giovedì 10 luglio 2014

Qualità anglosassoni

L'estate scorsa sono stato in vacanza a Londra. La sensazione generale che conservo come la più "esotica" (più della grande eterogeneità della sua popolazione, che pure è anch'esso un aspetto abbastanza impressionante) è sintetizzabile nella seguente semplice osservazione: la città di Londra, organismo immenso e complesso, funziona (almeno agli occhi di un turista) come un orologio. Ovviamente sono i londinesi a farla funzionare così, cioè si tratta di un aspetto squisitamente culturale ed evidentemente mi appare come esotico perché difficilmente riscontrabile in una città italiana (specialmente a Roma, dove vivo). Questo si traduce in una spiccata capacità dei londinesi (più esattamente di quelli con cui ho avuto a che fare, che erano ovviamente quasi tutti impiegati di servizi pubblici e di strutture turistiche della città) di sentirsi parte di un "meccanismo", di un "processo".

Questa settimana sono a Camberley per lavoro. Trattasi di una cittadina a poco più di mezz'ora di macchina da Londra. La sensazione è più o meno la stessa. Per arrivare da Heathrow ho scelto il trasporto pubblico, un po' complicato (quindi lungo) ma perfetto nel suo funzionamento. Liscio come l'olio. Da Heathrow a Hatton-Cross in metro, poi a Feltham in autobus, a Virginia Water in treno, infine a Camberley in pullman. Un percorso assistito da addetti presenti ovunque. La cittadina se possibile per certi versi è pure più impressionante di Londra. Tutti gli aspetti del suolo pubblico sono perfettamente sotto controllo, dalla segnaletica stradale all'arredo urbano, alla pulizia, alla mancanza totale di raccoglitori per immondizia che non siano semplici cestini. Niente di rotto, sporco, sbiadito o trascurato. Giardini compresi. Un'atmosfera irreale.

E' chiaro che dietro a tutto questo c'è un progetto. Che non lascia niente al caso. Il punto è proprio questo. Non è tanto il senso civico e il rispetto dell'ambiente pubblico (che pure ci sono) ma è soprattutto il senso dell'organizzazione. Questo è l'aspetto culturale più significativo e più esotico per noi. Direi che questo si ritrova anche nel lavoro. La pianificazione delle attività, la divisione dei compiti, l'assegnazione precisa delle responsabilità sono tra quelle cose in cui gli anglosassoni eccellono. E quelle che spesso noi italiani, cronici gestori di eccezioni e di imprevisti, tendiamo a chiamare "fuffa".

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