domenica 30 giugno 2024

L'Uomo, dopo cena

La tecnologia è la "cifra" dell'Uomo, il suo primo elemento di distinzione dalle altre specie viventi (che pure sviluppano tecnologie, ma molto più povere). È il suo principale strumento di sopravvivenza, da sempre. Ancora oggi, ai nostri tempi, è la principale fonte di ricchezza delle società, ne definisce il tenore di vita, il livello di benessere.

Immagino però l'uomo delle caverne, il cacciatore-raccoglitore che finisce la sua giornata dopo la caccia e la raccolta, fatte inventandosi i metodi, le strategie e gli strumenti più disparati per poter mangiare. L'innovazione tecnologica del suo tempo lo assiste nel poter finalmente avere di che cenare.

Dopo cena, a pancia piena, si rivolge alle pareti della caverna e con polveri colorate sulle dita comincia a disegnare la sua giornata. Oppure prende quell'oggetto divertente che si è costruito a tempo perso (sempre dopo cena) e comincia a suonarlo, e i compagni attorno a lui cominciano a fare versi strani e a muoversi seguendo il suono che arriva dallo strumento. Oppure, riunito con i suoi compagni attorno al fuoco cercano di raccontarsi la giornata, e gli episodi che si raccontano man mano che vanno avanti diventano sempre più frutto dell'immaginazione. Oppure comincia a domandarsi lui e i suoi compagni che ci fanno lì, dove sono, e perché sono lì, perché in questo mondo, e di che mondo si tratta. E sta bene, adesso sta bene.

Arte, credenze, religioni, visioni del mondo e osservazioni sul mondo e su sé stesso. Dopo cena l'Uomo vive il meglio di sé. Poi va a dormire.


martedì 25 giugno 2024

L'ultima gaffe di un ministro della cultura

Secondo l'attuale ministro della cultura Cristoforo Colombo “non ipotizzava di scoprire un altro continente ma voleva raggiungere le Indie sulla base delle teorie di Galileo Galilei”. Ovviamente, grazie a questa sua frase infelice, il ministro in questione in questi giorni si trova su decine di meme che scorrazzano sui social. Altrettanto ovviamente ne hanno parlato tantissimi giornalisti sui vari mezzi di comunicazione, e tutti hanno sottolineato l'errore. Già, ma quale errore? Quello cronologico. La scoperta dell'America risale al 1492, una delle poche date che tutti ricordano, mentre Galileo Galilei è nato nel 1564 (scrive Wikipedia), più di settant'anni dopo, tra l'altro quando Cristoforo Colombo era già morto da tempo.

Quello che mi ha colpito e che mi induce a scrivere questo post è che l'errore cronologico, per quanto grossolano, forse non è poi così grave, e rimproverarlo in questo modo ad un ministro che fa una dichiarazione probabilmente del tutto estemporanea e non preparata potrebbe anche essere giudicato eccessivo e impietoso. D'altra parte stiamo parlando del ministro della cultura che in questa veste così importante ha già fatto diverse uscite pubbliche altrettanto infelici, un ministro che con tre gaffes inanellate in breve tempo si è costruito un'immagine pubblica abbastanza screditata.

Ma il vero errore del ministro è stato un altro, e la cosa grave è che nessun giornalista che mi sia capitato di leggere o ascoltare in questi due giorni lo ha colto. Solo questa sera, poco prima di scrivere questo post e mettendomici un po' di punta, mi sono imbattuto in un articolo del giornalista Leonardo Botta del Fatto Quotidiano che coglie questo aspetto, anche se poi secondo me non lo sottolinea come dovrebbe. E allora lo faccio io.

Il vero errore storico madornale non è certo quello cronologico, è piuttosto quello di aver associato le teorie di Galileo Galilei alla sfericità della terra. Ma che diceva Galileo? Di cosa ha parlato nella sua vita? Qualcuno tra i giornalisti detrattori del ministro ne ha un'idea? E' solo il nostro ministro della cultura ad avere delle voragini nella conoscenza della storia moderna occidentale? Si sottolinea un errore di date, tutto sommato puramente nozionistico (ancorché molto grave), e si trascura la totale ignoranza dei contenuti tanto da confonderli con conoscenze di duemila anni prima.

Un'ignoranza trascurata forse perché in gran parte è condivisa.

NOTA: ho sentito un giornalista che per voler difendere il ministro diceva che forse voleva intendere che Colombo con la sua impresa "ha fatto quello che poi teorizzò Galileo Galilei". Una conferma di ciò che penso di questo episodio.


giovedì 13 giugno 2024

Credenza e Scienza

Una cosa è dire che nella Scienza ci sono delle credenze e che gli scienziati procedono per credenze. Cosa ben diversa è dire che la scienza è una credenza, o un'insieme di credenze. Quest'ultima cosa metterebbe automaticamente la scienza sullo stesso piano di qualunque altra credenza.

La Scienza è invece un processo di costruzione di conoscenze collettive condivise sulla natura che scaturisce dalla volontà di trovare i modi più disparati per verificare la coincidenza delle credenze con la realtà sensibile e dalla disponibilità a cancellare tutte quelle credenze che non funzionano a questo scopo. In quest'ottica tali credenze, trattate in questo modo, si chiamano ipotesi.

Alla base di questa costruzione della conoscenza c'è la credenza che esista una realtà oggettiva esterna e indipendente dal soggetto che la osserva. Ma anche questa potrebbe essere trattata come ipotesi. Il dubbio rimane il motore più efficace della conoscenza umana del mondo.

P.S.: la scelta di cosa vogliamo conoscere del mondo potrebbe dipendere dalle nostre credenze, e questo probabilmente ha influenzato e influenza la storia della Scienza.

domenica 9 giugno 2024

Individualismo e progresso

Ogni tanto mi pare di ravvisare un conflitto all'interno di certe discipline (ovviamente un conflitto tutto mio). Provo a descriverlo.

Economia: noto spesso con un certo fastidio che chi parla di economia quasi sempre finisce per parlare di pensioni, riscatti della pensione, fisco, tasse giuste o ingiuste, evasione, elusione, investimenti convenienti o sconvenienti, meccanismi finanziari più o meno complicati in cui districarsi, mutui a tasso fisso o a tasso variabile, cosa conviene fare e cosa non conviene fare. Tutto ciò allo scopo di curare i propri guadagni, accrescerli quanto più possibile. Argomenti certamente legittimi e tutto sommato pertinenti. Ma raccontata in questo modo è un'economia pensata solo per risolvere i propri problemi individuali, per perseguire la propria ricchezza personale. L'economia interessante secondo me è anche quella che si occupa della ricchezza della collettività, che riflette su come la società produce e consuma ricchezza. In questo senso è anche una disciplina determinante per capire la storia dell'umanità.

Tecnologia: anche in questo caso chi ti parla di tecnologia ti parla di quale smartphone acquistare e perché, quali sono i modelli migliori, quali le funzionalità, come si fa questo, come si fa quello, quali app scaricare, quali televisori comprare, quali tecnologie video o audio funzionano meglio, ecc. In pratica tutte cose che attengono ad una tecnologia pensata per le comodità dell'individuo. Anche questo è tutto legittimo. Ma è anche interessante secondo me parlare di tecnologia che cambia la società nel suo complesso, intrecciarla con le trasformazioni sociali profonde che induce. Magari gli oggetti di cui parlare finiscono spesso per essere gli stessi, ma il punto è in che modo se ne parla.

Scienza: in questo caso addirittura parlare di una scienza utile per l'individuo praticamente non ha senso. La conoscenza scientifica è per definizione un fatto collettivo, ed è difficile in questo caso distinguere l'utile collettivo dall'utile individuale, estrapolare dalla scienza un elemento di confort personale. I farmaci possono giocare forse questo ruolo, ma prima di tutto in questo caso si ricade nella tecnologia e poi si è visto con i vaccini cosa è successo, dal momento che in quel caso si trattava di una profilassi che aveva senso solo applicata collettivamente. Sarà forse per questo che si parla del pericolo di scivolare in un grave analfabetismo scientifico. La maggior parte di noi non trova evidentemente conforto personale nel ragionare sull'immagine del mondo naturale (tra l'altro sempre impegnativa e incerta per definizione) costruita dalla scienza.

E qui arrivo al punto che mi interessa. Economia per la società, tecnologia per la società, scienza così intesa, sono il principale motore del progresso. In una società fortemente individualista, che vede solo quanto di personalmente utile offrono certe discipline, che non le concepisce per uno scopo collettivo o addirittura (come nel caso della scienza) non le concepisce proprio, come è possibile parlare di progresso? Il progresso attiene alla collettività, non direttamente all'individuo, che se ne avvantaggia solo di riflesso.

Ad esempio in una situazione per certi aspetti difficile come la nostra è ragionevole e legittimo pensare di perseguire le proprie soddisfazioni personali emigrando all'estero, contando sulle proprie capacità, ma questo ci dispensa dalla responsabilità, come persone capaci, di costruire o ricostruire o semplicemente migliorare la società in cui siamo nati e che a molti di noi ha dato i mezzi per poter studiare e condurre una vita di cui forse non è giusto lamentarsi troppo. Soprattutto credo che il venir meno delle potenzialità di progresso di una società dipendano in maniera essenziale da questo modo di ragionare. Per quanto la libertà dell'individuo all'interno della società in cui vive è sacrosanta, un eccesso di individualismo, determinato da una sfiducia cronica nella società e nelle sue istituzioni, costituisce una minaccia a qualunque progresso.

Oggi è giorno di elezioni, vedo parecchie persone che non prendono neanche in considerazione l'idea di andare a votare, non fanno più neanche un minimo sforzo per provarci, non ne sentono l'utilità né il bisogno, sono del tutto disorientate di fronte ad una qualsiasi scelta politica. Parlano di protesta nel non andare a votare ma è una scusa per non pensare alla società di cui in qualche modo dovrebbero occuparsi, è già tanto se riescono a pensare ai cazzi propri. E purtroppo tanti sono giovani. E il progresso?