domenica 24 marzo 2019

Il dominio dell'Arte e della Scienza

Ho sempre pensato che se c'erano una paio di cose per cui valeva la pena studiare e impiegare il proprio tempo e i propri sforzi quelle erano l'arte e la scienza. E' per questo che per anni, a più riprese, ho studiato e praticato la musica, pur non pensando mai seriamente di voler fare il musicista. E' sempre per questo che dopo qualche incertezza ho deciso di studiare Fisica all'Università, pur sapendo che sarebbe stato molto improbabile intraprenderne la professione specifica. Anzi, forse senza farmi troppo questa domanda. Sarebbe stato frustrante e alla fine intollerabile a quell'età studiare qualcosa "di più concreto", che poi significa semplicemente qualcosa che potesse preparare meglio al mondo del lavoro. La vera motivazione dello studio è il gusto di farlo, la ricerca personale. Un esercizio di pensiero disinteressato, senza fini se non quello di capire, che è anche la sua più grande gratificazione. Io questo l'ho provato.

Forse ho peccato di mancanza di concretezza, forse non ho mai veramente pensato di trasformare i miei studi più belli in una professione. Probabilmente la società stessa ti suggerisce che artisti e scienziati sono una razza a parte più che una normale categoria di lavoratori, come in realtà dovrebbe essere. Fatto sta che a tutt'oggi non rimpiango granché di non lavorare in questi ambiti, nonostante a tutt'oggi spesso i miei pensieri extra lavorativi siano rivolti in un modo o nell'altro proprio a loro, soprattutto attraverso la loro storia, così affascinante.

Magari è pure bello che mantengano questa loro "verginità", che rimangano le mie passioni disinteressate. Come diceva Einstein "dove il mondo cessa di essere ribalta per speranze e desideri personali, dove noi, come esseri liberi, lo osserviamo meravigliati, per indagarlo e contemplarlo, là entriamo nel dominio dell'arte e della scienza".

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