domenica 7 febbraio 2021

La dimensione appropriata della divulgazione scientifica

Nel corso degli anni mi sono accorto che una buona parte della letteratura di divulgazione scientifica con cui sono venuto in contatto può essere suddivisa in due aree. E' una brutale approssimazione quella che sto facendo, perchè in realtà le sfumature fortunatamente sono molte, ma mi fa comodo per esprimere un'opinione maturata nel tempo. La prima area, quella probabilmente più di successo e di cui si sente parlare più spesso, si pone in genere come obiettivo quello di portare il lettore al bordo delle conoscenze scientifiche attuali, alle frontiere di quello che si sa. Si tratta di testi che hanno il grande fascino di addentrare il lettore nei "misteri dell'universo", ma purtroppo lì lo lasciano. Forniscono descrizioni pittoresche di quel poco e incerto che si conosce in quegli ambiti, ma inevitabilmente tali descrizioni risultano del tutto incomprensibili. Soprattutto tolgono al lettore qualunque possibilità di farci sopra dei ragionamenti personali e autonomi, cioè gli tolgono lo spirito della ricerca personale, proprio quella dimensione culturale della scienza che dovrebbe essere al centro degli scopi di un testo di divulgazione scientifica.

La seconda area è quella che, forse più modestamente, propone argomenti più consolidati, più tradizionali, anzi, quasi scontati (ammesso che la scienza abbia argomenti scontati, e secondo me non ne ha mai), e li discute in un ambito di tipo storico. Questo approccio ha due indiscutibili vantaggi: il primo è quello di esporre l'evoluzione storica di concetti scientifici, ovvero di raccontarli e ricostruirli così come si sono spontaneamente formati nella storia della cultura umana. Il secondo è quello di esporre argomenti che spesso sono ben noti al grande pubblico come notizia ma non come conoscenza. Essendo poi argomenti di una scienza consolidata è più probabile per il lettore avere gli strumenti per criticarla, analizzarla, ricostruirla (anche nelle sue linee di sviluppo storico), farci sopra riflessioni sue. Trovarci in poche parole un terreno di ricerca personale, che successivamente magari lo stimoli verso un percorso ragionato di nuove letture, scelte secondo le sue personali curiosità. E' anche una letteratura che riesce meglio a porre l'autore e il lettore in un piano di sostanziale parità, di dialogo. Evita che si stabilisca un rapporto intellettualmente antidemocratico, da superiore a inferiore, tra il grande scienziato che si sforza di introdurre il lettore nei concetti profondi della scienza e quest'ultimo che rimane al davanzale ad assistere affascinato ma impotente ad un esercizio incomprensibile di intelligenza. Molto antipatico.


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