solo applicata collettivamente. Sarà forse per questo che si parla del pericolo di scivolare in un grave analfabetismo scientifico. La maggior parte di noi non trova evidentemente conforto personale nel ragionare sull'immagine del mondo naturale (tra l'altro sempre impegnativa e incerta per definizione) costruita dalla scienza.

E qui arrivo al punto che mi interessa. Economia per la società, tecnologia per la società, scienza così intesa, sono il principale motore del progresso. In una società fortemente individualista, che vede solo quanto di personalmente utile offrono certe discipline, che non le concepisce per uno scopo collettivo o addirittura (come nel caso della scienza) non le concepisce proprio, come è possibile parlare di progresso? Il progresso attiene alla collettività, non direttamente all'individuo, che se ne avvantaggia solo di riflesso.

Ad esempio in una situazione per certi aspetti difficile come la nostra è ragionevole e legittimo pensare di perseguire le proprie soddisfazioni personali emigrando all'estero, contando sulle proprie capacità, ma questo ci dispensa dalla responsabilità, come persone capaci, di costruire o ricostruire o semplicemente migliorare la società in cui siamo nati e che a molti di noi ha dato i mezzi per poter studiare e condurre una vita di cui forse non è giusto lamentarsi troppo. Soprattutto credo che il venir meno delle potenzialità di progresso di una società dipendano in maniera essenziale da questo modo di ragionare. Per quanto la libertà dell'individuo all'interno della società in cui vive è sacrosanta, un eccesso di individualismo, determinato da una sfiducia cronica nella società e nelle sue istituzioni, costituisce una minaccia a qualunque progresso.

Oggi è giorno di elezioni, vedo parecchie persone che non prendono neanche in considerazione l'idea di andare a votare, non fanno più neanche un minimo sforzo per provarci, non ne sentono l'utilità né il bisogno, sono del tutto disorientate di fronte ad una qualsiasi scelta politica. Parlano di protesta nel non andare a votare ma è una scusa per non pensare alla società di cui in qualche modo dovrebbero occuparsi, è già tanto se riescono a pensare ai cazzi propri. E purtroppo tanti sono giovani. E il progresso?


Nessun commento: