martedì 5 gennaio 2010

Decrescita

Ho conosciuto Maurizio Pallante (come autore) molti anni fa leggendo il suo libro Le tecnologie di armonia (1994), in cui criticava i paradigmi tecnologici ed economici della nostra società, e invitava a ripensare il concetto di progresso tecnologico e di relazione produzione/consumo (nel senso di invertire il processo storico che ha portato le nostre società attuali "dalla produzione per il consumo al consumo per la produzione"). Lo scritto contrapponeva al "conoscere per dominare" (le "tecnologie di potenza") il "conoscere per armonizzare" (le "tecnologie di armonia"). Da ciò "può e deve trarre impulso uno slancio progettuale che abbia come obiettivo non più la crescita della produttività/produzione sulla base di una logica di potenza, bensì la riduzione dell'impatto ambientale dei cicli produttivi e, insieme, un ritrovato equilibrio tra il tempo di lavoro e il tempo disponibile per altre attività".

A distanza di una quindicina d'anni ritrovo molti di questi stessi concetti sintetizzati in un suo efficacie documento multimediale intitolato Discorso sulla decrescita - manifesto per una felice sobrietà dal quale cerco di estrarre in forma ulteriormente sintetizzata (dieci punti) i concetti essenziali.

1. L'indicatore che si utilizza per misurare la crescita, il prodotto interno lordo, si limita a calcolare il valore monetario delle merci, cioè dei prodotti e servizi scambiati con denaro.
2. Il concetto di bene e il concetto di merce non sono equivalenti. Non tutti i beni sono merci e non tutte le merci sono beni. I prodotti dell'orto familiare per autoconsumo sono beni. Ma non passano attraverso una intermediazione mercantile (non vengono comprate o vendute) per cui non sono merci. La maggior quantità di benzina consumata negli intasamenti automobilistici è una merce, e contribuisce all'aumento del prodotto interno lordo, ma non è un bene.
3. Il prodotto interno lordo misura il valore monetario delle merci e non prende in considerazione i beni.
4. La decrescita indica una diminuzione della produzione di merci. La decrescita può essere indotta da una crescita di beni autoprodotti in sostituzione di merci equivalenti.
5. La decrescita può diventare il fulcro di un nuovo paradigma culturale e un obiettivo politico se si realizza come una diminuzione della produzione di merci che non sono beni e un incremento della produzione di beni che non sono merci.
6. L'annullamento della distinzione tra il concetto di bene e il concetto di merce è il fondamento su cui si basa il paradigma culturale della crescita. Il passaggio preliminare da compiere per costruire il paradigma culturale della decrescita è ripristinare questa distinzione.
7. Nel paradigma culturale della decrescita l'indicatore della ricchezza non è il reddito monetario, cioè la quantità delle merci che si possono acquistare, ma la disponibilità dei beni necessari a soddisfare i bisogni esistenziali.
8. Un sistema economico fondato sulla crescita del prodotto interno lordo ha bisogno di sostituire progressivamente i beni (che non lo fanno crescere) con le merci (che lo fanno crescere), inducendo a credere che queste sostituzioni costituiscono miglioramenti della qualità della vita (progresso).
9. La crescita della produzione di merci consuma quantità crescenti di materie prime e di energia. La crescita del consumo di merci produce quantità crescenti di rifiuti. In un sistema economico fondato sulla crescita, la produzione è un'attività finalizzata a trasformare le risorse in rifiuti attraverso un passaggio intermedio, sempre più breve, allo stato di merci.
10. In un sistema economico e produttivo finalizzato alla decrescita, le innovazioni tecnologiche sono finalizzate alla riduzione del consumo di risorse e di energia, della produzione di rifiuti e dell'impatto ambientale per unità di bene prodotto. La decrescita non richiede meno tecnologia della crescita, ma uno sviluppo tecnologico diversamente orientato.

In conclusione per Maurizio Pallante:
La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi gli uomini dal ruolo di strumenti della crescita economica e ricollochi l'economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.

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