domenica 1 novembre 2015

Un punto di vista, non tutta la realtà

Mi ha sempre colpito leggere in contesti scientifici frasi del tipo: "in natura non è possibile che possa succedere questo, o quest'altro". Frasi del genere sono ragionevolissime e in genere anche del tutto giustificate. Il senso è sempre che un certo fatto in natura è impossibile che si verifichi in relazione a quanto ne sappiamo del suo funzionamento fino a questo momento. La precisazione può sembrare del tutto inutile, si tratta però di ribadire che una cosa è la natura e una cosa è l'immagine che ce ne siamo fatti.

E' vero che molte volte il grado di conoscenza raggiunto è talmente consolidato che sembra superfluo distinguere ciò che conosciamo da ciò che è. Qualche anno fa venne fuori la notizia che ci fosse un'evidenza sperimentale di neutrini superluminali. La gran parte della comunità scientifica reagì con un certo scetticismo e, sebbene la prova sperimentale è sempre l'ultima parola, era anche vero che una cosa del genere metteva praticamente in crisi tutto l'edificio della Relatività. Piuttosto improbabile, visto il secolo di successi sperimentali di questa teoria. Non che la meccanica di Newton non abbia subito lo stesso destino ma in quel caso il quadro sperimentale che la metteva in crisi era certamente più complesso, non una semplice misura in aperta contraddizione con la teoria.

Sta di fatto che nell'episodio specifico il gruppo di ricerca ha in seguito evidenziato degli errori nelle misure e la bolla si è sgonfiata. Certo, episodi del genere fanno sempre pensare un po' a questioni di epistemologia. Chi indaga la natura (sia in modo sperimentale che teorico) cosa si aspetta di trovare? Cosa non si aspetta? Cosa è pronto ad accettare immediatamente e cosa no? Quanto influisce questo atteggiamento "parziale" sull'avanzamento delle conoscenze? In relazione a questo ho sempre pensato un paio di cose abbastanza ovvie: prima di tutto che il procedere delle conscenze non è così lineare come magari tende ad essere raccontato a posteriori, e poi che spesso questo procedere è determinato da mille fatti contingenti di natura completamente diversa. Materiale interessante per gli storici.

L'ultima volta che ho letto una frase che tende a confondere la realtà con come la conosciamo è stato qualche giorno fa e riguardava il principio di conservazione dell'energia. Stranamente la frase nel momento in cui l'ho letta mi è suonata tanto più dissonante in quanto si riferiva ad una asserzione ad oggi veramente indiscutibile (o a cui sarebbe veramente difficile rinunciare), che è appunto la conservazione dell'energia: "L'ambizione di questo enunciato è enorme: esso si propone come una legge universale ed eterna, valida in ogni luogo, in ogni tempo, sempre e dovunque. Come una vera legge, questo principio ci dice cosa non deve e non potrà mai succedere". In relazione a quello che stava raccontando la frase era particolarmente efficacie ma a me è subito tornata in mente una bella frase di Stephen J. Gould, che tempo fa mi ero appuntato e che casca proprio a proposito: "L'impossibile generalmente è un frutto delle nostre teorie e non una realtà della natura". Credo che l'atteggiamento che sta dietro a quest'affermazione possa sempre risultare fecondo per uno scienziato.

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