mercoledì 20 gennaio 2010

Sullo scudo fiscale

In una trasmissione televisiva un politico dell'opposizione critica il provvedimento chiamato scudo fiscale (*), uno dei punti di forza dell'ultima finanziaria, dicendo che in questo modo un semplice impiegato (lavoratore dipendente) paga al fisco il 38% della sua retribuzione mentre un ricco se la cava pagando solo il 5%. L'attuale governo in carica è di destra, dunque il politico che sta muovendo la critica mette l'accento sul carattere inegualitario del provvedimento.

Il politico di maggioranza risponde alla critica dicendo che se non si fosse fatto lo scudo fiscale quel ricco non avrebbe pagato al fisco neanche quel 5%. Questa osservazione che a prima vista può sembrare persino ragionevole è secondo me del tutto allucinante, non potrei considerarla altrimenti, in quanto mette molto tranquillamente in secondo piano il fatto che in tal modo quel cittadino ricco passa da una situazione di fuori-legge ad una situazione di cittadino in regola. Ed è qui che si definisce una questione di profonda ingiustizia sociale. Due cittadini puliti di fronte al fisco, ma quello ricco ha evaso per molto tempo e alla fine salda un conto con pochi spiccioli.

Questo scudo fiscale mostra un doppio aspetto: quello di un provvedimento tipicamente di destra, che non si cura molto del problema di mettere tutti i cittadini su un piano di egualianza, o almeno decide disinvoltamente di sacrificarlo o di subordinarlo alla soluzione di un problema di conti dello Stato, e quello di un provvedimento con uno specifico carattere di immoralità la cui gravità degrada pericolosamente la convivenza civile.

Nonostante questa sua evidente gravità nessuno dei due politici dialoganti coglie il secondo aspetto.

(*) Si tratta di una regolarizzazione di quelle attività finanziarie che vengono svolte all’estero che, così facendo, violano le vigenti norme tributarie e di controllo valutario. Il relativo emendamento presentato alla camera, prevede la possibilità di sanare tali situazioni attraverso il pagamento di un’imposta straordinaria pari al 5% del patrimonio posseduto all’estero. La definizione tecnica dello Scudo fiscale (che ho trovato in rete) è "un'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali, detenute fuori dal territorio dello Stato a condizione che le stesse vengano rimpatriate in Italia da paesi extra Ue, nonché regolarizzate, ovvero rimpatriate, purché in essere in paese dell'Unione europea"

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