lunedì 20 settembre 2021

La paura impedisce il dibattito democratico?

L'episodio della petizione dei professori universitari contro il green pass mi fa un po' pensare. La motivazione di questa petizione ha un senso abbastanza chiaro e non mi pare si possa derubricare a scemenza. Ma le reazioni che ho letto sembrano andare perlopiù in questo senso.

Il governo con una serie di provvedimenti sta rendendo progressivamente obbligatorio il green pass in ambiti sempre più ampi della vita sociale, fino alle università e ai posti di lavoro, sia pubblici che privati. Il tutto senza una disposizione di legge appropriata e per questo mantenendo valido il principio generale della libertà di vaccino. La petizione solleva un dubbio abbastanza preciso. Questo comportamento del governo non determina un problema di conflitto di diritti nella società? Un problema di rispetto delle libertà fondamentali del cittadino? E' vero che il green pass lo si può ottenere anche con un semplice tampone per una validità di 48 ore, ma poiché quest'ultimo lo si vuole mantenere a pagamento per incentivare il maggior numero di persone alla vaccinazione (questo è effettivamente l'obiettivo finale di tutta l'operazione), il risultato è quello che alcuni cittadini per poter esercitare dei diritti fondamentali quali quello all'istruzione e al lavoro sono costretti a pagarsi settimanalmente due o tre tamponi. Tutta l'operazione dunque non solleva un problema di discriminazione tra i cittadini ai quali però nel contempo si vorrebbe continuare a garantire una piena libertà di scelta? Per quello che ho letto mi sembra che i firmatari indichino come soluzione l'obbligo vaccinale istituito come legge, ovvero come decreto del governo da convertire in legge in tempi brevi passando per un dibattito parlamentare. Per la verità non so se effettivamente questo sia scritto nella petizione, ma l'ho dedotto da interviste di alcuni firmatari più "in vista" nell'opinione pubblica, gli unici probabilmente intercettati dagli organi di stampa. Questo di passare per una legge dello stato è tra l'altro quanto previsto dalla Costituzione (Art. 32: " [...] Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. [...]"). E' chiaro che il passaggio ad una legge modifica sensibilmente la cosa. Un non vaccinato interrogato sul perché ha deciso di non farlo non ti può più rispondere "sono fatti miei", come legittimamente può fare adesso. Lo stesso vaccinato non subisce più una discriminazione sociale per aver fatto una scelta legittima, la sua posizione sarebbe semplicemente fuorilegge. A sua volta il governo si farebbe carico di tutti i controlli necessari per garantire il rispetto di quanto stabilito da una legge dello Stato.

Tutto ciò mi appare come un elemento legittimo del normale dibattito dell'opinione pubblica su temi piuttosto delicati che via via vanno intrecciandosi in questa lunga storia della pandemia. La cosa che mi fa pensare è l'aver constatato che l'episodio della petizione non si vuol far entrare legittimamente in questo dibattito, anzi, che proprio non si vuole un vero e proprio dibattito. Di fronte all'obiettivo principale di sconfiggere la pandemia non bisogna perdere tempo in dibattiti. La tendenza come dicevo prima sembra essere quella di voler derubricare la petizione a scemenza e farla rientrare nel calderone delle tante altre scemenze, perlopiù tirate fuori dagli ambienti no-vax (ma non solo, purtroppo), che si sono sentite in questo anno e mezzo. Con l'aggravante che quest'ultima proviene dagli ambienti accademici, i quali dovrebbero mostrare un maggior senso di responsabilità.

Perché questa tendenza generale ad ammazzare qualunque dibattito sulle decisioni che vengono prese per combattere la diffusione del virus? Una ragione mi pare evidente, anche se non analizzata, forse proprio perché troppo evidente. E' la paura. Una paura del tutto legittima, ma che prepara un terreno di refrattarietà alla discussione. Le strategie di azione per combattere la pandemia scavalcano qualunque altra possibile obiezione. Forse è esagerato ma a me pare qualche volta di intuire questa atmosfera, soprattutto in coincidenza con questo episodio della petizione.

E' interessante, sebbene forse abbastanza scontato, constatare come la diffusione nella società di un sentimento di paura verso una minaccia favorisca sempre decisioni poco dibattute, decisioni che per l'urgenza e la gravità della situazione devono essere prese e basta. Il dibattito democratico non è certo favorito da situazioni del genere.

NOTA: le decisioni in questo momento le sta prendendo il governo guidato da Mario Draghi. Sono esattamente decisioni ben poco discusse, anche all'interno di una maggioranza così eterogenea e critica, dove le divergenze interne non prometterebbero niente di buono. Forse non è un caso che Draghi anche quest'anno sia nella classifica dei primi 100 individui più influenti del pianeta.

 

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